Roma, Napoli e Juventus: fuga a tre. Sorpresa Verona, crisi Milan

di Renzo Parodi
Pubblicato il 7 Ottobre 2013 - 07:57 OLTRE 6 MESI FA
Giorgio Chiellini esulta dopo il gol del 3-1

Giorgio Chiellini esulta dopo il gol del 3-1 (foto Ansa)

ROMA – Signori, la Roma! La vittoria di San Siro è già una sentenza che la proietta in testa alla classifica. Tengono il passo soltanto Napoli e Juve. Facile il 4-0 della squadra di Benitez (senza Higuain e Albiol) sul Livorno. Contrastato il successo (3-2) dei bianconeri sul Milan, in vantaggio dopo appena 18” e in crescita di condizione e di gioco.

Conte ha azzeccato i cambi (Pogba e Giovinco) ed ha cavato una brutta castagna dal fuoco che già covava sotto la cenere. Non è ancora la Juve migliore, ma lo choc-Galatasaray sembra superato. Il Milan ancora gravemente menomato nell’organico ha giocato un’ora all’altezza dell’avversaria. Mexes (pugno in testa a Chiellini non visto da Rocchi) incorrerà in una pesante squalifica con la prova tv e comunque è stato poi espulso e pagherà dazio. Nervi sempre troppo tesi in casa rossonera. Contro l’Udinese rientrerà l’altro reprobo, Balotelli.

Il terzetto Roma-Napoli-Juventus prende dunque il volo e distacca le inseguitrici. L’Inter arranca a 14 punti, sette sotto la Roma e cinque sotto la coppia Juve e Napoli. Niente di irrimediabile, per il momento, ma il distacco è già una indicazione dei valori in campo. Il Verona che ha disintegrato (4-1) il Bologna a domicilio è quinto a quota 13. Bravo Mandorlini e brava la società che, da neopromossa, ha costruito un mecanismo che funziona, con Iturbe – ne risentiremo parlare – in bella vista. Afonda il Bologna e pour cause. Se perdi Gilardino, Gabbiadini e Taider non puoi iluderti di restere lo stesso.

Rudi Garcia non vuol sentir parlare di scudetto, ma la squadra che ha spadroneggiato a San Siro merita il pronostico. Viaggia a razzo (sette vittorie su sette partite), offre scampoli di gioco di altissimo livello, a 37 anni Totti è più che mai il suo araldo – mai visto Francesco in condizioni atletiche così smaglainti e i piedi, si sa, sono di velluto – e il collettivo funziona a meraviglia. Un solo gol al passivo (Biabiany a Parma) e venti segnati dicono molto ma non tutto sullo stato di grazia dei giallorossi. La condizione atletica è perfetta, il gioco sgorga fluido, i calciatori sanno esattamente come muoversi, a livello individuale e di reparto. E la squadra tutta ha acquisito una sicurezza che lascia intendere come il lavoro del nuovo allenatore sia stato messo a frutto al meglio. La Roma potrà alla lunga accusare qualche flessione ma nel suo dna ci sono i cromosomi della squadra che vuole vincere e sa come farlo.

L’Inter esce tramortita dal confronto diretto, ridimensionata in classifica, ma non rimpicciolita in assoluto come lo 0-3 lascerebbe intendere. Mazzarri ha ragione a lamentare che tutto sia girato storto ai colori nerazzurri, il fallo che ha convinto Tagliavento a fischiare il calcio di rigore (in verità l’imbeccata gliel’ha fornita l’arbitro di porta, Guida), era avvenuto fuori area, di poco ma fuori area. E il palo alto schiantato dalla bomba di Guarin, sullo 0-1, era il segnale che non sarebbe stata serata.

L’Inter ha disputato un buon primo tempo, talvolta ha costretto la Roma a difendersi e a reinunciare a replicare, ma sullo 0-2 la storia era già scritta, la ripresa è stata apprezzabile soltanto per il vigore e l’orgoglio con cui è stata giocata. Sono curioso di verificare se Mazzarri insisterà a schierare un’unica punta di ruolo, l’indomabile Palacio, o se dopo la sosta per gli impegni della Nazionale, affiancherà all’argentino il vecchio partner genoano Milito oppure l’ex sampdoriano Icardi. In quel caso si aprirebbe il rebus Alvarez, che potrebbe allargarsi e giocare in fascia sinistra nel centrocampo a cinque oppure (meno probabile) arretrare centralmente a sostegno delle due punte, con un centrocampo a quattro. Punto fermo mazzarriano la difesa a tre, nella quale Rolando ha degnamente sostituito l’assente Campagnaro.

Il Napoli non brilla, ma i quattro gol rifilati ad un Livorno meno sfacciato del solito dicono che la squadra di Benitez non soffre contraccolpi interni dalle disavventure in Europa. Buon segno. L’assenza di Higuain questa volta è stata assorbita senza traumi, Pandev segna con la regolarità di un metronomo e l’impianto di gioco è ormai ben collaudato. Roma-Napoli (o Napoli-Roma se ci sarà l’inversione di campo) alla ripresa del campionato promette di diventare una sorta di autodafè fra due delle pretendenti allo scudetto.

