Kant, vade retro mente straniera. A quando quell’ebreo di Einstein?

Immanuel Kant, vade retro mente straniera. A quando quell'ebreo di Einstein?
Kant, vade retro mente straniera. A quando quell’ebreo di Einstein?

KALININGRAD – Imbrattata la statua ed oltraggiata la lapide, e poi la battaglia per non intitolargli l’aeroporto e le parole del viceammiraglio del Baltico che ha definito i suoi scritti come “libri che nessuno dei presenti ha mai letto né mai leggerà”. Oggetto degli strali è Immanuel Kant, padre dell’Illuminismo, autore di alcuni testi come la ‘Critica della Ragion Pura’ ed estensore del concetto ‘il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me’, colpevole, a detta dei suoi moderni detrattori, di essere poco patriottico, anzi un vero e proprio traditore della Patria.

E’ l’ultima reificazione dell’oscurantismo che oggi prende la forma dell’improbabile scontro tra sovranismo ed illuminismo, che ieri e forse domani farà di Einstein l’ebreo che inventò l’atomica e che, nella somma ignoranza di chi lo propone, dimentica che Kant, pur essendo nato nell’odierna Russia russo non era, ma prussiano, e quindi difficilmente avrebbe potuto tradire una patria che non era la sua. Contrapporre le ragioni della logica e del buon senso al sovranismo e soprattutto all’humus culturale da cui questo nasce, è il tipico esercizio che sarebbe stato affidato a Sisifo ma, per raccontare quel che sta accadendo nell’enclave russa nella vecchia Europa, non si può non ricordare che Kant, passato alla storia anche come il ‘filosofo tedesco’, non era russo.

Nacque, è vero, in quella che oggi è una città russa chiamata Kaliningrad. Città che però 300 anni fa, quando Kant venne alla luce, si chiamava Koenigsberg ed era parte del regno di Prussia. Basterebbe questo per rendere le ragioni di chi vuole Kant ‘traditore della patria’ risibili e fuori luogo, oltre che fuori dalla Storia. Ma Kant, oltretutto, durante la guerra dei 7 anni insegnò proprio ai russi come difendersi e fece anche parte dell’accademia delle scienze di San Pietroburgo. Questo però non basta ai sovranisti di oggi che della Ragione e della Storia non sanno che farsene, e Kant oggi diventa per questo come un Soros qualsiasi, una sorta di agente di quelle che un’ottantina di anni fa sarebbero state chiamate le plutocrazie giudaico-massoniche.

Un individuo da cui prendere le distanze, da criticare a attaccare non per le sue idee – e d’altra parte come potrebbe farlo Igor Muhametshin, il già citato viceammiraglio che i libri di Kant non ha mai letto e probabilmente non solo quelli – ma perché “sarebbe un’offesa per i veterani della guerra”, come ha sottolineato addirittura un deputato della Duma. Fa ridere anche se dovrebbe far piangere ma è come se, nel nostro piccolo italico, decidessimo di non voler considerare romani gli imperatori nati in Spagna o in Africa o, più recentemente, come se considerassimo gli eroi risorgimentali nati fuori dal Regno Sabaudo come immigrati agitatori.

C’è confusione, tanta, mischiata innegabilmente ad un’altrettanto grande dose di ignoranza nelle testa di chi lancia la vernice sulla statua di Kant e di chi ne vuole cancellare il nome, ma a rendere questa miscela esplosiva e a farla assomigliare a miscele che in passato già incendiarono l’Europa e il mondo, è il seguito che questa ha tra la cosiddetta gente, il popolo, e peggio ancora tra chi il popolo governa.

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