ROMA – Su 250 mila pensioni d’invalidità, o indennità d’accompagnamento, controllate dalla Guardia di Finanza nel 2011, 34 mila sono state revocate; 54 mila risultano da definire e altre 36 mila risultano sospese perché l’interessato non si è presentato alla visita medica. Totale: circa 125 mila, il 50% di 250 mila, una su due.
La famiglia dei falsi ciechi, fratello, sorella, madre e zia fa notizia e titolo. Così come i non vedenti che miracolosamente guidano il motorino o prelevano soldi al bancomat. O ancora l’altro caso di cieco alla guida di un’automobile in pieno traffico o dell’allenatore di calcio che non poteva vedere i suoi schemi, casi di falsi invalidi, smascherati e pescati con le classiche mani nel sacco dai finanzieri di cui sono piene le cronache. Ma è in realtà solo la punta dell’iceberg, la sostanza, la notizia e il dato preoccupante stanno nei numeri. Il 28,42% di prestazioni d’invalidità revocate, oltre 36 mila “invalidi” che non si presentano alla visita medica (difficile ipotizzare che avessero tutti l’influenza) e 54.026 trattamenti “da definire”, cioè da verificare se erogati a titolo o meno, disegnano un quadro in cui quasi un trattamento di invalidità su tre è frutto di truffa, e uno su due presenta dei dubbi. Non siamo un paese per ricercatori e cervelli, ma di certo siamo un paese per truffatori.
La maglia nera delle regioni con il maggior numero di finti invalidi spetta a tre realtà del sud: Campania, 37,9% di pensioni revocate nel 2011; Basilicata, 37,64% e Molise, 35.93% dei trattamenti in meno. Un costo immenso per la casse pubbliche italiane e un costo “fisso”, che si ripete e trascina negli anni. Un costo per l’Inps stimato tra i 5 e i 10 miliardi l’anno.
Nel 2011 le prestazioni d’invalidità corrisposte dall’Inps sono state 2.783.359 (850 mila pensioni e il resto indennità d’accompagnamento), e se le percentuali di truffa riscontrate dalla Finanza nel “campione” da lei analizzato dovessero valere anche come media nazionale, avremmo circa 900 mila pensioni da revocare perché false. Cioè 900 mila falsi invalidi, senza tener conto delle pensioni “dubbie”. Un vero e proprio esercito di truffatori che ha, deve avere, anche dei complici.
Diventare falsi invalidi e ottenere una pensione è infatti semplice ma non semplicissimo. Una cosa è indispensabile: il certificato medico. Ovvio ed evidente quindi che alle spalle di ipotetici 900 mila falsi invalidi, ma anche 34 mila certi, ci deve essere una nutrita schiera di medici compiacenti e, verosimilmente, adeguatamente ricompensati.
Numeri talmente gradi che legittimano parlare di un vero e proprio mercato del “lavoro” nero e parallelo, dove il lavoro è il finto invalido, la professione la truffa e dove prolifera un indotto fatto di medici compiacenti, avvocati amici e funzionari disponibili. Un’economia truffaldina che costa allo Stato, a tutti, un mare di denaro pubblico.
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