Tutti i colori delle toghe: rosse, azzurre e sbiancate

ROMA – Adesso la Procura di Napoli ha fatto ricorso contro lo spostamento delle indagini a Roma su Tarantini-Lavitola-Berlusconi. Si dirà: tipica reazione da “toghe rosse”. E se non ci fossero solo le toghe rosse? E se esistessero anche le toghe azzurre? O quantomeno le toghe sbiancate dalla prudenza? Nessuno ci ha mai fatto troppo caso ma, oltre agli ex magistrati passati alla politica nelle file del centro sinistra, ci sono anche molte ex toghe scese in campo dalla parte del Cavaliere. E la gip di Napoli Amelia Primavera che ha deciso il trasferimento dell’inchiesta Tarantini-Lavitola a Roma? Oggi è incensata dal centrodestra, anche se in altre occasioni è stata criticata pure lei. E se quello che Giuseppe Scelsi, ex pm della procura di Bari, racconta su Laudati magistrato guida a Bari fosse vero? Domande in qualche modo retoriche, una risposta netta non esiste. Per molti le fantomatiche “toghe rosse” evocate da Berlusconi sono semplice fantasia usata per mettere una pezza ai guai giudiziari del premier. Ma se si prende per buono lo spauracchio agitato dal presidente del consiglio, allora è anche lecito ipotizzare l’esistenza di uno schieramento contrapposto. E c’è persino qualche elemento che avvalora questa supposizione.

Amelia Primavera è il giudice per le indagini preliminari di Napoli che ha stabilito l’incompetenza territoriale della procura partenopea sulla vicenda Tarantini-Lavitola, spostando così la competenza alla procura di Roma. La Primavera con questa decisione ha fatto un bel favore al premier, e nel Pdl non in pochi sorridono, portandola ad esempio di magistrato “pulito”. Chissà se la penseranno allo stesso modo i parlamentari quando saranno chiamati a decidere sull’arresto di Marco Milanese, già perché il caso vuole che sia la stessa Primavera ad aver chiesto il carcere per lui e per Alfonso Papa. Ma questa è un’altra storia. La Primavera spostando l’inchiesta a Roma ha fatto un bel favore al Cavaliere che, dopo il discutibile memoriale presentato dai suoi legali, non dovrà più rispondere alle domande dei pm di Napoli. Berlusconi è così contento che ha fatto sapere che forse risponderà persino alle domande che eventualmente gli porrà la procura di Roma. E perché a Napoli no e a Roma sì? Sono “nemici” i pm partenopei o sono “amici” i pm capitolini? Il dubbio è legittimo.

E poi c’è la “questione Laudati”. Antonio Laudati è l’attuale capo della procura di Bari, quella dove nascono le inchieste su Tarantini per intendersi, e se quello che racconta di lui Giuseppe Scelsi, ex pm della procura barese, fosse vero, forse non ci sarebbe reato, ma di certo avremmo identificato ufficialmente la prima “toga sbiancata”. Scelsi afferma, con un esposto presentato al Csm, cioè un atto ufficiale, che Laudati avrebbe ostacolato le indagini su Tarantini e accelerato il suo trasferimento, anche in seguito a pressioni del governo. Antonio Laudati è ora sotto indagine dei colleghi di Lecce ed è stato accusato davanti al Csm di aver avviato “un’inchiesta parallela” sul delicatissimo caso Tarantini, gestito dai suoi sostituti. Laudati è indagato  per abuso d’ufficio, favoreggiamento e tentata violenza privata nei confronti del suo ex pm, Giuseppe Scelsi. Secondo il racconto di Scelsi, Laudati, arrivato a Bari nell’estate del 2009 quando il caso Tarantini-D’Addario-Berlusconi era già esploso, avrebbe, tra l’altro, avviato un’indagine parallela  con accertamenti “extra” svolti da militari della Guardia di finanza a lui fedeli. Stando a quanto narrato da Scelsi e da altri testimoni Laudati, ancor prima di prendere possesso del suo incarico, avrebbe inoltre partecipato a una riunione con gli investigatori invitandoli sostanzialmente a bloccare tutto. Il magistrato ha sostenuto che il neo procuratore si presentò come “un amico” dell’allora ministro della Giustizia Angelino Alfano, e spiegò di essere stato inviato a Bari dal ministero. Comunque stiano le cose restano due fatti: dopo il suo arrivo Laudati affiancò a Scelsi i colleghi Eugenia Pontassuglia e Ciro Angelillis e l’inchiesta su Tarantini e le escort, invece che essere chiusa immediatamente come previsto, fu tenuta aperta per altri due anni. Evitando così che diventassero pubblici i suoi contenuti più imbarazzanti. Anche la dottoressa Pontassuglia è stata ascolta a Lecce. La sua deposizione, con quella di Scelsi, è stata alla base della decisone di mettere sotto inchiesta Laudati che giovedì sarà anche sentito dal Csm, dove rischia pesanti sanzioni disciplinari.

Un singolare paradosso: le toghe rosse non sono mai uscite dalla sfera delle dichiarazioni, cioè non si è mai trovato un magistrato che abbia agito contra legem pur di danneggiare Berlusconi. Delle toghe sbiancate non si è mai parlato e già si profila la prima reificazione di questo concetto, Antonio Laudati appunto. Non ci sarà reato, ma speriamo che non si ricorra come nel calcio alla “sudditanza psicologica” per spigare la cautela del procuratore capo di Bari nelle inchieste che toccano il Governo.

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