Calcio. Roma bella, Inter sfacciata: pari. Mercoledì per Coppa Italia si replica

La solita Roma, bella e impossibile. Arrembante, sfacciata e a tratti straripante quando i suoi hanno il pallone tra i piedi. Vulnerabile e scombinata sulla linea di difesa (e pure nel portiere, l’incerto Goicoechea), nelle occasioni in cui la Inter – pure lei sfacciata, ma il giusto – avanzava palla al piede, affondando in area di rigore.

Risultato, una partita appassionante, terminata giustamente in parità: 1-1, gol di Totti su rigore e di Palacio. Molte le occasioni da gol, sull’uno e sull’altro fronte. Plateali gli errori di mira, dettati dalla velocità di esecuzione. E nel conto vanno anche alcune prodigiose parate di Handanovic.

Roma e Inter sono due realtà consolidate, afflitte da alcuni evidenti difetti strutturali (ad esempio la tendenza comune ad allungarsi) ma indirizzate su strade tecnico-tattiche ben definite. In altre parole Zeman e Stramaccioni stanno costruendo progetti calcistici plausibili. Se le rispettive dirigenze avranno pazienza, la cifra generale delle due squadre non potrà che migliorare nel tempo. La qualità tecnica media è già molto elevata e quando i piedi sono educati il più è fatto.

Fulvio Bernardini, romano de Roma che consumò una lunga carriera alla Inter (anzi alla Ambrosiana), da esperto allenatore filosofeggiava: “Il calcio è un gioco difficile perché si adoperano i piedi…”. Appunto. Il ritardo in classifica della Roma, settima a un punto dal Milan, non autorizza speranze di Champions. Inter, quarta con 39 punti (quatto sotto Lazio e Napoli), resta viceversa in piena corsa.

Capita quasi sempre di godersi lo spettacolo in campo, quando è di scena la squadra di Zeman, inguaribile esteta che sacrifica allo spettacolo – e alle sue convinzioni tattiche – persino il risultato, idolo adorato dai suoi colleghi di panchina. Schierata col classico (per Zeman) 4-3-3, la Roma ha ripetuto il noto copione, sturm und drang. Inter ha accettato la sfida a tuttocampo, ha subìto per 20-25 minuti le iniziative della Roma, piano piano ha guadagnato campo e dopo il rigore (dubbio) trasformato da Totti, ha spinto decisa.

Il giovanissimo Livaja, preferito a Rocchi, ha colto un palo con una strepitosa giocata. Inter ha meritato il pareggio, siglato da Palacio, su assist di Guarin, lo straripante uomo ovunque, il vero alfiere della Inter di Stramaccioni, schierata col 3-4-1-2. Le assenze che hanno afflitto in particolare la squadra nerazzurra (Milito, Cassano, Samuel, Coutinho, Alvarez, Pjanic), non hanno inciso sul tono generale della gara, anzi. La Inter ha mostrato personalità e coraggio, evitando di lasciarsi schiacciare dall’avversario (salvo in avvio di partita). E alla lunga ha preso in mano la gara, sfruttando una condizione fisica mediamente superiore a quella della Roma. E’ una notizia.

Due squadre incapaci di fare calcoli hanno tentato fino all’ultimo di superarsi e questo è un gran bel segnale. Per la Inter in particolare il pari all’Olimpico è un bel viatico che si associa alla notizia, certa, dell’addio di Snejider. Dopo un rapido brunch domenicale a Milano col presidente Moratti, il genietto olandese ha compreso che era inutile insistere nel braccio di ferro e ha accettato il (sontuoso) trasferimento al Galatasary.

Tre anni di contratto per lui, 5 milioni di ingaggio a stagione, più bonus. I sette milioni e mezzo incassati dall’Inter saranno immediatamente riversati sul mercato. Quintero, il primo acquisto.

Molte, troppe spigolosità fra i giocatori hanno costretto l’arbitro Orsato a mulinare cartellini gialli in quantità. Gli scontri erano frutto più della vis agonistica che di cattiveria scientifica. Mercoledì la rivincita tra le due squadre, impegnate a Roma nella andata della semifinale di Coppa Italia. Juventus e Lazio se la vedranno martedì a Torino. Stuzzicante.

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