ROMA – E per far quadrare i conti ed ottenere l’aiuto, anzi il salvataggio europeo, il governo mise le mani nei conti correnti. Succede a Cipro, piccola e assai particolare realtà del Mediterraneo e dell’Europa, ma è successo tanto tempo fa anche in Italia.
La decisione cipriota, per quanto particolare, agita mercati e correntisti di mezza Europa, per una volta afflitti dalla medesima preoccupazione: può la decisione di praticare un prelievo forzoso sui conti correnti venir esportata dall’isola al continente? E’ praticabile anche in Italia? La risposta è no, mai, anche se…
I conti dell’isola contesa tra Grecia e Turchia sono in grave difficoltà e, come è stato per Atene, per l’Irlanda, per il Portogallo serve il soccorso dell’Europa tutta e della Bce e del Fmi per evitare il crack. E questa volta, tra le garanzie chieste allo Stato in difficoltà, è stata introdotta quella di una partecipazione diretta dei salvandi al salvataggio. Per la serie noi Europa vi finanziamo, ma almeno in parte contribuite anche voi. Su questa premessa è stata presa la decisione del governo cipriota, decisione di cui nessuno a livello continentale sembra volere la paternità, di un prelievo forzoso sui conti correnti. Si parla di un prelievo pari al 6.75% sui depositi sino a 100 mila euro, e del 9.90% su quelli superiori. Si parla perché se la decisione è presa, ancora deve essere ratificata dal parlamento locale e, soprattutto, si sta tentando di arrivare ad una riduzione del carico per i depositi piccoli, fino a 100 mila euro appunto, con di contro un aggravio per quelli più alti.
“Se il presidente di Cipro vuole cambiare qualcosa riguardo al prelievo sui conti bancari può farlo. Deve solo assicurare che il finanziamento sia intatto”, ha detto il membro del board Bce Joerg Asmussen. Il presidente cipriota Nikos Anastasiades, parlando alla nazione, ha assicurato di aver fatto la “scelta meno dolorosa” ed ha detto che sta ancora facendo pressione affinché l’Ue cambi decisione “per minimizzare l’impatto” sui piccoli depositi. Si lavora, appunto, ad una riduzione dal 6,75 al 3% dell’imposta minima contro un innalzamento dal 9,9 al 12,5% per quella superiore.
Realtà piccola e particolare quella cipriota con un sistema bancario grande 10 volte il Pil del paese, e quindi rappresentativo di una gigantesca bolla. Particolare poi perché considerato una sorta di paradiso dagli oligarchi russi che nei conti dell’isola hanno versato miliardi di euro e particolare perché, sino a ieri, i conti correnti ciprioti pagavano interessi del 7%. (Per dare un’idea si pensi che in Italia gli interessi pagati dalle banche sui depositi sono ben al di sotto dell’1%). Particolarità che però, seppur unite alla microscopica dimensione dello stato in questione, agitano e non poco cittadini e banche del resto d’Europa. “L’introduzione di un prelievo sui depositi bancari sembra aver rotto un altro tabù” dice Morgan Stanley secondo cui “questo va al di là del mercato e delle nostre aspettative, sollevando timori di un possibile errore politico e che potrebbe causare un rischio sostanziale di contagio” a paesi periferici. Che tradotto significa: e se aver introdotto il prelievo forzoso, anche se in una piccola realtà, ne rendesse in un certo senso lecito l’utilizzo, sdoganandolo altrove?
Preoccupazione che sta trascinando verso il rosso i mercati di mezza Europa ma, per quanto riguarda l’Italia, il prelievo forzoso non ha in realtà bisogno d’esser sdoganato. Correva l’anno 1992 quando l’allora presidente Giuliano Amato introdusse anche lui un prelievo di eguale natura, anche se di misura assai differente: si trattò allora di un prelievo pari al 6 per mille, dieci volte più piccolo di quello in discussione ora a Cipro.
La decisione cipriota preoccupa per i già citati motivi soprattutto la Russia. E per il presidente russo Vladimir Putin la tassa è “ingiusta, non professionale e pericolosa”, mentre il premier Dmitri Medvedev ha detto che “la possibile tassazione dei depositi bancari a Cipro sembra una confisca dei soldi altrui. Non so chi sia l’autore di questa idea – ha detto Medvedev – ma tutto evoca una confisca”. In realtà però non di confisca si tratta perché, proprio per evitare questa fattispecie, i correntisti dell’isola riceveranno in cambio dei loro soldi prelevati forzosamente, una contropartita di eguale valore in azioni della banca di cui sono clienti. Niente confisca quindi e niente esproprio. Però un trasferimento forzato di denaro liquido in azioni questo sì. E sarà da vedere quale sarà domani il valore di quelle azioni.
Per il correntista cipriota, per chi ha in una banca cipriota un conto corrente, dopo l’inutile fila al bancomat per prelevare quel poco che il bancomat erogava ancora (le banche sono chiuse da sabato e lo saranno fino a dopodomani compreso) una botta durissima e un difficilissimo calcolo. Se aveva 100mila euro, seimila settecento di questi (tremila e passa se va bene) non li ha più, sono diventati azioni della banca, per ora poco più che carta. Se però il governo non faceva il trasferimento forzato i 100mila euro rischiavano di diventare non 93mila scarsi ma anche zero perché probabilmente la sua banca, la banca del correntista saltava insieme alle altre. Vedersi tolti i soldi dal conto o vedersi tolto il conto insieme alla banca, scegli da quale finestra saltare o buttarti di sotto. Questo a Cipro. In Italia? Escluso! Escluso dicono tutti, le banche, i governanti, gli economisti. E in effetti è escluso che possa andare proprio così come a Cipro. Nel senso che il sei per cento o il tre per cento di prelievo è troppo, impensabile. Ma lo 0,6 per cento di prelievo c’è già stato. Dovesse buttare malissimo ma veramente male per l’economia, il bilancio, la stabilità…all’un per cento di prelievo non sarà impossibile arrivare se quel maledetto giorno dovesse venire.
In Italia, intanto, tutti assicurano che non c’è pericolo. Che la storia dei conti correnti ciprioti è altra storia rispetto alla nostra. L’Abi, associazione dei bancari italiani, assicura che non esiste rischio contagio.
Difficile parlare di contagio per una situazione che, per ora, è tutt’altro che definita. Perché su quel tetto dei 100mila si gioca la partita. Per la Bce sotto quella cifra è un errore toccare, ma resta il problema di trovare i soldi. Dagli Stati Uniti, invece, il Tesoro invita a trovare una “soluzione responsabile, giusta e in grado di assicurare la stabilità finanziaria”. Cosa vuol dire? Tutto e niente. Intanto a Cipro le banche restano chiuse, i bancomat “svuotati” e senza più file. Aspettando un accordo sulle cifre. E le conseguenze sugli altri paesi.
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