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Sette piccole norme contro la corruzione da 60 miliardi, meglio che niente

di admin |12 Giugno 2012 15:05

Il ministro della giustizia Paola Severino col Presidente del Consiglio Mario Monti (Lapresse)

ROMA – Costa cara la corruzione all’Italia, 60 miliardi ogni anno dicono le stime. Tanto, tantissimo, certamente troppo. Ben oltre quella soglia che può essere definita “fisiologica” in qualsivoglia sistema. Quei 60 miliardi non potranno mai essere portati a zero, ma di sicuro qualcosa si può e si deve fare. E in questo senso vanno le misure che il governo Monti si appresta a portare in Parlamento, “la riforma non è, in astratto, la migliore possibile (ma) in concreto, l’articolato proposto costituisce tuttavia uno dei testi ‘migliori’ praticabili nell’attuale, difficile, contesto politico”, ha scritto Carlo Federico Grosso su La Stampa.

Sembrerà strano, o forse dovrebbe sembrar strano e così non è, ma le misure definite come “anti corruzione” sono quelle che maggiormente hanno spaccato il Parlamento. A confronto la riforma delle pensioni è passata quasi liscia, mentre in tema corruzione si è dovuto mediare, limare, concordare, proporre, ritirare, in un lunghissimo tira e molla che ancora può riservare qualche sorpresa dell’ultimo minuto anche se, la ministra Paola Severino, è stata più che esplicita: “Se non passa, tutti a casa. Se dovessimo porre la fiducia e non dovessimo riceverla – ha detto la guardasigilli – torneremo a casa sereni convinti di aver fatto tutto per il rafforzamento della legalità”.

Ma se la riforma in questione non è la migliore possibile, quali sono le nuove misure che verrebbero introdotte? I capitoli salienti li riporta, tra gli altri, La Stampa:

1) Divieto di candidatura con sentenza definitiva:

Il governo sembra orientato a presentare la versione approvata in commissione e cioè che non potrà essere eletto né ricoprire incarichi di governo chi ha avuto una condanna definitiva a più di due anni per reati gravi (mafia, terrorismo, danni alla pubblica amministrazione) e più di tre per altri reati.

2) Traffico d’influenze:

Nuovo reato fortemente inviso al Pdl che ne ha più volte chiesto lo stralcio temendo di consegnare eccessivo potere alle toghe. “Particolarmente importante per colpire indebiti arricchimenti di pubblici ufficiali sganciati dal compimento di specifici atti di ufficio” secondo Grosso.

3) Concussione e indebita induzione:

“Nel ddl anticorruzione la “induzione” a dare o promettere utilità al pubblico ufficiale (oggi punita come concussione al pari della “costrizione” a pagare usando violenza o minaccia) viene estrapolata dal delitto di concussione e prevista come reato autonomo. Con questa innovazione s’intende trattare come vittima del reato (e pertanto come soggetto non punibile) soltanto chi paga la tangente perché ‘costretto’, e punire invece chi si è lasciato semplicemente “indurre” a farlo. Si badi che in nessun altro Paese europeo si prevede il delitto di concussione per induzione: il privato “indotto” è sempre punito a titolo di concorso in corruzione” spiega ancora Grosso. Capitolo questo che, per temute ricadute sul processo Ruby, ma anche su procedimento in cui Filippo Penati è imputato, ha fatto storcere il naso a più d’uno, soprattutto nell’Idv.

4) Limite a 5 anni per gli incarichi extra giudiziari dei magistrati:

Il servizio di un magistrato “prestato” ad altre istituzioni non potrà quindi durare più di 5 anni consecutivi e mai superare i 10 anni durante la carriera.

5) Stop per un anno agli incarichi dei politici negli Enti Pubblici:

La norma era in origine era assai più severa: tre anni di pausa per eletti e persino candidati prima di potere ricoprire incarichi negli enti pubblici. La versione definitiva, causa levata di scudi bipartisan, dovrebbe riguardare solo gli eletti e valere per un singolo anno.

6) “White list” per ridurre la burocrazia:

Una sorta di lista delle aziende “buone”, redatta dalle prefetture, che snellisca e di molto, per le aziende inserite, gli oneri burocratici.

7) Maggiori tutele per chi denuncia un collega:

Tutela maggiore per chi denuncia un collega responsabile di condotte illecite. Contraltare di questa norma, voluto dal Pdl, l’introduzione di specifiche sanzioni per chi calunnia un collega, cioè anche per chi denuncia il falso.

Basteranno queste norme a prosciugare il fiume dei 60 miliardi di euro che ogni anno si perdono nella corruzione? Certamente no, e non è nemmeno detto che tutte le norme citate riescano ad approdare in Parlamento senza stravolgimenti dell’ultima ora. Come saggezza popolare insegna però “il meglio è nemico del bene” e, come scrive Grosso, “il disegno di legge prevede l’introduzione d’istituti amministrativi di forte impatto nella lotta alla corruzione e rafforza, pur con diverse timidezze, l’attuale livello della repressione”. E allora, anche se non sarà sufficiente a recuperare tutto il mare di miliardi che la corruzione ci costa, almeno potrebbe contribuire ad arginare quel fiume.

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