Boston, sospetto di strage made in Usa: la pista dei cappucci bianchi

di Riccardo Galli
Pubblicato il 16 Aprile 2013 - 14:17| Aggiornato il 19 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

BOSTON – Qaedista o fascista? Che le bombe di Boston siano un atto terroristico è fuor di dubbio, anche se il presidente Barack Obama non ha mai pronunciato la parola “terrore” nel suo discorso alla nazione. Ma terrore voluto da chi? Dietro i tre morti e le decine di feriti ci sono i terroristi  “esterni del fondamentalismo islamico, o la mano che ha armato le bombe è quella dei nemici “interni”, quella di un altro tipo di estremismo, quello di destra che in Italia e in Europa si chiama fascismo e nazismo e che oltreoceano ha il volto dei cappucci bianchi del Ku Kux Klan, dei cosiddetti Suprematisti, cultori della supremazia bianca, degli anti governo e anti Stato che si organizzano in sette e milizie? Dare una risposta a questo interrogativo è ora impossibile, anche se il lungo colloquio avuto da Obama con i vertici dell’Fbi e con il ministro dell’homeland security (la sicurezza interna) e non con la Cia, come sottolinea la Cnn, rende l’ipotesi della matrice interna tutt’altro che da scartare.

Anzi, diciamolo subito e con franchezza: la maggior parte degli osservatori, dei giornalisti, degli analisti sia pur senza prove annusa, suppone, immagina che stavolta non sia stato un soldato di Osama Bin Laden a colpire. Anzi il sospetto più diffuso, l’impressione più netta è che a colpire, uccidere, terrorizzare sia stata una cellula degli anti Washington, degli anti Obama, degli anti Stato made in Usa. La tipologia dell’obiettivo: la Boston democratica e la maratona. Obiettivo con molte più valenze interne che internazionali. La data: il 15 aprile, giorno nel quale in America si pagano le tasse. La statistica: gli attentati di matrice interna sono da sempre tantissimi e negli ultimi mesi e anni si sono andati moltiplicando. E infine quel che si dice “il clima” del paese. Senza prove a sostegno ma la gran parte in Usa pensa ad una mattanza ad opera del nemico interno.

Nel breve discorso tenuto alla nazione a poche ore di distanza dalle esplosioni di Boston, il presidente Obama non ha ovviamente potuto dire agli americani chi fosse il colpevole dell’attentato. Ma non si è voluto, il Presidente, nemmeno sbilanciare facendo delle ipotesi. Non ha nominato mai la parola “terrore” o “attentato terroristico”, nonostante diversi politici e membri dell’amministrazione americana l’avessero già ampiamente evocata. Non perché non si trattasse di terrore. Due bombe, due esplosioni in mezzo alla folla riunita per una grande manifestazione pubblica, due deflagrazioni a pochi secondi di distanza, altri ordigni apparentemente ritrovati e disinnescati, congegni esplosivi imbottiti di tondini di ferro sono certamente un atto terroristico.

Il presidente Obama non ha però voluto incorrere in quello che è stato un errore già fatto nel passato, per esempio all’indomani dei fatti di Oklahoma City. Allora subito si indicò e si seguì la pista del terrorismo islamico, certi che da lì venisse la mano del colpevole che andava trovato. Ma la pista si rivelò sbagliata e il colpevole non era affatto un fanatico religioso, almeno non dell’Islam.

Oggi come allora, specialmente negli Stati Uniti, quando si parla di terrorismo immediatamente e per riflesso ormai praticamente istintivo, il pensiero va a Bin Laden, ad Al Qaeda e ad uomini barbuti che seminano bombe. Un riflesso automatico che non corrisponde però sempre alla realtà. Non sono infatti i fanatici dell’Islam gli unici nemici dell’America e soprattutto di Obama.

Certo la pista islamica non è assolutamente da escludere. Barack Obama è il presidente dell’uccisione di Bin Laden, è il comandante in capo che ha dato impulso e stimolo all’uso dei droni per le uccisioni mirate dei leader qaedisti, ma è anche il primo presidente afroamericano e l’uomo che sta tentando di limitare l’uso e la diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti.

A fianco della pista islamica ce n’è quindi un’altra altrettanto plausibile per trovarvi la matrice delle bombe di Boston: quella dell’estrema destra razzista americana. Quella destra che noi definiremo fascista e che negli Usa è la destra della “supremazia bianca”, i nostalgici del razzismo feroce, le frange più estreme e violente di quella destra che nel Presidente nero ha sempre visto un nemico.

A meno di ventiquattro ore dalle esplosioni dire che siano stati gli uni o gli altri, o anche solo suggerire quale delle due piste sia quella da battere è ovviamente prematuro. Come a maggior ragione lo era quando, a sole 3 ore dall’attentato, Obama si è rivolto alla nazione. La Cnn ha però fatto notare come il Presidente abbia tenuto un vertice con il capo dell’Fbi e Janet Napolitano, il ministro della sicurezza interna, e non con la Cia. Ascoltando quindi principalmente i responsabili della sicurezza e delle indagini all’interno dei confini a stelle e strisce, fattispecie che lascerebbe supporre una pur minima indicazione sulla direzione da prendere nella ricerca del colpevole.

Obama ha promesso che i colpevoli saranno trovati e assicurati alla giustizia, ha promesso che gli Stati Uniti andranno sino in fondo e che i responsabili delle bombe di Boston pagheranno per quello che hanno fatto. Resta solo da capire se indosseranno un cappuccio bianco o sfoggeranno una lunga barba nera.