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Juventus-Roma, un Rocchi fragile fragile. Ma questo passa il convento…

di Emiliano Condò |6 Ottobre 2014 13:48

Juventus-Roma, un Rocchi fragile fragile. Ma questo passa il convento…

ROMA – Mi piange il cuore dover commentare le polemiche germogliate dopo Juventus-Roma, anziché celebrare la bellezza di due squadre indomite, coraggiose e su per giù alla medesima altezza, stratosferica per il resto della compagnia poco cantante in serie A. E invece, eccoci qua a litigare sui centimetri, come in quel famoso Juve-Roma macchiato dal gol annullato a Turone che costò alla Lupa un probabile scudetto. Erano i tempi di Viola e Boniperti, oggi, più modestamente, ci si arrabatta nel ricordo di quegli anni d’oro, sebbene la Zebra e la Lupa restino prodotti prelibatissimi per amatori del pallone, a petto del modestissimo livello tecnico del nostro campionato.

Mi spiace anche tirar in ballo l’arbitro Rocchi, fragile attore di una disfida che avrebbe meritato ben altro polso e personalità da parte dell’arbitro, ma questo passa il convento nostrano, a dispetto delle roboanti dichiarazioni del bombastico presidente dell’Aia, Marcello Nicchi. Alla faccia dei migliori fischietti dell’orbe terracqueo! Due dei tre rigori accordati da Rocchi alla Juventus dovevano essere trasformati in punizioni dal limite dell’area, come hanno mostrato le immagini in tv. Garcia, amarognolo, ha sarcasticamente commentato che a Torino le aree di rigore misurano 17 metri.

Io, pragmaticamente, osservo che se non bastano sei ufficiali di gara, strategicamente distribuiti attorno e dentro il rettangolo di gioco, ad accertare lo stato dei fatti, allora tanto vale rassegnarsi alla moviola a bordo campo – che esiste nel rugby e disinnesca il 90% delle polemiche possibili – e lasciare che sia questo giudice di supremo ed estremo grado a dirimere la materia del contendere. Gli arbitrio all’idea della moviola arricciano il naso, non rientra nella loro mentalità retrocedere e accettare che sia una macchina (e sarebbe lo steso se fosse una terza persona, intendiamoci) ad avere l’ultima parola. Ma se accettiamo il progresso tecnologico obbiamo regolarci di conseguenza. O tacere e accettare l’errore umano. Tertium non datur.
Ineccepibile il rigore fischiato a favore della Roma (plateale trattenuta di Lichtsteiner su Totti), molto discutibile la regolarità del gol di Bonucci (evidente la posizione di fuorigioco attivo di Vidal che copre la visuale al portiere della Roma). Il conto degli errori pende tutto a favore della squadra bianconera. La Juve può tuttavia mettere in conto un probabile rigore su Marchisio non fischiato sullo 0-0. La domanda si impone: al netto degli errori di Rocchi (male assistito dai colleghi di porta) come sarebbe finita la partita? Consentitemi di tornare su un mio vecchio e peraltro mai esaurito cavallo di battaglia.

Il regolamento, folle, assurdo, che tradisce lo spirito del gioco del calcio. A parte la posizione di Maicon in barriera, che senso ha punire con il fallo il suo tocco col braccio alzato a proteggersi il volto dal pallone sopraggiungente? Per di più accompagnando il gesto volgendo le spalle al tiratore, Pirlo (a proposito, meritava almeno un giallo)? Dov’è al volontarietà?

Le vecchie 17 regole con le quali il calcio ha convissuto felicemente per oltre un secolo, fino all’avvento della sciagura Blatter (che difatti si ricandida alla presidenza delle Fifa) dicevano che la volontarietà del fallo di mano si evinceva dal fatto che la mano o il braccio corressero verso il pallone. Viceversa se era la sfera di cuoio (allora) a raggiungerle, l’arbitro doveva ritenere il tocco involontario e non punibile. Perché non si torna all’antico? Perché si insiste nel sottoporre i poveri arbitri – sul punto sono in toto dalla loro parte – a codici e codicilli, obbligandoli a tener conto – in una frazione di secondo! – di tre/quattro circostanze concorrenti che si annullano a vicenda? Era chiara occasione da gol? L’intervento ha o no procurato un danno all’avversario? E via strologando.
Demenziale l’interpretazione del fuorigioco. Già è difficile valutare la posizione del giocatore nel momento in cui parte il pallone, il povero assistente deve anche considerare la traiettoria e decidere se il giocatore che all’avvio di azione si trovava in posizione di fuorigioco, successivamente entra o no nell’azione, svolgendo una funzione attiva. Ma badando che lungo la traiettoria il pallone non venga giocato da qualche altro atleta, ciò che riporterebbe l’azione a dover essere valutata daccapo. Purché però non si tratti di un calciatore della squadra che difende, in questo caso infatti il suo tocco sarebbe irrilevante.

Ricordate il gol della Sampdoria che ha deciso il recente derby di Genova? Gabbiadini calcia la punizione dall’estremità destra del campo di gioco e in quel momento un paio di giocatori della Sampdoria forse si trovano oltre la linea dei difensori genoani (questione di centimetri), ma l’assistente non alza la bandierina perché deve attendere gli sviluppi dell’azione, ossia osservare dove finisce il pallone. Il pallone frattanto viaggia verso il centro dell’area di rigore e viene sfiorato di tasta dal genoano De Maio che però non lo rimette in gioco e a quel punto è irrilevante se uno o più giocatori della squadra che attacca (la Sampdoria) si trovano o no oltre la linea dei difensori del Genoa.

Gol valido, dunque. Diverso sarebbe stato se la traiettoria avesse raggiunto uno dei giocatori blucerchiati partiti (forse) in posizione irregolare, senza tocchi intermedi da parte degli avversari. In quel caso il gol doveva essere annullato per fuorigioco. Voglio dirlo. Poveri assistenti!!!
Torno al calcio giocato. Juve e Roma hanno mostrato di essere di un altro pianeta e male farebbe la Roma a trarre nefasti auspici dalla sconfitta che proeitta la Juve sola in testa alla classifica. La Roma ha tenuto testa ai campioni d‘Italio giocando alla pari e in qualche frangente anche qualche riga sopra. Se Garcia (che non doveva farsi espellere) & C evitano di compiangersi e di imprecare al potere mediatico e politico della Juve (che esistono, eh…) riprenderanno facilmente la corsa e avranno tutto il tempo di recuperare lo svantaggio. Totti ha dichiarato che di riffa o di raffa gli arbitri danno una mano alla Juve. E’ oggettivamente una verità storica, ma non lo fanno perché sono venduti, lo fanno perché scontentare una Grande – e la Juve è grandissima – scatena campagne mediatiche che rischiano di costare la carriera. Moggi aveva, come dire?, istituzionalizzato la faccenda, imprigionando gli arbitri nella sua tagliola di grandemanovratore. La Juve di Agnelli e Marotta non è la Juve di Giraudo e Moggi, diciamo la verità. Ma in Italia (e non solo) i potenti godono sempre di qualche favore. Che dovrebbero dire Chievo e Cesena, Empoli e Atalanta?5

Il resto è noia, fatta salva l’impresa della Sampdoria che ha agguantato addirittura il terzo posto scatenando la gioia irrefrenabile del suo esuberante presidente. A Massimo Ferrero offro un consiglio, proprio a lui che si richiama a Paolo Mantovani e Riccardo Garrone e ci comporta al contrario di come avrebbero agito i due compianti patron blucerchiati. Si moderi, a passare per una macchietta quando i risultati non saranno così felici, ci impiegherà un attimo. I fucili sono già caricati a pallettoni e4 la attendono, caro Viperetta. Glielo dico per il bene suo e della sua amata Sampdoria. Mihajlovic ha modellato una squadra a sua immagine, tostissima in difesa (appena due gol subiti), non prodiga in attacco: sette reti segnate = 14 punti, 3 di Gabbiadini, due di Gastaldello, retrocesso a riserva del razzente Romagnoli che ha segnato un gol, una del panzer Okaka. I difensori avversari lo menano e gli arbitri gli fischiano punizioni contro. Non durerà, la Sampdoria al terzo posto, è ovvio ma sulla Lanterna blucerchiata oggi splende il sole della gloria.

Fiorentina e Napoli respirano a pieni polmoni, la Viola (prodezze di Babacar, Cuadrado e Tomovic) ha tritato la pallida e triste Inter di questi tempi che Mazzarri aveva provato a rianimare facendo il Mourinho. Non pervenuto, la squadra è vuota di energie mentali e molle di gambe. Avanti così, addio sogni di gloria. Il Napoli ha faticato a ribaltare la partita col Torino, risalendo alla lunga il gol in fuorigioco convalidato a Quagliarella. Brutta atmosfera sotto il Vesuvio, troppi sogni subito mortificati, ora il Napoli deve reinventarsi un obiettivo. Bbenitez sta lavorando per ricucire gli strappi, di scudetto non si parlerà più ma vista la concorrenza il terzo posto non è una chimera. Il Milan nell’anticipo aveva piegato il Chievo. Male Torres, benissimo Honda, goleador ritrovato. Peccato per El Shaarawy, al quale restano le briciole nel 4-3-3 imposto da Berlusconi e riadattato in corsa al 4-2-3-1 da Inzaghi. Il Milan ha evidenti difetti (difesa incerta, centrocampo povero di talento) ma anche chiare virtù e tre-quattro uomini che possono decidere le gare da soli. Anche la Lazio risale la china, il 3-2 sul Sassuolo ha ribadito pregi e difetti della squadra di Pioli, talmente ricca di talenti (e con un bomber sicuro, Djordjevic, già quattro gol) che le assicurano lunga e felice vita alle spalle delle due elette.

Il Genoa ha subito riscattato la sconfitta del derby andando a vincere sul campo di un Parma sempre più alla deriva e a rischio retrocessione. L’Empoli è deflagrata spazzando via il pallido Palermo di Iachini, più che mai a rischio esonero. Se ne perde un’altra, fa le valigie. L’Udinese ha mancato il ko e perso il terzo posto contro il Cesena che ha raccolto un punto prezioso in articulo mortis, grazie ad un calcio di rigore. l’Atalanta ha soli quattro punti in classifica e viene da quattro sconfitte di fila ma la ripresa giocata all’assalto a Marassi ha confermato che la squadra è validissima e appena le girerà bene farà filotto e rivedremo Colantuono dove merita si stare. A centroclassifica. Almeno.

E ora Nazionale sia.

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