Imu 2013 defunta, a condizione che…Come e dove rinasce nel 2014

imuROMA – Dunque l’Imu sulla prima casa ce l’hanno tolta e quest’anno ci sono quattro miliardi di tasse in meno da pagare, un paio di centinaia di euro a proprietario di casa….proprio sicuri? L’Imu sulla prima casa è in efetti abolita e defunta. A quattro rigorose condizioni però, l’ultima delle quali somiglia alla certezza che domani ci sarà il sole, alla sola condizione che non piova.

Prima condizione: la rata Imu di dicembre 2013 sparisce se il governo mantiene il suo “impegno politico”, se cancella la rata con una legge ancora da fare, se a dicembre il governo c’è ancora. La cancellazione della rata di dicembre 2013 è una specie di assicurazione sulla vita che il governo ha offerto a se stesso. Di cancellata ufficialmente per ora c’è solo la rata di giugno. E, se ha ragione Stefano Fassina del Pd, la stessa legge di stabilità che cancella l’Imu di dicembre istituisce la Service Tax di dicembre. Difficile abbia ragione Fassina, però non si sa mai.

Seconda condizione: l’Imu è cancellata a condizione di non essere tra quelli che in qualche modo continueranno a pagarla. Quanti e chi saranno non si sa.

Terza condizione: L’Imu è abolita a condizione di limitare nel tempo questa certezza. Abolita sì, ma nel 2013. Nel 2014, sotto altro nome, l’Imu rinasce, vive e lotta insieme a noi.

Quarta condizione: l’Imu è abolita e sostituita dalla Service Tax, cioè da una tassa una e trina la cui entità e i cui criteri di imposizione e riscossione saranno nelle mani del più esoso, famelico e sgangherato comparto del potere politico, quello locale.

Lo ha ammesso, a voler leggere bene, anche il vicepremier Angelino Alfano. L’Imu è stata abolita sì, ma solo a determinate condizioni e ha ottime probabilità di essere resuscitata. Con un tweet il segretario del Pdl ha annunciato: “Missione compiuta. Imu prima casa e agricoltura 2013 cancellata”. Comprensibilmente felice per aver centrato l’obiettivo che il suo partito giudicava irrinunciabile, Alfano, con quel “2013” ha però forse involontariamente svelato uno dei limiti, una delle condizioni che sottendono al pubblicizzato successo. Vediamo quali.

L’Imu sarà senza ombra di dubbio un ricordo del passato, ma è altrettanto una certezza che la tassa sulla casa, anche la prima, sotto altro nome, tornerà presto. Innanzitutto è bene ricordare che quello siglato ieri in Consiglio dei Ministri è un accordo politico che dovrà, poi, essere trasformato in legge dello Stato. Per che questo si verifichi è evidente che la conditione sine qua non è che, nei prossimi mesi, un governo ci sia ancora e possa quindi sancire ufficialmente la fine dell’Imu così come la conosciamo. Condizione questa che ha ottime probabilità di verificarsi, l’accordo in questione infatti è anche viatico per la sopravvivenza del governo stesso. Il Pdl aveva posto la cancellazione della tassa sulla prima casa come questione irrinunciabile e a cui era legata la loro partecipazione all’esecutivo. E sono stati accontentati. La prima rata, finora sospesa, è cancellata. La seconda andrà cancellata, è questo “l’impegno politico”, con la legge di stabilità in calendario a metà ottobre.

Posto che anche il saldo di dicembre ha ottime possibilità di sparire perché ci sarà un governo che agirà in tal senso, un’altra condizione per veder sparire l’Imu sulla prima casa è non appartenere a quelle categorie che comunque la pagheranno. E quali saranno queste categorie ancora non si sa. I cosiddetti immobili di pregio pagheranno in ogni caso, molto probabile. Solo loro? Forse, molto forse. A pagare una parte della futura Service Tax che ingloberà quanto resta dell’Imu pare proprio che saranno chiamati gli inquilini. Lo schema dovrebbe essere il seguente: quello di una tassa una e trina, appunto la Service tax. Un po’ tassa sulla proprietà, se la casa di proprietà ha certe carratteristiche che per ora però non sono certe. Un po’ tassa sui rifiuti urbani e qui pagano sia i proprietari che gli inquilini e un po’ tassa sui servizi pubblici comunali. Il tutto in un bel forfait, forse già a partire da dicembre 2013 come non esclude il vice segretario all’economia il Pd Stefano Fassina, di sicuro dal 2014.

E a questo punto si arriva al tweet di Alfano e al suo “2013”: la tassa sulla prima casa, ad essere onesti, non ci sarà solo per quest’anno. Dal 2014 tornerà, ed è scritto chiaro e tondo, sia pure sotto il nome di Service Tax, per la prima casa si pagherà di nuovo. Certo, si tratterà di una parte della nuova imposta che dentro di sé includerà la vecchia tassa sui rifiuti, un tassa sui servizi comunali e, appunto, un’imposta sui beni immobili. Cioè le case. Imposta che dovrebbe essere più bassa rispetto alla defunta Imu certo, ma comunque sempre di tassa si tratterà.

Sull’importo della nuova Service tax, e sulla quota di questa derivante dagli immobili, il condizionale è poi d’obbligo perché, su questo punto, s’inserisce un’altra incognita: il ruolo dei Comuni. La nuova tassa sarà infatti regolata dalle aliquote che gli enti locali stabiliranno comune per comune. Insomma si pagherà differentemente a seconda di dove si vive. Ma la storia recente insegna che non fidarsi dei governi locali è cosa saggia, basti pensare che le addizionali locali sono aumentate in 10 anni del 573%. E, come ricorda il Corriere della Sera nel suo editoriale in prima pagina: “Basta guardarsi alle spalle per scoprire che il Fisco ci ha, purtroppo, abituati a costosi stratagemmi verbali. Dietro ogni restyling, dietro ogni nuovo acronimo coniato dall’inarrestabile fantasia dell’Erario, si è nascosto un aggravio”.

A conti fatti, si potrà in definitiva dire che la tassa sulla prima casa sarà sparita se la futura Service Tax costerà agli italiani intorno ad 1,5 miliardi di euro, il gettito previsto dalla Tares, cioè ex Tarsu aumentata, insomma la tassa sui rifiuti aumentata. Ma Letta E Saccomanni hanno addirittura assicurato che la nuova Service Tax non supererà i 3,5 miliardi. Hanno detto così come fosse lieta novella perché l’Imu di prima più la Tarsu di prima facevano 4 più uno e cioè cinque miliardi.  La vecchia Imu infatti, più la Tares, costavano ai contribuenti circa 5 miliardi l’anno quindi i 3,5 sarebbero un risparmio di 1,5 per i contribuenti. Risparmio sì, se dentro si calcola l’Imu e quindi, matematica non è un’opinione, nella Service Tax 2014 restano due miliardi di Imu 2013. Se non è zuppa, è pan bagnato: magari non fino all’orlo del bicchiere, ma la miscela fiscale è sempre quella.

 

 

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