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Recessione in arrivo, ma Salvini è chez Latella e Di Maio ride (in nero)

di Giuseppe Turani |30 Novembre 2018 19:30

Recessione in arrivo, Salvini è chez Latella, Di Maio ride (in nero)

Recessione in arrivo, Salvini è chez Latella, Di Maio ride (in nero)

Guido Tabellini, ex rettore della Bocconi, che è probabilmente il miglior economista italiano, aveva collocato l’arrivo della recessione in primavera. Si è sbagliato: è già arrivata. Con un buon trimestre di anticipo, avverte Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business.

Va detto subito che fa un po’ senso vedere la olimpica indifferenza con la quale il Truce e il suo compare Ridens accolgono la notizia. Per avere una recessione ufficialmente conclamata servono due trimestri negativi consecutivi: il primo è già arrivato, il secondo arriverà. Mi sembra difficile assistere da qui a dicembre a una forte ripresa dell’economia italiana.

Il Truce era dalla Latella a snocciolare le sue solite storie: contrasto all’immigrazione e in pensione quando si vuole. L’altro, il Di Maio Ridens, era in giro anche lui a fare propaganda.

Forse non hanno ancora capito che la loro bellissima manovra, che lunedì arriva in Parlamento, a questo punto è buona per incartarci il pesce o i broccoli.

Per il 2019 ci stiamo avviando non verso una crescita dell’1,5 per cento (come dice il Governo), ma verso uno 0,4-0,5, con probabile ricaduta verso il basso. E con questi valori di crescita non una delle cifre scritte nella manovra conserva un senso.

A questo punto, non posso che ripetere un consiglio che ho già dato: buttate tutto nella spazzatura e telefonate in Banca d’Italia, che vi preparino una nuova manovra. Sono ragazzi bravi, competenti, veloci. In tre giorni la mettono insieme. E magari evitiamo di vedere arrivare l’elicottero della Troika. E ci risparmiamo Tsipras che da Atene sogghigna: “Ve l’avevo detto, zucconi”.

Ma i due testardi non faranno niente. Andranno avanti come dei treni con il macchinista ubriaco: quota 100, reddito e pensione di cittadinanza. E tutto il resto del campionario da venditori di tappeti.

Non cambieranno perché non hanno un piano B. L’unico piano che hanno è questo: distribuire soldi. Una maxi-operazione di voto di scambio.

Solo che ormai da distribuire c’è poco. Un po’ di crescita c’era (Renzi aveva anche culo…), ma se n’è andata.

E a dicembre scende in piazza il Nord. Quel Nord che ormai detesta i 5 stelle e che li manderebbe volentieri in esilio perpetuo. Un Nord che vuole tutto: Tav, terzo valico, Gronda e altro ancora. Un Nord che, se potesse, metterebbe agli arresti domani mattina Toninelli.

Ci sarà da divertirsi. Non ci sarà, purtroppo, il Pd, tutto preso in misteriose (e superflue) questioni interne.

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