Eni tesoro da 5 mld di barili. Gas egiziano meglio perché…

Piattaforma petrolifera Eni
Piattaforma petrolifera Eni

IL CAIRO – Approvvigionamenti energetici più semplici e più sicuri, oltre che con ogni probabilità meno costosi, e persino un potenziale freno all’espansione dell’integralismo islamico in Nord Africa. La scoperta appena annunciata dall’Eni di un maxi giacimento di fronte alle coste egiziane potrebbe in un tempo relativamente breve riuscire nell’impresa di realizzare tutti questi obiettivi in un colpo solo, consegnando in più al Mediterraneo un’assolutamente inaspettato ruolo di protagonista di una formula di sviluppo economico capace di generare risposte efficaci alle sfide dell’emigrazione di massa e del terrorismo islamico.

Oltre 800 miliardi di metri cubi, a tanto ammonta il potenziale del giacimento scoperto, cioè l’equivalente di 5,5 miliardi di barili di olio, con un’estensione di circa 100 chilometri quadrati. Sono questi i numeri del nuovo “campo di gas” scoperto dall’Eni e che viene indicato con il nome di “Zohr Prospect”. Cifre che forse da sole non sono in grado, almeno all’occhio dei non addetti ai lavori, di dare il senso della portata della scoperta. Portata che forse può essere meglio resa con alcuni passaggi del comunicato Eni, che sulla zona ha la totalità della gestione sulla base di accordi siglati con il Cairo: “Il più grande giacimento di gas mai trovato del Mediterraneo”, si legge, che può “dare un contributo molto importante per soddisfare la domanda di gas naturale in Egitto per i prossimi decenni”. E Zohr non sarebbe solo il sito più grande mai scoperto nel ‘Mare Nostrum’, ma potrebbe diventare una delle maggiori scoperte di gas a livello mondiale.

Al di là dei freddi numeri, la scoperta del giacimento è una questione che interessa tutti non solo per l’aspetto economico. Non si tratta infatti di una novità che farà brillare i conti dell’azienda del cane a sei zampe (anche se ovviamente lo farà), ma di una vera e propria rivoluzione capace di modificare (si spera in meglio) gli equilibri della regione. “Il Mediterraneo cambia aspetto grazie alla scoperta del mega-giacimento di gas nelle acque egiziane da parte di Eni – scrive Maurizio Molinari su La Stampa -: non è più solo teatro di tragedie di immigrati e sanguinosi atti di terrorismo ma anche palcoscenico di opportunità di sviluppo collettivo”.

Una rivoluzione che interessa, ovviamente, per primo l’Egitto. Il paese che fu dei Faraoni è ora un gigante da 90 milioni di abitanti, ma è il classico gigante dai piedi d’argilla, alle prese con un’instabilità politica che forse solo il ritorno al governo di un militare (il generale Al-Sisi) sembra aver contenuto, e dove la minaccia dell’integralismo islamico è più che concreta. Al-Sisi ritiene che la possibilità di ricostruire l’Egitto, sopravvivendo alla morsa jihadista, si leghi alla miscela fra nazionalismo e crescita del benessere collettivo messa in mostra con l’inaugurazione del raddoppio del Canale di Suez. Ed è del tutto evidente che l’autonomia energetica sia un potentissimo viatico per la crescita dell’economia nazionale e del relativo benessere della popolazione.

Ma di una stabilizzazione e dell’‘arricchimento’ dell’Egitto non beneficerebbe solo il Cairo ma più n generale il Nord Africa, o almeno parte di esso. Con il duplice risultato di togliere, come detto, un possibile terreno d’espansione all’integralismo islamico e di chiudere alcune vie attraverso cui prolifera il traffico di esseri umani.

Egitto in primis ma non solo Egitto. Le opportunità per l’Italia sono infatti altrettanto notevoli. Il nostro approvvigionamento energetico è infatti oggi legato alle forniture dalla Russia e dal Nordafrica. Forniture instabili ed insicure, sostanzialmente incerte per costo e volume a causa delle guerre in Ucraina e Libia, per non parlare dei difficili rapporti tra Ue e Russia. Una fragilità che la scoperta del giacimento, unita all’interesse di Edison per due giacimenti del gas naturale israeliano (Karish e Tanin) e al gas naturale cipriota, potrebbe divenire un ricordo grazie alla nascita di un’area di fonti energetiche gestita da Paesi legati all’Occidente e con relazioni amichevoli fra loro.

Gestione cookie