Berlusconi, le carte bucate americane: non quadrano i prezzi, la foto, la data

berlusconi-senato-accerchiato-senatori-pdl-300x1993ROMA – Prezzi di mercato ieri, e anche l’altro ieri, prezzi che essendo di mercato scagionavano l’imputato Berlusconi dall’accusa di averli gonfiati. Così dicevano in ogni sede gli avvocati di Berlusconi. Prezzi, gli stessi prezzi che oggi diventano gonfiati a danno del condannato Berlusconi, così dice ora Berlusconi che sui prezzi che lo truffavano ci vuole addirittura riaprire il processo che lo ha condannato per frode . Ha scoperto e annunciato Silvio Berlusconi che le cifre spese per acquistare i film oggetto del processo Mediaset non erano corretti, ma “pompati” alle sue spalle per truffarlo. Ma fino ieri l tesi a difesa di Berlusconi era che quei prezzi erano normalissimi.

Ci sono nelle “carte americane” esibite da Berlusconi una foto e una data che “non tornano”: la prima lo ritrae insieme a chi giura di non aver mai conosciuto, la seconda retrocede di sette anni il momento in cui il testimone presunto a discarico avrebbe saputo che Berlusconi lo stavano processando. Lo sottolineano Corriere della Sera e Repubblica, la foto e la data sono due buchi nelle carte (storte) americane. E ce n’è un terzo di buco: la novità vera che arriva dall’imputato-condannato Berlusconi è quella di una linea difensiva stravolta, ribaltata rispetto a quella che era stata quella sostenuta sino ad ora. Non più tutto corretto come finora rivendicato, ma tutto scorretto, come sostenuto dall’accusa, ma a danno proprio di Berlusconi. Una vera e propria giravolta processuale, anche se il processo è in realtà finito e la condanna passata in giudicato, che stupisce. Stupisce soprattutto perché il Cavaliere si sarebbe accorto solo ora di essere stato truffato, dopo anni dai fatti e dopo decine di udienze che gli avevano mostrato come, nella compravendita dei diritti, ci fossero delle “stranezze”.

“Una spettacolare piroetta rovescia e butta a mare la linea difensiva tenuta da Silvio Berlusconi nell’intero processo sui diritti tv Mediaset – scrive Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera -. E anche tutti i milioni spesi in consulenze contabili, e tutta la legione di testi citati dalla difesa, per sostenere strenuamente che i prezzi d’acquisto dei film Paramount, comprati da Mediaset con la mediazione di Agrama, fossero di puro mercato e non ‘gonfiati’ per frode fiscale; che Agrama fosse un agente indipendente e non il prestanome o il socio occulto dell’ex premier; che il manager Mediaset Lorenzano facesse l’interesse del Biscione. Di colpo ieri, 4 mesi dopo la condanna definitiva, ecco che la ricostruzione della Cassazione (e in origine della Procura) diventa esatta anche per Berlusconi: davvero i prezzi venivano ‘gonfiati’ dall’interposizione di Agrama tra Paramount e Mediaset. Solo che – rivela – accadeva ai suoi danni e insaputa, perché per truffare Mediaset si erano accordati Agrama, Lorenzano e Bruce Gordon, allora presidente della distribuzione estera di Paramount. Questo nuovo altare difensivo, sul quale viene immolata la precedente linea, poggia sull’affidavit che a suo favore – racconta Berlusconi – è stato rilasciato 6 giorni fa, il 20 novembre, da una manager ex collaboratrice di Agrama, Dominique Appleby, ‘choccata’ dall’aver appreso ‘solo nel giugno 2013’, nelle more di tre audizioni davanti al Fisco americano, che Berlusconi in Italia era da anni ingiustamente processato per colpa del terzetto che l’aveva raggirato”.

I maligni penseranno certo che questa capriola berlusconiana sia frutto di un nuovo, ennesimo tentativo del Cavaliere di salvarsi dalla condanna che proprio non gli va giù. Ma prendiamo per buona la supposta buonafede dell’ex premier e prendiamo quindi per vero che, solo ora e proprio ora, Berlusconi ha scoperto di essere stato truffato. In questo caso, come sostiene il Cavaliere, non sarebbe lui colpevole. Ma sarebbe questa sola una delle conseguenze della novità. Da questa nuova ricostruzione altri ragionamenti infatti discendono. In primis, sempre supponendo la bontà della nuova versione, nascerebbe qualche dubbio sulle capacità dell’imputato Berlusconi perché, seppure non si interessa dei fatti Mediaset come sostiene da quando è “sceso in campo”, legittimo è chiedersi come sia possibile che in anni di vicenda processuale non si sia reso conto della truffa orchestrata a suo danno.

Era impegnato in altro si dirà, in questioni di Stato nella veste di presidente del Consiglio. E allora Niccolò Ghedini e tutti gli avvocati, compresi i consulenti che hanno avallato la precedente versione, sono degli incapaci e meritano dal Cavaliere di essere cacciati. Se l’ex premier era infatti impegnato in questioni ben più alte, Ghedini e soci, pur essendo alcuni pagati anche da noi in qualità di parlamentari, erano anche da Berlusconi pagati per difenderlo, e difenderlo significa anche, specie quando si è vittime di una truffa, ricostruire la realtà dei fatti. Evidentemente, se Berlusconi è stato raggirato, Ghedini e soci non sono stati capaci di tutelare il loro assistito.

Vero è che, probabilmente, non sono così incapaci i difensori del Cavaliere. Alcuni indizi, rilevati da molti, fanno scricchiolare e non poco quest’ultima versione difensiva appena proposta. In particolare una foto e una data. La foto è quella che ritrae Berlusconi in compagnia di Bruce Gordon, uomo della Paramount, in atteggiamento assolutamente amichevole e all’interno di una delle residenze dell’ex premier. La nuova versione dice che Gordon non “aveva alcuna relazione o conoscenza con mister Berlusconi”.

La data è invece quella in cui una nuova teste sarebbe venuta a conoscenza dei fatti. Data fondamentale per la revisione del processo che il Cavaliere ha annunciato di voler chiedere. Conditio sine qua non perché la revisione di una condanna definitiva possa essere chiesta è l’emergere di prove decisive ignote al momento del processo. E la data è quella del giugno 2013, periodo in cui la nuova teste Dominique Appleby sarebbe venuta a conoscenza delle traversie giudiziarie di Berlusconi. Eppure, come scrive sempre Ferrarella, “questa premessa pare contraddetta dalla nota con cui il 28 febbraio 2007 il Tribunale Federale svizzero comunicò alla Procura di avere respinto il ricorso di Agrama e Dominique O’Reilly-Appleby contro la chiusura nella banca Ubs il 2 novembre 2006 del conto Ragtime/Gander , ottenuta proprio nell’inchiesta su Berlusconi dal pm Fabio De Pasquale perché i suoi consulenti Kpmg avevano scoperto che sul conto erano finiti 4,3 milioni: dollari provenienti da due società di Agrama a Hong Kong, Wiltshire Trading e Harmony Gold, sponde dei pagamenti Mediaset per i diritti tv Paramount acquistati con l’interposizione di Agrama”.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie