Americani pazzi: mettono un fact checker a controllo di politici e giornalisti

di Riccardo Galli
Pubblicato il 8 Ottobre 2012 - 16:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sembra impossibile, ma esistono luoghi e momenti pubblici in cui dire delle cose non vere o affermare il falso è considerato sbagliato. Soprattutto se a farlo sono politici che vogliono guadagnar voti o giornalisti che con le loro parole formano opinioni. Sembra impossibile ma non lo è, e uno di questi luoghi sono gli Stati Uniti d’America. Negli Usa esiste persino una categoria di lavoratori che da noi sarebbe certo disoccupata ma che lì, vigilando sulla veridicità di quanto detto in tv e scritto sui giornali, svolge un compito fondamentale per la democrazia: sono i Fact-checkers, i controllori dei fatti.

Fact-checkers, chi sono costoro? Sono quegli impiegati, spesso laureandi o stagisti che, nelle redazioni di quotidiani e tv, controllano la bontà di quanto detto e scritto da politici e giornalisti, presentatori e qualsiasi altro personaggio pubblico. Lavorano a tempo pieno negli Usa, lavorano controllando le affermazioni dei candidati alla Casa Bianca e lavorano controllando quello che i loro colleghi ‘nobili’, le grandi firme dei giornali scrivono. E dove scovano una menzogna, o anche un’inesattezza, la segnalano. Un lavoro senz’altro utile, la paura d’esser sbugiardati funziona infatti come ottimo deterrente per le bugie e per la superficialità. Se il politico di turno dice che sotto la sua amministrazione sono stati creati X posti di lavoro, deve essere certo che così è, altrimenti la brutta figura arriva puntuale. E così il giornalista deve essere attento a riportare date e numeri, sentenze e altro ma persino deve fare attenzione con le statistiche sportive. Gli errori lì, voluti o meno, vengono notati e segnalati. Sembra ovvio, anche a scuola gli errori vengono cerchiati di rosso o blu a seconda della gravità. Eppure da noi, dopo la scuola e anche durante, nessuno controlla più.

Ma cosa accadrebbe se improvvisamente i Fact-checkers trovassero lavoro anche in Italia? Certamente i giornali sportivi dovrebbero ridurre il numero delle loro pagine, soprattutto in periodi di calcio mercato, ma anche molti altri settori della vita pubblica si troverebbero in forte imbarazzo. In primis, nemmeno a dirlo, i politici che, almeno durante le campagne elettorali, sembrano essere campioni nello spararla grossa. Quante volte abbiamo sentito dire “il deficit lo abbiamo ereditato”, praticamente ogni volta che una nuova amministrazione si è insediata. Oppure “nei nostri anni di governo abbiamo abbassato le tasse” o ancora “abbiamo creato nuovi posti di lavoro” e simili. Affermazioni frequenti, a destra come a sinistra, che i Fact-checkers tricolori controllerebbero immediatamente, trasformando molti, moltissimi dei nostri politici in novelli Pinocchio.

Non sono però solo i politici a dir bugie o leggerezze, questo vizio riguarda anche molti giornalisti. E non a caso il primo compito dei Fact-checkers è quello di controllare che gli articoli dei giornali per cui lavorano non contengano inesattezze. Con questo tipo di lavoratori al loro interno alcuni quotidiani italiani non andrebbero mai in edicola e altri ci andrebbero con molte meno pagine. Con il controllo dei Fact-checkers, ad esempio, Alessandro Sallusti non sarebbe stato condannato perché i ‘controllori’ del suo giornale gli avrebbero detto “guarda che la sentenza non è come l’articolo di Dreyfus alias Farina riporta”. Interi settori dei quotidiani, della carta stampata, andrebbero ristrutturati, quelli addetti alla raccolta, stampa e monta delle “dichiarazioni”. Per non dire dei “retroscena” che andrebbero, niente meno, che sottoposti al criterio della plausibilità. E con molto, moltissimo dolore di critica e di pubblico, i controllori dei fatti azzererebbero la credibilità dei talk-show televisivi, anche quelli di denuncia sociale. Per tacere di quelli che “indagano” sulla cronaca nera. I controllori dei fatti scoprirebbero che quanto viene urlato e dibattuto quasi sempre non è un “fatto”, non è accaduto o non lo è nei modi, tempi e proporzioni denunciati. Quindi i controllori dei fatti sarebbero in Italia banditi a furor di popolo, giornalisti, politici per una volta uniti.

Nessuno escluso, ce lo vedete Grillo sottoporsi di buon grado al giudizio di un controllore dei fatti? O Maroni o Di Pietro o Vendola o Bersani, Casini e Berlusconi che vanno in campagna elettorale? Ce li vedete, riuscite anche a immaginarli i conduttori tv chiamati a cimentarsi sulla conoscenza dei fatti invece che sulle “dinamiche sociali e politiche”? I fatti separati dalle opinioni diceva una volta un claim usato non senza fortuna in Italia. Infatti li abbiamo separati, anzi divorziati e dei fatti nessuno si cura più. Ciò che conta è la rappresentazione e la narrazione. Spesso entrambe di fronte ai fatti sono come il vampiro di fronte alla luce del sole, bollono, evaporano, friggono. Quindi ci sarebbe da ridere se i Fact-checkers venissero catapultati nel nostro Paese, da ridere e da piangere. Il lavoro certo non mancherebbe loro, quello che  mancherebbe loro sarebbe il posto e lo stipendio.