ROMA – Serie A, diciottesima giornata. Le vittorie in serie della Juventus – e fanno otto il Verona triturato con nonchalance – non fanno più notizia. Madama è definitivamente tornata e saranno cavoli dell’Inter e del Napoli, della Fiorentina e di chiunue proverà a sbarrarle la strada. Non mi azzardo a pronosticarla per il titolo – la mia favorita resta l’Inter – ma sono certo che darà del filo da torcere anche in campionato.
I destini della Champions non saranno ininfluenti ed è possibile che la Juventus profonda il meglio di sè in Europa se l’avventura andasse avanti. Ma insomma l’organico è tale da consentirle di impegnarsi a fondo su entrambi i fronti. La mentalità non è mai venuta meno, salvo nel disgraziato avvio di stagione quando tra molti giocatori era subentrato un mix di presupponenza e di rilassatezza, rapidamente riassorbite dalle frustate di Allegri.
A proposito di Inter e di Napoli. Hanno fatto il pieno a Empoli e in casa contro il Torino, la Beneamata conserva la testa della classifica, incalzata dappresso da Fiorentina e Napoli, con la Juve tre gradini sotto, ma è la solita Inter, quadrata, inespugnabile (ancora una partita vergine di gol al passivo) ma sparagnina e lucrativa. Un gol di Icardi – una delle poche palle indirizzate in porta – le regala i tre punti, nel mezzo di un match che l’Empoli di Giampaolo ha giocato con la consueta euclidea padronanza, se soltanto avesse un bomber conclamato – l’antico Maccarone fa fin troppo eh – l’Empoli sarebbe mel mazzo delle Grandi. Persino Mancini lodando i suoi ha rimarcato che la squadra lui la vuole più bella. Non mi aspetto rilevanti progressi estetici ma con i campi pesanti i tank nerazzurri faranno valere centimetri e chilogrammi.
Il Napoli ha piegato un tenace e brillante Torino con due perle di Insigne ed Hamsik. La macchina da gioco di Sarri continua a macinare risultati e a questo punto è difficile prevedere una flessione. Il mercato di gennaio – De Laurentiis ha promesso un vip – dirrà se il Ciuccio potrà davvero aspirare a scalzare l’Inter dal primato in classifica. Già così comunque la sqaudra ha guadagnato il credito per restare lassù con le Stelle.
Il resto della giornata segnala l’ennesimo sprofondo rosso del Milan, infilzato in punta di fioretto dal sempre più convincente Bologna e la csconfitta patita a san Siro dal povero Diavolo non è altro che un contrappasso, nonché un omaggio ad un tecnico, Roberto Donadoni, che avrebbe le carte in regola per guidare una Grande, anche il Milan perché no? Soltanto l’incomprensibile ostracismo decretato nei suoi confronti da Silvio Berlusconi glielo ha impedito. Sinisa Mihajlovic è ai titoli di coda. Aveva promesso il salto di qualità nelle tre partite a cavallo dei due gironi, in casa contro Bologna e Fiorentina in trasferta nella Roma giallorossa. Negativo.
Il Milan viene risucchiato nuovamente nella terra di nessuno e non c’è dubbio che l’avventura rossonera di Mihajlovic sia comunque segnata. Saranno decisive le gare contro la Roma in campionato e il Carpi in coppa Italia. La pazienza di Berlusconi è arrivata al limite di guardia.
Zoppica anche la Roma, in doppio vantaggio sul campo del Chievo Verona, poi di nuovo avanti per finire rimontata tre volte. Il pirotecnico 3-3 finale svela le lacune della squadra, peraltro scesa in campo pensatemente falcidiata dalle assenze per squalifica e infortunio. Fatto sta che la Lupa ha sprecato l’ennesima occasione per tornare sul carro dei Grandi e ora il destino di Garcia assomiglia a quello di Mihajlovic. La lettera di licenziamento è già stata scritta, resta da scoprire quando sarà recapitata all’interessato.
Nel derby di Genova, bellissimo e appassionante, la Sampdoria ha sfiorato la vittoria di goleada, salvo terminare aggrappata al 3-2, minacciato dalla reazione disperata del Genoa. Antonio Cassano è salito in cattedra come ai vecchi tempi, la squadra di Montella ha trovato il condottiero che le mancava. Con i piedi che si ritrova e un fisico nuovamente asciutto e tonico, Antonio ha dmostrato di essere ancora fra i migliori ispiratori di calcio in circolazione. Un Grande Vecchio del pallone che ancora non ha intenzione di cedere le armi. Il Genoa (quinta sconfitta consecutiva in campionato) precipita in caduta libera, pericolosamente ai margini della zona-B.
Il pubblico inferocito reclama le teste di Preziosi e Gasperini ma è difficile immaginare l’harakiri del presidente e il conseguente siluramento del tecnico, fino a pochi mesi idolatrato dalla folla, in quanto capace di portare il Genoa in Europa. Salvo dover rinunciare per mancanza della licenza Uefa. Sic transit eccetera eccetera.
Risale l’Udinese a spese dell’Atalanta (terza sconfitta filata), con il centravanti Perica sugli scudi. Tiene botta il Chievo, scende bruscamente di quota il Palermo bruciato in casa dalla razzente Fiorentina di Paulo Sousa, ormai consacrata a grande in servizio permanente effettivo e capolista per qualche ora in attesa dei match di Inter e Napoli. Doppietta dell’ex Ilicic e singola di un altro ex illustre, Gilardino. Ma era evidente lo sbilanciamento di valori a favore dei toscani. I siciliani dovranno lottare con le unghie e con i denti per salvarsi.
Intanto si scivola nel grottesco. Infuriato per l’ennesima debacle, il presidente Zamparini liquida Ballardini, richiama Iachini che aveva licenziato il 10 novembre dopo la vittoria (!) sul Chievo (14 punti in 12 gare), litiga con lui per le mosse sul mercato e per ripicca – suppongo – rimette in sella Ballardini. Attesi sviluppi ad horas. La farsa promette altre gustose puntate.
In coda punti d’oro per il Carpi in trasferta sulla Lazio e del Frosinone a casa del Sassuolo. Ciociari due volte in vantaggio e due volte rimontati dalla squadra di Di Francesco. Campionato palpitante in testa, e strappacuore in coda. Che cosa volete di più?