Serie A. Toro meglio ma la Sampdoria fa pari

Lo 0-0 fra Torino e Sampdoria è figlio della classifica, tre punti dividevano le due squadre (a vantaggio dei granata), entrambe partite con l’handicap di un punto di penalizzazione.

Classifica corta in coda, dai 28 punti del Chievo ai 14 del Siena sgomitano otto squadre e la vittoria esterna del Cagliari sulla Roma ha complicato la vita a tutto i resto della compagnia.

La squadra di Ventura ha attaccato più a lungo, sbattendo la testa sul muro mobile alzato da Delio Rossi. La Sampdoria si è difesa con ordine ma praticamente non è mai stata in grado di replicare in attacco. Isolato in avanti il baby bomber Icardi (sei gol nel 2013, fino al match col Toro nessuno aveva fatto meglio di lui).

Buon per Rossi che Edoardo Garrone abbia respinto gli assalti a Icardi (il Napoli aveva offerto dieci milioni cash più altri due di bonus) e a Poli (tre milioni e mezzo dalla Juventus, più la comproprietà di due giovani). Gli affari sarebbero maturati a giugno ma è chiaro che la Sampdoria dovrà ricorrere a tutte le migliori energie, fisiche e mentali, per tenersi fuori dal tritacarne. Rossi al termine del match di Torino si è detto molto soddisfatto della dedizione con cui i giocatori lo seguono. Evidentemente intravvede nella squadra ampi margini di miglioramento.

In sei partite il tecnico romagnolo ha raccolto 8 punti, in prospettiva se manterrà questo passo farà meglio del suo predecessore, Ciro Ferrara, che ne aveva fatti 18 in 15 gare. Quel che più conta è che la Sampdoria è una squadra quadrata, che sa quello che vuole e conosce il modo di arrivarci. Magari in maniera speculativa come a Torino in una partita oggettivamente brutta, in cui il risultato faceva premio su tutto il resto.

La difesa a tre si trasforma agilmente in una linea a cinque, con l’arretramento degli esterni, Estigarribia, che ha morso le partite del temibile Cerci e di De Silvestri, delegato a intralciare le discese di Santana. Il centrocampo, senza Obiang squalificato, si è dedicato all’umile lavoro di rottura. Sono mancati gli inserimenti dei centrocampisti (Poli, bravissimo, ha fatto il boia e l’impiccato) e l’attacco è rimasto praticamente senza munizioni. A Marassi la squadra mostra tutt’altro piglio, domenica prossima la Sampdoria riceverà la Roma, terremotata dal dopo-Zeman. Esame probante per tutte e due.

Il Torino di Ventura è un orologio di buona marca, è in serie positiva da sette partite (la migliore della A), nelle quali ha raccolto 13 punti, meglio della Juventus che ne ha fatti 11 (ma in sei gare, deve giocare col Chievo). Il Toro macina un calcio atipico, un 4-2-4 che proietta gli esterni sulla linea degli attaccanti, due punte agili (Meggiorini e Barreto) preferite al centravanti boa Rolando Bianchi, che ha il contratto in scadenza e a giugno saluterà la maglia granata.

Cairo si è già premunito acquistando dal Pescara il brasiliano Jonathas, uno spilungone tutto da testare al fuoco della serie A. Lui e Bianchi sembrano essere destinati a fare molta panchina. Ventura è un comandante esperto e abile e la salvezza non dovrebbe essere un problema se la squadra – tecnicamente modesta (salvo Cerci e un paio di altri) ma ben organizzata – riuscirà a non smarrire il celebre cuore-Toro.

Gestione cookie