Juventus sempre Conte, fuori il domino degli allenatori

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Antonio Conte: un pari per lo scudetto

Festa rimandata, nonostante la vittoria in extremis nel derby della Mole, maturata con un terribile uno-due formato Vidal e Marchisio. La Juventus rimanda di una settimana i festeggiamenti per lo scudetto, il secondo consecutivo dell’era Conte. Basterà un pari contro il Palermo per apporre il sigillo al titolo, se anche il Napoli battesse l’Inter i nove punti di vantaggio a tre giornate dal termine ne varrebbero dieci per via degli scontri diretti vhr vedono la Juve in vantaggio.

Superiorità assodata e assoluta della Vecchia Signora su tutte le rivali, il Napoli si è illuso per qualche tempo tempo di tenere il passo di Madama ma alla distanza è stato surclassato. Mazzarri medita se accettare l’offerta di De Laurentiis (tre milioni e mezzo netti a stagione fino al 2015) e intanto ascolta le sirene della Roma che punta diritta su di lui e congederà con tanti ringraziamenti Aurelio Andreazzoli, che pure sta pilotando la “Maggica” verso approdi europei. 4-0 al derelitto Siena, tripletta di Osvaldo che ha fatto pace col pubblico ma pare destinato a salutare. Piace alla Fiorentina. E anche al Napoli se come pare dovesse dire addio a Cavani.

Il domino degli allenatori riguarda anche Max Allegri che Berlusconi medita di sostituire con Clarence Seedorf, nel solco della tradizione che vuole gli ex milanisti sulla panchina rossonera (Allegri è appunto la classica eccezione che conferma la regola). Se non salva il terzo posto, che vale la Champions (seppure attraverso la via dei preliminari) il siluro del Cavaliere al conte Max è certo, nonostante Galliani stia cercando di fargli cambiare idea. Esercizio al limite dell’impossibile col Cavaliere. Nel caso di licenziamento anticipato di Allegri (il suo contratto scade nel 2014), il walzer degli allenatori nel triangolo Milano-.Napoli-Roma potrebbe effettivamente materializzarsi con Mazzarri nella Capitale, Seedorf a Milano e Allegri a Napoli. De Laurentiis lo ha già contattato per sondarne gli umori nel caso il divorzio dal Milan diventasse realtà e ne ha tratto auspici favorevoli.

L’Inter è andata incontro all’ennesima figuraccia, a Palermo la Beneamata ha incassato la sconfitta di misura (0-1) da un’avversaria in netta ripresa (11 punti in cinque partite sotto al gestione Sannino). Il gol partita lo ha segnato il solito Ilicic che sarà una testa matta ma col pallone tra i piedi sa quel che deve fare. Ennesimo infortunio tra le file interiste, stavolta è toccato al capitano, l’immarcescibile Xavier Zanetti per il quale si teme la rottura del tendine d’Achille del piede destro. Campionato terminato per lui, il suo nome va ad aggiungersi all’interminabile lista degli infortunati. Stramaccioni a fine gara si è sforzato di rianimare i suoi, abbacchiatissimi, ha promesso che la squadra sputerà sangue pur di non perdere il treno europeo (quello dell’Europa League, s’intende) ma la risalita si annuncia impervia. Inchiodata a 53 punti l’Inter è scesa al settimo posto, scavalcata anche dalla Roma, salita a quota 55, mentre la La Lazio (scialbo pareggio in bianco a Parma) si è avvicinata ad un solo punto di distanza. Moratti sembra incline a confermare Stramaccioni a prescindere dal risultato finale di questo infausto campionato, tuttavia il presidente ci ha abituato a colpi di testa improvvisi e brusche conversioni a U dell’umore, con conseguenti decisioni già prese ridotte e brandelli. Fatto sta che le eventuali alternative a Strama si sono ridotte drasticamente (vedi sopra, a proposito della triangolazione di allenatori fra Milan-Napoli e Roma) e che ancora non è chiaro se i quadri tecnici societari saranno rivoluzionati come vorrebbero i tifosi. E’ stato sondato l’attuale ds del Parma, Pietro Leonardi, ma non è detto cheil suo eventuale arrivo (Ghrardi vuole trattenerlo) comporti l’azzeramento del suo Branca-Ausilio. Eppure nel pollaio dell’Inter cantano fin troppi galli e non sarebbe saggio aumentarne ancora il numero.

