Bambin Gesù: soldi dei bambini andati. Non a Bertone? A chi?

Il cardinale Tarcisio Bertone
Il cardinale Tarcisio Bertone

CITTA’ DEL VATICANO – La domanda a questo punto è: che fine hanno fatto i soldi del Bambin Gesù? Si parla, chiaramente, del Bambin Gesù ospedale pediatrico e della vicenda, sempre meno chiara, dell’ appartamento vaticano dove vive il cardinal Tarcisio Bertone e del pagamento dei lavori di ristrutturazione di questo. Pagamento che, carte attualmente alla mano di inquirenti e cronisti, è stato effettuato sia dalla Fondazione Bambin Gesù che dal cardinale stesso. Quindi i soli dei bambini sono andati, a casa Bertone oppure a chi?

L’ospedale pediatrico, è assodato anche se non ne è ancora chiaro il motivo, ha pagato oltre 400mila euro: 422.005 per la precisione. Soldi che, almeno apparentemente, sarebbe stato più opportuno usare per il nosocomio e per i suoi ospiti. La ragione di spesa addotta dai dirigenti del Bambin Gesù è che l’appartamento ristrutturato sarebbe servito come sede istituzionale, insomma i 400 mila ero erano un investimento che avrebbe fruttato. Tesi ardita con tutte le sedi a disposizione del Bambin Gesù, comunque questa è.

Il porporato poi ha pagato altri 350mila euro circa. Totale quasi 800mila euro pagati alla ditta Castelli Re, titolare dei lavori che hanno riguardato sia il doppio appartamento dell’ex segretario di Stato Vaticano sia alcune parti comuni del palazzo che lo ospita. Se i soldi destinati ai bambini dell’ospedale fiore all’occhiello della pediatria siano serviti per la prima o la seconda cosa al momento non è dato saperlo. Come non è dato sapere se siano stati usati per altro ancora e solo nominalmente per quei lavori. L’unica cosa certa è che dalle casse dell’ospedale sono usciti oltre 400mila euro. Se non sono andati a Bertone e al suo appartamento, sarebbe interessante sapere a chi.

Perché i conti non tornano: la ditta, poi fallita, fece preventivo di spesa di 3/400mila euro promettendo che poi li avrebbe restituiti all’ospedale come donazione (il che ovviamente non è stato). Se Fondazione paga 400 e Bertone (cioè Governatorato vaticano) paga 350 mila, siamo ben oltre la cifra richiesta e , pare, fatturata.

Andrea Tornielli su La Stampa traccia una ricostruzione delle spese sostenute per quello che è ormai il famigerato appartamento di Bertone, finito sui libri d’inchiesta e persino nelle critiche del Pontefice, oltre che nelle carte della magistratura e della stampa.

“La parte più consistente dei lavori – scrive Tornielli – (per un importo di 422 mila euro) è stata pagata con sette fatture dalla Fondazione dell’ospedale pediatrico, a fronte del documentato avanzamento dei lavori. Ma esistono altre fatture, per un importo complessivo di oltre 300 mila euro, che l’impresa Castelli Re di Gianantonio Bandera ha presentato al Governatorato vaticano, il quale si è poi rivalso sul cardinale Bertone, chiedendogli di pagare di tasca sua. Cosa che il porporato ha fatto”.

Entrando nel dettaglio dei due pagamenti, l’ospedale pediatrico ha sostenuto le spese riguardanti una parte dei lavori, la più consistente, e in particolare quella riguardante l’unificazione dei due appartamenti al terzo piano del Palazzo San Carlo. Appartamenti che dopo l’accorpamento sono divenuti la nuova residenza di Bertone per un totale di 296 metri quadrati. Questi lavori, che hanno coperto dalle opere murarie sino all’arredamento interno, cioè praticamente sino alla consegna ‘chiavi in mano’ della residenza fatta e finita, “sono stati seguiti passo dopo passo e i loro costi interamente sostenuti dalla Fondazione Bambin Gesù, con sette fatture emesse e pagate tra il dal 3 dicembre 2013 e il 28 maggio 2014, per un totale di 422.005 euro, con un aumento del prezzo preventivato pari a 112.005 euro”.

Ma, se 422mila euro di lavori di ristrutturazione vi sembrano pochi, la ditta romana ha poi presentato, nelle settimane seguenti, altre fatture per 350mila euro. Pagate prima con un ‘anticipo’ dal governatorato e poi saldate da Bertone. Quattro fatture per un totale di 337.048 euro. Circa 30mila euro più di quanto stimato dall’impresa nel preventivo che fissava i costi a 307.676 euro, cifra che il cardinale si era, a quanto risulta dalla carte vaticane, impegnato a saldare in anticipo. Totale cui vanno poi aggiunte le spese per le maestranze e i materiali messi a disposizione dallo Stato della Città del Vaticano che ammontano a 27.812 euro e quelli di ditte terze (né Vaticano, né Castelli Re) che ammontano a 5.684 euro. In tutto, questa parte di lavori, è quindi costata 370.544 euro.

Un costo totale, quello che si raggiunge sommando quanto speso dal cardinale e quanto dall’ospedale pediatrico che sembra comunque alto, sia per la ristrutturazione di un appartamento sia che per dei lavori riguardanti parti comuni come tetto e/o cantine. Qualcuno in malafede e conoscitore del malcostume che sulla ‘sponda italiana’ del Tevere alberga potrebbe persino pensare che un conto così salato possa nascondere qualcosa, in fondo lo si è già visto succedere. O magari molto semplicemente il cardinale e gli altri inquilini non amano uno stile di vita francescano e il lusso quindi giustifica il costo o, ancora, il Vaticano ha messo in collo all’ospedale i lavori per la sistemazione del palazzo che non voleva pagare di tasca propria. Le ipotesi sono tante, ma ipotesi. E poco però importa, per quanto possa sembrare paradossale, se sia stato speso tanto o poco, se sia etico o meno prima ancora che legale per un cardinale avere un simile stile di vita e per un ospedale partecipare ai costi di ristrutturazione di palazzi altrui. Quel che interessa è, invece, sapere quale via hanno preso i 422mila euro del Bambin Gesù, tanto per comprendere quale fosse la necessità in grado di distrarre (come si dice in modo aulico) quei fondi dai bambini.

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