ROMA –Emigrati, pare proprio che ci siano trecentomila italiani “spariti” all’estero. L’Istat ne conta 145 mila di cittadini italiani che hanno trasferito oltre frontiera la residenza. Le burocrazie degli altri paesi di italiani a casa loro ne contano molti di più, quasi il triplo. Federico Fubini sul Corriere della Sera raffronta i dati e individua un fenomeno crescente: l’emigrato italiano è sollecito nel registrarsi come residente altrove, lento nel cancellarsi come residente in Italia. Fa appunto 300mila italiani “spariti” nel 2015.
E fa anche che almeno sul piano numerico l’idea molto in voga dell’Italia paese che scoppia per “invasione degli stranieri” non stia in piedi, più che gonfi di invasione ci stiamo lentamente svuotando: 273 mila arrivi (stranieri, molti dei quali poi spariti a loro volta oltre frontiera) e con tutta probabilità 400 mila e passa italiani usciti (150mila cancellati, gli altri no). Che sulle frontiere della vecchia e ricca Europa prema una straordinaria rispetto ai tempi recenti pressione migratoria è un fatto. Ma nonostante il sentire comune e alcuni slogan politici dicano il contrario l’Italia non è affatto invasa, anzi a discapito di questi ogni anno dal Belpaese sono più le persone che se ne vanno che quelle che arrivano. Senza, tra l’altro, che l’Italia Paese se ne accorga.
“Germania, Gran Bretagna e Svizzera sono le prime mete per gli italiani che vanno all’estero e, secondo l’Istat, negli ultimi anni hanno assorbito circa un terzo dei nostri migranti – racconta Federico Fubini sul Corriere della Sera – Sono anche i Paesi con i dati di migliore qualità sugli afflussi di italiani. Anche se non cancella la sua vecchia residenza italiana, chi arriva in Germania, nel Regno Unito o in Svizzera deve registrarsi subito per poter ottenere il codice fiscale, l’assistenza sociale o il medico di famiglia. E i numeri sugli immigrati italiani in mano alle amministrazioni di Berlino, Londra e Berna sono in media tre volte e mezzo più alti di quelli che registra l’Italia. La Germania è il caso più estremo: secondo l’Istat sono poco più di 17 mila le persone trasferitesi verso la Repubblica federale nel 2014, ma l’omologa agenzia tedesca ne conta oltre quattro volte di più. Se tutti i migranti italiani si comportassero come quelli che vanno in Germania, in Svizzera e nel Regno Unito, l’anno scorso ne sarebbero usciti dal nostro Paese 435 mila. E se anche fossero stati più disciplinati nel segnalare il cambio di residenza, potrebbero facilmente essere stati il triplo dei 145 mila segnalati dall’Istat e dunque ben più dei 273 mila stranieri arrivati. Ciò significa che l’Italia già oggi sta perdendo forse anche 300 mila residenti l’anno, se si conta anche il crollo della natalità rispetto ai decessi. Sarebbe una perdita di circa lo 0,3% del Prodotto interno lordo solo in consumi, in una sorta di spirale: la crisi spinge i lavoratori fuori dall’Italia, ma la loro uscita aggrava la crisi e ne spinge ancora altri verso la porta d’uscita”.
Un deflusso con significative conseguenze economiche oltre che sociali che, secondo alcuni economisti, potrebbe spiegare una buona parte del ritardo nella crescita economica italiana sul resto d’Europa. Ma a guardare la storia non dovrebbe sorprendere questa propensione all’emigrazione degli italiani, da quando l’Italia si è unificata, per due terzi del tempo le annate si sono infatti chiuse con un saldo dello stesso segno: erano emigrate dal Paese più persone di quante non ne fossero arrivate. Da allora, dal 1861 a oggi la popolazione italiana è più che raddoppiata, di fatto grazie alla sua fertilità.
I tempi però cambiano ed avendo raggiunto oggi la fertilità italiana i livelli più bassi da sempre, e nonostante le decine di migliaia, qualche volta centinaia di migliaia di migranti che arrivano, il numero complessivo di esseri umani che vivono lungo la Penisola diminuisce.
E qui, come sottolineava Fubini, il dato che sfugge agli occhi della burocrazia italiana. I dati dell’Istat, l’Istituto statistico italiano, smentiscono infatti ufficialmente che le uscite dal Paese abbiano superato gli arrivi: il “saldo migratorio” fra persone che si stabiliscono nel Paese e quelle che lo lasciano è sceso negli ultimi anni, però resta positivo. Ufficialmente, contando gli sbarcati di Lampedusa, l’anno scorso sono venute ad abitare in Italia 128 mila persone in più di quante non ne siano andate altrove. I dati ufficiali dei Paesi di destinazione dei migranti italiani raccontano una storia diversa. E le uscite potrebbero essere almeno due o tre volte più di quanto non si creda: l’Istat non mente, solo che dispone di informazioni incomplete. Chi decide di andare a vivere altrove non ha infatti l’obbligo di comunicarlo alle autorità italiane, deve certo registrarsi nel Paese dove si è trasferito per ovvie ragioni, e per questo i dati esteri sugli emigranti italiani risultano più completi, ma all’Italia può non comunicare nulla.
Senza quindi che il Paese se ne accorga, e mentre c’è chi grida all’invasione, l’Italia lentamente si svuota, perché sono gli italiani che scelgono di andarsene.