ROMA – Essere condannati ad una pena detentiva di un anno, significa trascorre sette mesi in carcere. A patto che ci si comporti bene. Il cosiddetto decreto “svuota carceri”, tra le altre cose, si traduce anche in questo. “Né amnistia né indulto”, ha precisato il governo. Ma stabilisce il testo appena approvato che, per ogni sei mesi trascorsi in cella con “buona condotta”, si ha diritto ad uno sconto di pena di 75 giorni. Prima erano 45.
Con l’introduzione di questa misura è semplice fare i conti. Prendiamo ad esempio una condanna a 4 anni, 4 anni già al netto di condizionale, indulto e tutte le altre voci che la pena potrebbero accorciare, 4 anni veri dunque. Quattro anni che equivalgono a 48 mesi che, divisi in tranche semestrali, fanno 8 semestri. Ogni semestre passato “comportandosi bene” porterà uno sconto di pena di un mese e mezzo, 75 giorni. Così la nostra condanna nel primo anno di detenzione, se il detenuto terrà una “buona condotta”, si accorcerà di 5 mesi. Mesi che arriveranno a 10 col secondo anno passato in carcere, e 15 alla fine del terzo. Ma quindici mesi di sconto sono più di un anno e quindi la condanna a quattro anni di cella è finita ed espiata ben prima dei tre anni di calendario.
Calcolo che si può, e si deve, applicare a tutte le condanne, quelle brevi come quelle lunghe. Dieci anni equivarranno a circa sei effettivi. E via elencando. Un sistema efficace per svuotare le affollatissime carcere nostrane. Pene più corte non può che tradursi in meno detenuti. E’ matematico.
E svuotare almeno un po’ le affollatissime carceri italiane era una necessità per noi non più rimandabile. Il premier Enrico Letta, spiegando che nella risposta del governo “alla terribile situazione delle carceri non ci sono in nessun modo elementi di pericolosità per i cittadini”, ha infatti sottolineato la necessità “di calmare una situazione esplosiva” e di “evitare interventi sanzionatori da parte dell’Europa”.
Tra le misure del governo, anche quelle che riguardano i detenuti tossicodipendenti e immigrati nelle carceri, che costituiscono la stragrande maggioranza dei reclusi. “Da oggi — ha sottolineato la Cancellieri — sarà più efficace l’identificazione dei detenuti stranieri che negli ultimi due anni di pena possono essere espulsi, dietro parere del magistrato di Sorveglianza”. Questa misura, ha commentato, “potrebbe portare all’espulsione di parecchi stranieri”. Lo stesso discorso vale per le nuove norme sui detenuti tossicomani che “rendono più semplice, per loro, la possibilità di cure nelle comunità di recupero”. Anche in questo caso, ha precisato il ministro, “si riduce l’affollamento nelle carceri, senza tuttavia creare problemi per la sicurezza”.
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