ROMA – E se io fossi un elettore di centrosinistra che domenica scorsa non ha votato alle primarie e avessi voglia, ora, di dire la mia al ballottaggio? Potrei farlo? In teoria sì, anzi forse, ma in pratica no. In pratica quei circa 10 milioni di elettori “storici” del centrosinistra che al primo turno non hanno votato e non si sono registrati sono ora tagliati fuori dalla consultazione. Sono elettori di centrosinistra che hanno perso il diritto di esprimere la propria opinione sulla sfida Bersani/Renzi.
Al netto delle polemiche tra chi vuole un ballottaggio aperto a tutti anche perché per lui conveniente in termini di voti, il sindaco di Firenze, e chi invece lo vuole chiuso perché più votanti aumenterebbero il rischio di una sconfitta, il segretario del Pd, la realtà è che le regole, così come sono, stabiliscono che la stragrande maggioranza degli elettori di centrosinistra, non registrandosi entro domenica scorsa, ha perso il diritto di interessarsi alla corsa a candidato premier del proprio partito di riferimento. A meno che non sia in possesso di una giustificazione scritta che sarà valutata da un’apposita commissione.
“Saranno ammessi al voto del ballottaggio gli elettori che hanno votato al primo turno e anche tutti coloro che avevano già effettuato la registrazione entro le ore 20 di domenica scorsa e che non hanno però esercitato il diritto di voto”, spiega in un intervista al Corriere della Sera Nico Stumpo, coordinatore nazionale di queste primarie e responsabile organizzazione del Pd. Chiaro. Ma facciamo due conti: in attesta dei dati definitivi, per cui lo stesso Stumpo ammette che ci vuole tempo, si può dire che si sono registrati entro domenica scorsa circa 3 milioni e mezzo di persone, presumibilmente in gran parte elettori abituali del centrosinistra.
Alle politiche, almeno le ultime ma andando indietro nel tempo i dati non sono dissimili, i voti raccolti da Pd e soci sono stati all’incirca 13 milioni. Di conseguenza di quei 13 milioni di quelli che possono essere considerati elettori abituali del centrosinistra, circa 10 non possono dire la loro, avendo perso il diritto a farlo domenica scorsa. I numeri, per carità, sono molto arrotondati, ma in questo conto non serve essere precisi al millimetro tanto è ampio lo scarto.
Se l’esclusione di milioni di potenziali elettori è una scelta senz’altro discutibile, anche perché risultato del tentativo di sbarrare la strada ad ipotetici disturbatori del centrodestra che, organizzati, avrebbero falsato i risultati delle primarie, per gli elettori del centrosinistra oltre al danno c’è la classica beffa: la delibera numero 21 del regolamento delle primarie. Questo consultazioni sono, in teoria, aperte anche a chi non si è registrato in tempo, ma molto in teoria, a condizione che si porti una giustificazione documentata che sarà valutata dal comitato elettorale.
Spiega Stumpo, apparentemente senza imbarazzo: “La delibera dice che possono tuttavia partecipare al voto pure coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà, nell’impossibilità di registrarsi entro domenica scorsa. In ogni capoluogo di Provincia, nei giorni di giovedì 29 e venerdì 30, sarà aperto un apposito ufficio elettorale dove i ritardatari dovranno spiegare, documentandola, la causa della loro mancata registrazione. Il collegio della commissione elettorale si pronuncerà poi in base all’attendibilità della motivazione”.
In pratica, io storico elettore del centrosinistra non mi sono registrato però non l’ho fatto non per ignavia, che condannerebbe la mia opinione all’oblio, ma perché impossibilitato. Ad esempio perché ero in coma. Non sembrano esserci infatti, stando al regolamento e alle parole degli organizzatori, altre possibilità. La giustificazione va portata e poi valutata. “Se arriva uno e sostiene di essere stato a New York, e già gli si potrebbe dire che però a New York i computer ci sono e lui avrebbe potuto registrarsi online… comunque se arriva uno e dice, scusatemi, ma ero a New York, ecco, questo signore deve fornirci almeno i biglietti dell’aereo” spiega Stumpo.
Ricapitolando, non mi sono registrato perché ero a New York e, orrore degli orrori, non ho pensato a registrarmi tramite il wi-fi dell’hotel perso come un turista qualsiasi tra la Quinta e il gospel. Fa niente, giovedì o venerdì, in orario lavorativo s’intende, posso comodamente recarmi nell’ufficio preposto, se non abito in un capoluogo probabilmente lontano da me, portando i miei biglietti aerei. Consegno il tutto e forse, se il comitato elettorale sarà magnanimo, potrò dire la mia al ballottaggio. Altrimenti se la mia giustificazione sarà bocciata avrò fatto un viaggio inutile. Fino all’ufficio ovviamente, non a New York. Stando alle regole quindi chi al primo turno non ha votato, non potrà farlo nemmeno al secondo.
Matteo Renzi chiede che si cambi, lo chiede per interesse elettorale, porte aperte significano per lui maggiori possibilità di vittoria, ma quello che chiede è una cosa sostanzialmente giusta. “Spero che prevalga il buon senso e si consenta di preregistrarsi fino a domenica, non sono numeri decisivi ma strumenti per favorire la partecipazione”. Ma dal Pd e dai bersaniani, contrari ad un’apertura maggiore per motivi speculari, spazio al dialogo non arriva.
Matteo Orfini è chiaro: “Renzi piagnucola su regole e dati, farebbe meglio a parlare di politica. Perché le regole ci sono già. Se in venti giorni non ti sei registrato devi spiegare perché non ci sei andato, devi portare una carta, una giustificazione formale”. Il presidente dei garanti, Luigi Berlinguer, in un primo momento dichiara che il Pd “non chiederà il certificato medico…”, ma poi precisa: “La causa della mancata registrazione” al primo turno “dovrà essere valutata” dagli uffici elettorali provinciali per consentire la registrazione e il voto al ballottaggio, “l’aspirante elettore andrà all’ufficio e il collegio della commissione elettorale si pronuncerà sulla base dell’attendibilità della motivazione”.
E’ fortunato il centrosinistra che la situazione primarie nel Pdl sia incredibilmente più confusa, addirittura grottesca. Fortunato che nella bella e lucida “mela” delle primarie non si veda il “baco” che c’è dentro: il voto che viene negato a dieci milioni di potenziali partecipanti al ballottaggio, dieci milioni di elettori del centro sinistra. Ammesso e non concesso che un ex elettore di altro schieramento, pur sempre cittadino italiano, meritasse di essere fermato alla frontiera delle primarie, ammesso e non concesso questo il blocco scatta per uomini e donne del centro sinistra che le regole degli organizzatori giudicano…Pigri e quindi meritevoli di punizione? Ritardatari e quindi a sovranità limitata? O inaffidabili se interessati solo a scegliere e decidere tra Bersani e Renzi? La terza è quella buona e la peggiore è la presa per i fondelli, perfino offensiva della “giustificazione” da presentare all’ufficio che non si sa dove sta.
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