
ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business, col titolo “Pas mal, Renzi e Marchionne”. Matteo Renzi e Sergio Marchionne sono tra i personaggi dell’Italia di oggi che hanno fatto cose molto importanti, hanno scardinato dogmi che sembravano eterni, hanno suscitato critiche e polemiche anche aspre.
Su Renzi bastano poche cose. Dopo le ultime elezioni abbiamo avuto un Parlamento diviso in tre pezzi e dove non era possibile combinare niente (vedi vicende di Bersani). Con Letta si è fatta una maggioranza criticata da molti della sinistra, ma che, bene male, ha funzionato.
Poi c’è stato il “colpo di Stato” di Renzi, che si è impadronito prima del Pd e poi del governo. Adesso, si sente dire, non governa davvero: fa solo grandi annunci. E’ vero. Quella di fare molti annunci è una sua tecnica, un po’ come un attore che voglia stare sempre sulle copertine delle riviste. D’altra parte la sua forza è soprattutto mediatica (che poi lo porta a avere la maggioranza nel partito).
Ma non è vero che fa solo annunci. Il Job Act l’ha fatto. A sinistra non piace, ma va detto che in un colpo solo ha rinnovato, e reso più libero, il mercato del lavoro. Le altre riforme avanzano lentamente. Proprio quando bisognerebbe farne 100 tutte insieme. Ma questo non dipende da Renzi (che le farebbe anche). Dipende da un Parlamento diviso e che sembra pensare quasi solo alle prossime elezioni. D’altra parte si tratta delle forze politiche che hanno bloccato Monti pochi mesi dopo il suo debutto e che hanno impedito a Letta di fare cose importanti. Il merito di Renzi (a parte qualche riforma) è quello di essere riuscito a tenere insieme un Governo che cerca di fare qualcosa nel mezzo della palude politica italiana (fra M5s, Lega, e Forza Italia c’è metà parlamento che riforme non le vuole o che vuole cose molto bizzarre).
Renzi, insomma, fa molti annunci, ma sono proprio questi che gli consentono di stare a capo del Governo. Fa poche riforme, ma gli altri che riforme fanno? Zero. Più che altro passano il tempo a contestare quelle di Renzi.
Per quanto riguarda Marchionne si può essere ancora più veloci. La Fiat era, se non fallita, quasi. E si stava entrando in una fase congiunturale pessima (la Grande Crisi). Lui ha avuto l’idea di farsi consegnare la Chrysler dagli americani e con questo, con una sola mossa, ha fatto della Fiat un gruppo davvero multinazionale e ne ha sistemato anche i conti. E oggi il gruppo Fiat è una delle poche grandi aziende che investe, che assume, e che cerca di farsi spazio nel mercato internazionale.
E questa realtà è stata capita dai lavoratori stessi della Fiat (che preferiscono Marchionne a Landini).