ROMA – In galera o premier. Un bel range di possibilità, senza nemmeno voler considerare l’ipotesi Colle, comunque non da escludere. È il 2014 di Silvio Berlusconi, anno che potrebbe segnare il suo addio alla politica, causa forza maggiore sotto forma di condanna definitiva ed interdizione dai pubblici uffici, come potrebbe essere, l’anno prossimo, l’anno del ritorno a palazzo Chigi e, perché no, dell’ascesa al Quirinale.
“Con le attenuanti generiche potrebbe uscire di galera giusto in tempo per vincere le prossime elezioni”, scrive questa mattina (14 maggio) Jena su La Stampa. E’ un intelligente e pungente paradosso. Ma mica tanto un paradosso. Se si sfronda dai particolari, la galera ad esempio Berlusconi non la farebbe mai neanche da condannato non fosse altro che per la sua età, la sostanza è quella di un bivio tanto reale quanto paradossale: o condannato e fuori dalla politica o capo del governo se non della Repubblica. Tertium quasi non datur.
Tra sentenze di primo grado, ricorsi alla Corte Costituzionale, sentenze di Appello e sentenze definitive della Cassazione potrebbe davvero finir male il 2014 del Cavaliere, diventando il suo annus horribilis e l’anno della sua fine politica. In carcere, fisicamente, per ovvi motivi d’età, non finirà. Ma la possibilità che tra processo Ruby e, soprattutto, tra ricorso e sentenza definitiva per il processo sui diritti televisivi di Mediaset, Berlusconi venga interdetto per almeno 5 anni dai pubblici uffici, decadendo da senatore e non avendo più la possibilità di candidarsi ad alcunché, è concreta.
Se una parte dell’orizzonte è nero, lo stesso orizzonte appena più in là promette luce. Sul fronte sentenze può venire in liberatorio aiuto una Corte Costituzionale che annulli o azzeri il processo Mediaset, insomma la condanna per evasione fiscale. E poi l’eventuale condanna per concussione e induzione alla prostituzione minorile (Ruby) potrebbe essere modificata dall’Appello e limata se non ribaltata in Cassazione. Non tutto è perduto sul fronte delle sentenze.
Sul fronte politico la situazione è invece rosea per non dire radiosa. L’attuale esecutivo è in mano al Cavaliere che ne può decidere le sorti e soprattutto la durata ma, cosa più importante, continuano i sondaggi a dare il Pdl in costante crescita. Con la reale possibilità che se si andasse a nuovo elezioni con l’attuale legge elettorale, a vincerle sarebbe proprio Silvio Berlusconi. Non è probabilmente un caso che, alla proposta del premier Enrico Letta di partire con le riforme dalla legge elettorale, mettendo da parte il Porcellum, il Pdl abbia nicchiato indicando altre priorità.
Non solo palazzo Chigi però per il Cavaliere in caso di vittoria alle elezioni. Un Parlamento con una maggioranza di centrodestra potrebbe infatti eleggere Capo dello Stato Berlusconi, facendogli coronare così un sogno covato da tempo. Giorgio Napolitano ha infatti praticamente legato la durata del suo mandato alla durata dell’attuale esecutivo ed ovviamente, le sue dimissioni, aprirebbero la strada ad una nuova elezione presidenziale.
Già il mese prossimo, a giugno, dovrebbero arrivare le prime risposte sul fronte giudiziario. A fine mese la corte milanese dovrebbe pronunciare la sua sentenza, di primo grado, sul processo Ruby. Processo in cui per il Cavaliere sono stati chiesti 6 anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Sempre a giugno dovrebbe arrivare anche il pronunciamento in merito al ricorso presentato dai legali di Berlusconi su un legittimo impedimento non riconosciuto nel processo Mediaset. E proprio sul procedimento che riguarda i diritti Mediaset ad inizio dell’anno prossimo potrebbe arrivare la sentenza definitiva, a patto che la Consulta non ordini un nuovo processo.
Un calendario fitto e preciso che potrebbe influenzare anche il calendario del governo Letta, specie se i sondaggi continueranno a fotografare un Paese che sempre più voterebbe per il Cavaliere, e un calendario che mette di fronte a Silvio Berlusconi, e al Paese, un anno in cui davvero può succedere di tutto e il contrario di tutto.
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