ROMA – Elezioni primavera 2016: con la robusta alternativa di Milano tutto, tutti su tutte le piazze giocano volenti o nolenti in favore di M5S.
Roma soprattutto, la città che politicamente conta di più, il maggior trofeo elettorale in queste amministrative, è destinata ad avere come sindaco la candidata M5S Virginia Raggi. Per lei voteranno gli elettori già tradizionali nella capitale di M5S, un 20 per cento abbondante. E per la Raggi voteranno i disorientati e anche un po’ disgustati dalla tarantella dei candidati della destra. Bertolaso? Meloni? Storace? Marchini? Rissa tra nuove e vecchie “comari” della politica. Con contorno di improbabili afflussi oceanici ai gazebo, prima contro e poi contro Bertolaso. Insomma uno sfasciume anche alquanto penoso.
Non sarà difficile per una parte dell’elettorato di destra romano votare per la Raggi al secondo o già al primo turno. La candidata M5S ha una mini biografia e un look politico tale da non respingere il voto di destra, anzi.
Per la Raggi voterà anche una parte dell’elettorato di sinistra, di sinistra e soprattutto anti Renzi. Dopo che avranno votato per il Fassina o Marino o chi sia bandiera dell’anti Pd, al ballottaggio naturalmente scivoleranno nell’urna verso la Raggi.
A Torino Chiara Appendino candidata M5S ha fama, non diffusissima in M5S, di persona competente e seria oltre che anti sistema. Quindi è candidato appetibile per l’elettorato. Anche per quello di destra, anche qui praticamente privo di candidato. A sinistra ci pensa la lista di sinistra anti Pd a sgambettare Fassino candidato Pd e poi, al ballottaggio per i “rossi”, come a Roma, meglio M5S che Renzi.
A Napoli M5S ha addirittura due incarnazioni, quella ufficiale e quella che ha le fattezze del sindaco in carica e di nuovo candidato Luigi De Magistris. A Napoli M5S rischia grosso di essere insieme governo e opposizione.
Solo a Milano M5S è decisamente fuori gioco, non a caso solo a Milano la Lega di Salvini è decisamente in gioco con un candidato comune del centro destra che potrebbe anche vincere. Non a caso il vertice di M5S assegna a se stesso l’obiettivo di dieci città grandi e medie dove andare al ballottaggio. Non a caso la Lega e Salvini, che pure danno le carte nella destra, dieci ballottaggi neanche se li sogna.
Quindi dopo le elezioni di primavera 2016 M5S potrebbe risultare la forza anti sistema non solo più votata, anche quella che comincia ad avere in mano segmenti di governo. Tra pochi mesi potrebbe essere , voti alla mano, M5S e non la Lega di Salvini la Alternative Fuer Deutschland italiana.
AfD tedesca, in Germania ha appena finito di raccogliere un 25% dei voti in un Land orientale (l’ex Germania Est ad ogni occasione si conferma culla e casa di ogni destra politica) e tra il 10 e il 15 per cento in due Land ad ovest. Il partito della Merkel ha perso complessivamente solo il tre per cento dei voti. Ma AfD nei governi locali è non solo spina per la Merkel, è ipoteca su tutta la sua politica. AfD prende oggi i voti sull’onda del rigetto, massiccio ma non maggioritario, del milione di profughi in Germania. Ma AfD è anche e soprattutto no alla Bce che stampa denaro a vantaggio di greci, italiani, spagnoli e a danno dei risparmiatori tedeschi…AfD è no a bilanci comuni, no in fondo all’euro e all’Europa come reale federazione di Stati.
AfD in Germania è quello in cui Marine Le Pen ha trasformato, o almeno vestito, un Front National una volta chiaramente fascista. AfD neofascista non lo è mai stato e ha appena nelle amministrative tedesche finito di raccogliere sia i voti della sinistra delusa che della destra spaventata. Come si accinge a fare M5S in Italia.
Salvini con la sua Lega invece oltre che a destra destra elettoralmente non pesca. Glielo impedisce non tanto il suo essere anti profughi, euro ed Europa, che anzi…Glielo impedisce l’esistenza appunto di M5S.
Elezioni amministrative 2016 in Germania e Italia, precedute da quelle francesi dove il Front National è stato bloccato ma solo al secondo turno. Poi comincerà il turno delle elezioni politiche, un biennio in cui voterà ovunque. Cambierà perfino nel 2018 il vertice Bce.
Senza un bilancio comune, senza una comune politica fiscale, senza frontiere in comune, ciascuno con la sua Afd o M5S ben votata e ben incistata nei Parlamenti e nei governi locali (solo locali?) l’Unione Europea sarà solo un grosso gelato che più o meno lentamente si squaglia. L’unica sequenza che non consolerà ma da guardare con ironico cinismo sarà la faccia dolente e stupita per i guai e i danni che verranno loro addosso. La faccia di chi avrà votato con gioia e determinazione perché l’Europa gli crollasse addosso come un tetto e ora, sotto travi e calcinacci, aspetta di andare all’ospedale mentre era sicuro di essere andato a una festa.