Grillo partigiano: “Se tornassero, piangerebbero”. Forse anche vedendo te, Beppe

ROMA – Dice Beppe Grillo che, “se i partigiani tornassero tra noi, si metterebbero a piangere”. Vero, la situazione dell’Italia è infatti abbastanza avvilente, figurarsi agli occhi di chi combattè  e morì giovane per la democrazia e contro il fascismo. Piangerebbero i partigiani, anche guardando Grillo e M5S che la democrazia parlamentare la schifano e il 25 aprile della Liberazione lo disertano oppure lo snobbano e offendono come la Lombardi Roberta: “Per me la vera liberazione è quella dai partiti”. Come dice Grillo, piangerebbero i partigiani a vedere quel che Michele Brambilla su La Stampa narra come il lavoro degli “sfascisti”, quelli che hanno preso il posto dei fascisti nel demolire il 25 aprile.

Un’uscita, un’esternazione quella del leader stellato prodotta e partorita ieri, giorno della Liberazione, che si è andata ad aggiungere e sommare a quelle altrettanto dubbie di altri leader politici. Nichi Vendola, l’ex alleato del Pd, ha fatto sapere che un paragone tra il nascente governo Letta e quello di unità nazionale del dopoguerra è impossibile, non però per i mille validi motivi per cui un simile parallelo è obiettivamente fuori luogo, ma perché “nel Cln non c’erano i fascisti”. Quindi Pdl uguale Pnf, Vendola dixit.

Paolo Flores d’Arcais, che leader politico non è, ma che certo si può definire un intellettuale di sinistra che ha sempre tentato di esserlo leader politico, ha detto invece che “il Pd sta rinnegando i valori della Resistenza e l’accordo con il Pdl insulta i partigiani”. Mentre Antonio Di Pietro, che leader politico lo è stato e ora non lo è più, bocciato dagli italiani, ha scritto sul suo sito che non riesce a festeggiare il 25 aprile perché “l’Italia di oggi non è un Paese libero e dopo le elezioni la Liberazione invece di avvicinarsi si è allontanata”.

Grillo è, per ovvie ragioni di seguito, il capofila dei commentatori freddi e distanti, ciascuno a suo modo, al 25 aprile, il principe di quelli che non si sono lasciati sfuggire l’occasione usare l’anniversario della Liberazione a misura della rispettiva “narrazione” che fanno del paese. Quelli che rientrano ora nella definizione di “sfascisti”. Scrive Michele Brambilla su La Stampa:

“Una volta a sporcare il 25 aprile erano i fascisti. Ora ci pensano gli sfascisti, quelli che la democrazia è sospesa ed Enrico Letta è come il maresciallo Pétain. (…) Ovviamente, ciascuno è libero di pensare che un governo di larghe intese sia un errore. Così come ciascuno ha il diritto di desiderare che Berlusconi stia il più lontano possibile dal governo del Paese. Ma chi paragona un governo Pd-Pdl al fascismo e il berlusconismo al ventennio di Mussolini, offende – oltre che la propria salute mentale – la Storia e soprattutto la memoria di quelli che la Resistenza l’hanno fatta davvero. Di quelli che quando in Italia c’era la dittatura del Duce, e non quella ‘dei partiti’, finivano in galera o al confino; che hanno poi combattuto contro i panzer della Wehrmacht e contro le SS; che sono stati torturati dalle Brigate Nere e fucilati. Offende la memoria dei cittadini italiani che sono stati emarginati dalle infami leggi razziali, e poi deportati nei Lager, e poi ammazzati con il gas, e infine sciolti nei forni crematori. Ma hanno mai letto, questi soggetti, una pagina di Primo Levi? O di Etty Hillesum? O il Diario di Anna Frank?”. La risposta è ovviamente no, e semmai dovessero aver avuto l’accidente di imbattersi in uno dei libri citati, l’unica spiegazione possibile è che non l’hanno capito. Anche perché, se quei testi avessero compreso, l’unica altra spiegazione possibile sarebbe allora che sono in malafede.

“Chi usa con disprezzo il termine ‘inciucio’ che alternativa propone? Andare alle urne con questa legge elettorale, ben sapendo che non avremmo di nuovo alcun governo? Evidentemente sì, preferiscono il caos. (…) vorrebbero che in Italia diventasse perpetua la stagione dell’odio, quella in cui si fa a gara a chi urla e a chi insulta di più: così potrebbero continuare a prosperare con le proprie attività politiche ed editoriali, che appunto di urla e di insulti si nutrono. Beppe Grillo ieri ha rievocato lo spettro del fascismo. Ma in questi ultimi tempi chi ha incitato alla marcia su Roma? Chi ha detto di puntare a controllare il cento per cento delle Camere? Chi telecomanda i suoi parlamentari a credere obbedire combattere, e guai a chi osa parlare di bocca propria?”.

Gridano al fascismo redivivo e imperante, fascismo che si vede nel non aver eletto Rodotà e nel fare niente meno che un governo con il Pdl. Gridano alla resistenza tradita e alla “non festeggiabilità” del 25 aprile. Sì, se tornassero i partigiani avrebbero molto da ridire e una domanda da fare, magari a  Vendola e Di Pietro: proprio sicuri che la democrazia made in Casaleggio sia quella, proprio quella per la quale abbiamo combattuto e siamo morti? Proprio sicuri che chi vuole la morte dei partiti e la fine per esaurimento del Parlamento sia il nostro vero erede e testimone? Rispondete di no, che non è così, e allora perché fate le ancelle, non richieste, di M5S? E pure il giorno della Liberazione, il nostro giorno?

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