ROMA – Giovani e anziani facoltosi. Saranno queste le due categorie che si potranno permettere le cure del futuro, un futuro molto prossimo che in qualche caso e in qualche Paese è già presente. Gli altri si arrangeranno. Sintesi questa forse un po’ ruvida ma non per questo meno vera di due notizie che, tra gli altri, racconta La Stampa. Da una parte la prima delle due, una buona, anzi un’ottima notizia. “Presto in Italia potremo contare su 45 nuovi farmaci che offrono risposte mediche non soddisfatte sino a ora – scrive Noemi Penna sul quotidiano di Torino . Hanno passato il vaglio del centro statunitense Fda e in una nota l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, fa sapere che 27 di questi hanno ottenuto “la revisione prioritaria, per essere portati il più rapidamente possibile sul mercato nostrano”. Già nei prossimi mesi si potrà quindi contare su un nuovo farmaco contro la fibrosi cistica, il cancro al seno, contro l’ipercolesterolemia così come l’insufficienza cardiaca”.
Una novità davvero felice specie considerando poi quello che viene spiegato dopo. E cioè che tra i nuovi farmaci ci sono molte nuove molecole sinora non presenti sul mercato. Il che vuol dire che si tratta non di farmaci rivisti e aggiornati, ma di prodotti totalmente nuovi per questo in grado non di curare meglio vecchie patologie, ma di offrire risposte a mali che non avevano cura. E farmaci tra cui compaiono anche prodotti destinati ad impattare sulla vita di milioni di pazienti e cittadini, come quello contro l’ipercolesterolemia.
Ma, c’è un “ma” grande come una casa. Poche righe più in basso, Mario Giaccone, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Torino e consigliere nazionale, spiega che i farmaci in arrivo, ottimi ed efficaci, saranno anche molto costosi. Cari anche in virtù ed in funzione della loro novità e della loro efficacia. Realizzare le nuove molecole è infatti certamente costato molto in termini di ricerca e sperimentazione, ragion per cui ora il prodotto costa. E qui, facendo uno più uno, si torna ai giovani e ai facoltosi dell’incipit. Come spiega Giaccone infatti, per sostenere il peso economico delle nuove cure il sistema sanitario nazionale, già alle prese con conti più che sballati, dovrà pressoché inevitabilmente fare delle scelte, garantire cioè le cure non indiscriminatamente ma a chi ha più chances di guarigione e una maggiore aspettativa di vita, investendo di fatto nel paziente “migliore”.
“Questo già accade nella sanità anglosassone, dove vengono messi a confronto costi e benefici, ad esempio scegliendo un paziente giovane rispetto a un anziano la cui aspettativa di vita è in ogni caso minore”, dice Giaccone. Poi, ovviamente, gli anziani facoltosi. E per le loro la spiegazione è più intuitiva. I nuovi farmaci, a prescindere dai conti del sistema sanitario infatti, rappresentano per questi un’ottima notizia ed una garanzia di cure più efficaci punto e basta. Sperando di non doversene servire, o almeno di rientrare in una delle due categorie su elencate, vediamo quali sono i farmaci in arrivo che secondo l’Aifa “faranno progredire in maniera significativa l’offerta terapeutica per i pazienti e la salute pubblica in generale, con un alto potenziale in termini d’impatto sulla qualità delle terapie”. Intanto va detto che ce ne saranno di diversi tipi, da quelli già citati contro l’ipercolesterolemia destinati ad un consumo su larga scala, sino a quelli studiati per le malattie rare. E iniziando da queste ci saranno, tra gli altri, il Kanuma per il deficit di lipasi acida lisosomiale (malattia genetica ereditaria che non permette all’organismo di produrre l’enzima per metabolizzare i grassi), l’Orkambi per la fibrosi cistica e il Xuriden per i pazienti con oroticoaciduria ereditaria (patologia che può causare anomalie del sangue come anemia e riduzione dei globuli bianchi).
Ce ne saranno poi altri contro le patologie oncologiche come mieloma, melanoma, cancro del polmone e al seno. E infine quelli destinati a migliorare la vita di milioni di malati, come il Praluent contro l’ipercolesterolemia, l’Entresto per l’insufficienza cardiaca e il Corlanor, che promette di ridurre l’ospedalizzazione nei cardiopatici. Infine, in via di approvazione, il Daklinza per il trattamento dell’epatite C, che si andrà a sommare al Sovaldi, Viekirax ed Exviera, i tre superfarmaci anti epatite balzati agli onori delle cronache per il loro costo di decine di migliaia di euro per ciclo di cura.