La terza, la Juventus, non trascorrerà un pomeriggio tranquillo a Firenze. E a proposito di Fiorentina, il punto strappato sul campo della Lazio serve poco alla classifica ma fa morale e conferma che nonostante un attacco falcidiato dalle assenze (Gomez, Rebic e Ilicic) con Pepito Rossi in campo, convalescente da un infortunio muscolare, Montella riesce sempre a mantenere la squadra in linea di galleggiamento. Nella Lazio, una bella sorpresa, il giovane attaccante Perea (già ammirato in coppa), schierato da Petkovic con Anderson a sostegno. Floccari, eroe a Trebisonda, ha visto l’erba soltanto nel finale. Peccato. Anche la Lazio lamenta assenze pesanti (Klose, Biava, Radu) e una certa sterilità offensiva. Entrambe le squadre erano visibilmente stanche per le fatiche di coppa, sono volati troppi calci che hanno costretto l’arbitro Orsato a mulinare cartellini gialli a profuzione. La sosta porterà via parecchi elementi chiamati dalle varie nazionali, permetterà tuttavia a Montella e Petkovic di riassestare i rispettivi meccanismi. E recuperare un po’ di infortunati.

Sampdoria e Torino hanno entrambe buone ragioni per rammaricarsi con se stesse e con l’arbitro Gervasoni, fiscale nel non concedere il gol del 2-0, a Pozzi, segnato allo scoccare del recupero allo scadere del primo tempo: E molto fiscale nel concedere al 93′ il rigore del 2-2 a Eder, poi trasformato dal brasiliano. La malattia blucerchiata (una sola vittoria negli ultimi 17 incontri) dà segni alterni di lentissima guarigione. Il 3-4-2-1 deciso di Delio Rossi ha prodotto perlomeno un maggior volume di fuoco, la Sampdoria ha tirato in porta più che nelle precedenti sei partite. Ma lo score (13 reti subite e 6 segnate) è largamente negativo e la squadra dovrà allungare il passo se vorrà togliersi dai bassifondi. Si lamenta Ventura per i due punti dilapidati, tuttavia il Toro ha regalato un tempo, il primo, all’avversario e solo il vistoso calo dei blucerchiati gli ha permesso il provvisorio sorpasso. Cerci a strappi, ma senpre temibile, Immobile per la prima volta in gol in campionato con la maglia granata.

In coda preziose vittorie dell’Udinese sul Cagliari, e dell’Atalanta a Verona contro il Chievo che ha perduto le ultime tre gare. Sannino vacilla. Sbiadito pareggio, pèropiziato da due svarioni di Antonini e Legrottaglie, tra Catania e Genoa (Gasperini comincia bene) e brillante impresa del Parma che in dieci uomini ha domato il Sassuolo, decisamente troppo fragile per affrontare i cimenti della serie A. Cassano ancora una volta sugli scudi, ha servito gli assist dei gol a Palladino e Rosi e si è incaricato di chiudere il match segnando il terzo gol dei Ducali.

La squadra di Di Francesco aveva agguantato l’1-1 su calcio di rigore concesso da De Marco su segnalazione dell’arbitro di porta (Nasca). Il regolamento gli ha imposto l’espulsione di Mirante (autore del fallo su Berardi) ed non sarà mai inutile ripetere all’infinito che troppe sono le incongruenze delle norme, dalla valutazione dei fuorigioco (annullato un gol al Parma forse regolare), alle pene afflittive ai portieri e soprattutto al mancato ricorso al tempo effettivo che farebbe giustizia delle infinite sceneggiate dei finti malati e toglierebbe dall’imbarazzo gli arbitri in molte altre spinose circostanze. A Genova Gervasoni ha deciso di far calciare la punizione a Palombo dopo aver perduto quasi mezzo minuto a sistemare la barriera del Torino.

Il direttore di gara ha bizzarramente avvertito: “Dopo il tiro, fischio la fine”. Caso ha voluto che sulla respinta del portiere Padelli, Pozzi ribattesse il pallone in rete. Gervasoni ha annullato il punto, anzi ha fischiato la fine del primo tempo conil pallone già dentro la rete del Torino. Una cosa mai vista? Ma si è messo nel sacco da solo. Se ci fosse stato il tempo effettivo, quel pasticcio non sarebbe accaduto. Una sirena come accade nel basket lo avrebbe salvato. Rocchi a Torino e Orsato a Roma hanno prolungato di una ventina di secondi il recupero. Dunque è a discrezione dell’arbitro valutare se durante il recupero si è perduto ulteriormente del tempo. A chi conviene allora lasciare ampia discrezionalità agli arbitri in materia, allargando la forbice dei potenziali errori di valutazione? Si attende risposta dai soloni dell’Ifab.

Ps. Una preghiera a Federcalcio e Lega. Si abbia il coraggio di abolire i minuti di silenzio in memoria delle vittime di sciagure, attentati, disgrazie. Finché gli stadi italiani saranno presidiati dalla feccia, meglio evitare. A Torino, Roma e Milano urla e cori beceri hanno profanato il silenzio e allora perché coprirsi di vergogna, una volta di più?