Istat: chi è ignorante muore prima

Istat: chi è ignorante muore prima
Istat: chi è ignorante muore prima

ROMA – Istat offre un giochino agli italiani: dimmi quando sei nato, che titolo di studio hai e ti dirò, statisticamente per carità, quando muori. Il giochino, irresistibile, svela (?) che solo il 53 per cento dei maschietti con la licenza elementare arriva agli 80 anni di vita. Con la scuola media in tasca a 80 anni ci arriva il 59 per cento dei maschi italiani, col diploma gli ottantenni in vita sono il 63 per cento. La laurea garantisce, in media, sempre in media, gli ottanta ani di vita al settanta per cento dei maschi. Per le donne percentuali diverse, non troppo, ma medesimo trend e lezione: chi più ha studiato campa di più.

Si tratta dello svelamento di ciò che non era per nulla velato o celato. Diciamo che lodevolmente l’Istat conteggia l’ovvio. Maggior titolo di studio fa quasi sempre “scopa” con migliori risorse economiche, famiglia di provenienza capace di maggior accudimento e protezione…Non solo: maggior numero di nozioni acquisite e maggiori competenze sviluppate (capacità di relazioni complesse, concettualizzazione, capacità di astrazione…) significano anche migliori abitudini alimentarie, sanitarie e migliori cure sia preventive che successive ad eventuali patologie.

Era così al’epoca dei romani, nel medioevo e il secolo scorso: chi studia di più campa di più. Di nuovo c’è il fatto che sia ancora così. In una società molto “liquida” e tanto diffidente delle competenze da aver elevato l’incompetenza al rango di virtù civile (vedi la politica ai non politici, l’economia al cittadino, la valutazione dello studente ai genitori…), in una società così dove la scolarizzazione è di massa e la comunicazione lo è altrettanto via web permane e non viene né rimosso né scosso il dato che chi più studia più campa.

Il che si può leggere anche a rovescio e sempre inconfutabile rimane: chi è ignorante muore prima. Il che è una piccola vendetta a nome della conoscenza e della competenza che la selezione naturale si prende. Perché si sa da sempre, è sempre stato che povertà faccia rima con mortalità. Ma ora sappiamo che anche in una società dove rarissimamente si muore di fame o di malattia da indigenza, anche in una società dove i livelli di povertà relativa garantirebbero almeno la sopravvivenza, anche in questa moderna e opulenta società se sei ignorante muori prima. In una società quale? Qui, da noi, in Italia: dove l’ignoranza governa, insegna, conduce, scrive, posta, vota alla grande. Poi la natura, evidentemente un po’ snob, si prende la sua piccola rivincita.

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