La Fiorentina ha strapazzato la Sampdoria a Marassi (3-0, gol di Cuadrado, Ljiajc e Aquilani) e si è autorevolmente riproposta come antagonista del Milan per il terzo posto, in attesa del match in notturna del Diavolo contro il Catania. La Viola gioca il miglior calcio del campionato, nettamente più divertente e produttivo persino del gioco della Juventus che continua a marciare imperterrita verso lo scudetto ma ha smarrito qualche scampolo della propria superiore caratura tecnica. Vincenzo Montella, indimenticato ex centravanti blucerchiato degli anni NOvanta, è stato accolto come un Cesare trionfatore dalla Gallia ed è uscito tra le ovazioni del pubblico sampdoriano nonostante la sonora batosta rifilata alla sua ex squadra. Lode alla sportività dei tifosi doriani e lode a Montella che ha veramente portato qualcosa di nuovo nel nostro calcio. “Se vorremo fare l’ultimo salto decisivo e diventare grandi, si dovranno acquistare calciatori di prima grandezza”, ha saggiamente sintetizzato l’Aeroplanino negli spogliatoi del Ferraris. “SappiaMo quale è la nostra dimensione rispetto alle società che possono disporre di budget tripli rispetto al nostro”, ha rifinito il concetto. Ben detto. Troppi affabulatori in passato avevano menato per il naso il pubblico fiorentino, Montella appartiene alla categoria dei pragmatici, è un napoletano che condensa in sé tutte le virtù partenopee espungendone i difetti più gravi. Il miracolo Fiorentina si spiega certamente con gli acquisti azzeccati (Borja Valero, Cuadrado, Pizzarro, Aquilani) ma soprattutto con la solida mano dell’allenatore che ha plasmato la squadra a sua immagine e somiglianza.

In fondo al burrone sgomitano per risalire il Palermo vittorioso sull’Inter e il Genoa che grazie al gol di Borriello a Verona è tornato in corsa. Affonda invece il Siena, battuto senza remissione all’Olimpico dalla Roma tonitruante di Osvaldo, chaperonata dal solito immenso Totti. Il calendario segnala le difficoltà in agguato per la squadra di Sannino, attesa da avversarie fameliche (Juventus e Fiorentina in trasferta, Udinese e Parma in casa). Mentre il Genoa riceverà Pescare e Inter e farà visita a Torino e Bologna (già salvo grazie all’1-1 di Bergamo che mette al riparo al 99% anche l’Atalanta). Anche il Chievo nonostante il passo falso casalingo è quasi all’approdo-salvezza. Boccheggia invece il Torino, battuto nel derby e inchiodato a 36 punti, appena quattro in più di Genoa e Palermo. Domenica il Toro di Ventura farà visita al Milan e poi riceverà il Genoa in quello che si annuncia uno spareggio strappacuore. Non del tutto tranquilla la Sampodoia, che ha raccolto appena tre punti nelle ultime sette gare, segnando solo quattro gol. Deve fare un paio di punti, meglio tre ma già domenica è attesa ad Udine da una squadra che vola a mille e insegue l’Europa League. Non giocheranno per squalifica Gastaldello e Palombo, ossia l’architrave della difesa, peraltro ultimamente molto vulnerabile (13 gol in sette partite). La squadra di Delio Rossi non segna dal 3 marzo: 1-0 al Parma, l’ultimo dei nove gol di Icardi, desaparecido da quel pomeriggio, ossia da quando il suo trasferimento all’Inter è diventato realtà. Sarò una coincidenza?

 

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