Libia: se l’Italia stava fuori, come volevano Berlusconi e Bossi

ROMA – E se in Libia avessimo fatto come dicevano Berlusconi e Bossi? Se invece di seguire la Nato e la comunità internazionale ci fossimo chiamati fuori dalla guerra contro Gheddafi appoggiandone, di fatto, la resistenza?  La domanda è legittima, se la pone anche Antonio Polito sul Corsera, e diventa ancor più legittima vedendo tutti i politici che si schierarono contro l’intervento in Libia tacere sulle loro vecchie prese di posizione ora che i “ribelli” hanno vinto e che si sta aprendo la corsa a “riposizionarsi” in Libia.  Una manciata di giorni dopo l’intervento contro il Raiss “impostoci dalla Francia”, abbiamo avuto bisogno dell’aiuto della Bce, e quindi anche della Francia,  i nostri titoli di stato cominciavano ad assomigliare sempre più a carta straccia. Se avessimo seguito la linea leghista e i consigli del premier,la Bce ci avrebbe aiutato lo stesso? Le nostre aziende avrebbero avuto lo stesso accesso alle risorse libiche, quantomeno in termini di rapporti con il nuovo governo che nascerà? In altre parole, l’interesse nazionale sarebbe stato premiato da un non intervento? La risposta è, ovviamente, no.

Se Berlusconi, come ha più volte lui stesso dichiarato, non fosse stato costretto da Napolitano e da Obama ad intervenire in Libia e avesse agito di testa sua decidendo di non partecipare alla missione, come poi hanno più volte chiesto esponenti leghisti, l’Italia sarebbe andata incontro ad un “penale” politica, diplomatica ed economica. La verità è questa, e sarebbe bello se qualcuno di quelli che hanno osteggiato l’intervento, molti anche a sinistra, si ricordassero di quanto hanno sostenuto sino a ieri. Ma difficilmente accadrà.

Se l’Italia non avesse partecipato alla missione in Libia, oltre a chiamarsi fuori dalla comunità internazionale dato che una posizione neutra per il nostro paese era impensabile vista la nostra storia e la nostra collocazione geografica, avremmo avuto altre due conseguenze fortemente nefaste. In primo luogo ci saremmo naturalmente inimicato il nuovo governo libico, mettendo a rischio così i grandi interessi economici e strategici che abbiamo in terra libica regalando, di fatto, il monopolio della ricostruzione e del petrolio a francesi ed inglesi trasformando in carta straccia importanti accordi commerciali siglati da aziende come l’Eni e dal nostro stesso governo.  Se avessimo fatto come dettava il cuore a Berlusconi e come dettava la tasca a Bossi…Berlusconi nei primi giorni della rivolta “non voleva disturbare Gheddafi”, poi raccontava di aver ceduto a “Napolitano e al Parlamento”. Bossi considerava soldi buttati quelli per navi ed aerei italiani che intervenivano e chiedeva di chiudere le basi italiane agli aerei alleati. Maroni diceva che ogni giorno di guerra in Libia portava all’Italia “solo clandestini”…Tutto dimenticato, tutto archiviato, tutto passato in cavalleria. Fino alla prossima volta, fino alla prossima occasione in cui si tratterà di individuare e non fuggire l’interesse nazionale.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie