ROMA –Il governo è debole e lavora di rinvii, i Comuni sono rapaci e provano a farsi dare di più che nel 2012: il risultato è che Stato e Comuni ci danno solo una settimana, sette giorni dal 9 al 16 dicembre per impiccarci all’Imu. Imu sì – Imu no, ritornello e balletto che ormai dovrebbe aver sfiancato più o meno tutti. Il governo ha promesso che la cancellazione della seconda rata dell’imposta sulla casa verrà formalmente sancita la prossima settimana. Ma c’è un’altra seconda rata che preoccupa gli italiani: quella che riguarda tutte le abitazioni che prima casa non sono e che per questo, entro il 16 dicembre, dovranno saldare l’Imu per il 2013. Peccato che i Comuni, circa 4 mila Comuni, ancora non abbiano comunicato ai contribuenti quali saranno le aliquote che applicheranno. Hanno tempo sino al 9 dicembre per farlo ma, come denunciano i Caf, in una settimana sarà impossibile fare i conti.
Cittadini preoccupati chiamano, Caf disarmati rispondono. E’ questo il copione che da giorni si ripete sulle linee telefoniche dei centri di assistenza fiscale. I contribuenti chiamano e chiedono aiuto, cercano di capire come e quando potranno pagare la seconda rata dell’Imu che devono e cercano d’informarsi, soprattutto, su quanto dovranno pagare. Dall’altra parte del telefono però le risposte non arrivano, e non per colpa delle persone che rispondono, ma per colpa delle risposte che non ci sono.
La legge concede infatti ai Comuni di poter definire e rendere note le aliquote che applicheranno entro il 9 dicembre. Ma la scadenza per il pagamento è fissata appena una settimana dopo. E, ad oggi, ben 4 mila comuni italiani hanno mantenuto un rigoroso riserbo sull’aliquota che vorranno chiedere ai loro contribuenti, lasciandoli così nell’incertezza e, forse, nell’impossibilità di pagare correttamente.
Secondo le stime fornite da Valeriano Canepari, coordinatore della consulta nazionale dei Caf, ai centri di assistenza fiscale si sono rivolti, per la prima rata, circa 5 milioni di italiani sui 15 che la dovevano. E se dal 10 dicembre al 16 bisognerà fare i conti per milioni di contribuenti, il tempo materiale non ci sarà. E, di conseguenza, molti si troveranno a pagare fuori tempo o importi errati.
La soluzione, secondo Canepari, sarebbe quella di adottare le nuove aliquote per i comuni che le hanno pubblicate entro il 15 novembre e, per gli altri, utilizzare quelle valide nel 2012 rimandando il pagamento dell’eventuale differenza all’acconto del 2014, cioè a giugno prossimo. Questo perché la legge, oltre che il buon senso, vorrebbe che ci fosse “un minimo di 60 giorni tra l’adozione dei provvedimenti di attuazione delle disposizioni tributarie e la scadenza dell’adempimento”. Non è però affatto detto che questa soluzione sia effettivamente adottata.
Per questo e per segnalare il problema, oltre che lo scandalo che i Comuni siano in questo modo inadempienti rispetto ai loro doveri, l’associazione che raggruppa i Caf ha inviato una lettera di denuncia al ministro Fabrizio Saccomanni e a Piero Fassino, presidente dell’associazione che riunisce i comuni italiani. Su questo il Corriere della Sera dedica l’editoriale di prima pagina al mancato rispetto, all’insolenza manifesta nei confronti del contribuente che caratterizza tutta la storia dell’Imu fin dalla sua nascita. Da due anni questa tassa c’è e da due anni il contribuente non ha mai potuto sapere con certezza e in tempi utili chi, come e quanto pagare. Una barbarie lunga due anni. E che oggi è al suo ultimo capitolo con un governo debole che non riesce a risolvere ciò cui si è auto obbligato (abolizione dell’Imu prima casa), con Comuni rapaci che provano ad alzare di nascosto le aliquote Imu (tanto paga lo Stato e non i cittadini del Comune stesso) e con la barbarie di una settimana, sette giorni che Stato e Comuni ti lasciano per impiccarti all’albero della tassa dell’Imu.
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