La lobby sovrana: il calendario. Voto a maggio, categorie graziate

Circo Massimo, protesta dei tassisti contro le liberalizzazioni (Lapresse)

ROMA – Vittoria netta dei tassisti e rotonda per gli avvocati, pareggio per i notai e sconfitta, di misura, per farmacisti e banche. Sono questi, in sintesi, i vincitori e i vinti delle liberalizzazioni. Il provvedimento, ancora in fieri visto che è in corso la votazione sugli emendamenti a palazzo Madama, disegna un quadro di novità ridotto e ridimensionato rispetto alle iniziali idee del governo, ma pur sempre delle novità contiene.

Su alcuni temi importanti il governo è riuscito a difendere quanto scritto nella prima bozza. Resta anzitutto la separazione proprietaria fra Eni e Snam. Entro maggio un decreto del Presidente del Consiglio stabilirà i principi di uno scorporo che, dice sempre la norma, dovrà essere concluso 18 mesi dopo, a settembre 2013. Resta poi la soglia di fatturato di 200mila euro oltre la quale i sindaci sono tenuti a mettere a gara i servizi comunali.

Quelli a cui è andata peggio sono farmacie e banche. Il mondo delle banche protesta per l’obbligo di concedere il conto corrente gratis a tutti i pensionati con assegno inferiore ai 1.500 euro. “Il governo non può chiederci di fare servizi gratuiti, si snatura la dimensione d’impresa bancaria”, lamenta il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari. Costo dell’operazione per gli istituti finanziari, secondo le stime delle banche stesse, un miliardo di euro. Oggi poi sono passate due modifiche del Pd che eliminano le clausole “qualsiasi sia la loro denominazione” sull’apertura e la tenuta di linee di credito. E anche le ipoteche su vecchi mutui ormai estinti saranno cancellate “automaticamente” senza dover andare dal notaio, come avviene invece oggi. “Non chiediamo che le banche non traggano profitti dalla loro attività, ma ciò deve avvenire nella trasparenza”, ha detto Filippo Bubbico del Pd.

Infuriati, anche se rispetto alla bozza iniziale qualche miglioramento lo hanno ottenuto, i farmacisti. Il compromesso raggiunto sulla bozza governativa prevedeva di fissare il nuovo limite alla apertura dei negozi in uno ogni tremila abitanti. Loro chiedevano di salire a 3.800, si è chiuso a 3.300, ben al di sotto dei 5.000 stabiliti dall’attuale normativa e dei 4.000 chiesti dal Pdl. Ma l’apertura delle nuove farmacie non era l’unico punto: via libera, dal 2013, alle confezioni di farmaci monodose e alla possibilità per le parafarmacie di vendere preparati galenici e farmaci veterinari oltre che alla possibilità di vendere le medicine che l’Aifa toglierà dalla lista di quelle di fascia C anche nei piccoli comuni, e non più solo in quelli oltre i 12.500 abitanti. Tutte novità che hanno fatto storcere il naso al mondo dei farmacisti.

Portano a casa un pareggio i notai, restano in sostanza indispensabili ma dovranno rimetterci qualcosa: sparisce la norma che li escludeva dalla costituzione di società a responsabilità limitata semplificate ma, fino ai diecimila euro – recita l’ultima versione – la loro prestazione dovrà essere gratuita.

Vittorie invece, e non di misura, per avvocati e soprattutto tassisti. I primi sono riusciti a far cancellare la norma che gli imponeva di presentare, quando richiesto, un preventivo scritto e continueranno a non essere obbligati a pagare uno stipendio ai praticanti. Un successo su tutta la linea. Viene poi rivista la norma sulle tariffe minime: per le liquidazioni decise dal giudice nulla cambia fino a che – entro quattro mesi – non verrà emanato un decreto ministeriale. I secondi invece, i tassisti, sono i veri vincitori della battaglia liberalizzazioni essendo ancora una volta riusciti, di fatto, a stoppare qualsiasi modifica nel settore. Le licenze rimangono in mano ai comuni e verrà sì creata un’Autorithy ad hoc, ma di fatto priva di poteri. Il suo compito sarà infatti quello di fornire linee d’indirizzo alle varie amministrazioni che potranno però, tranquillamente ignorarle non essendo vincolanti. L’Autorità, quando i suoi consigli rimarranno inascoltati, potrà al massimo rivolgersi al Tar.

Insomma notai, avvocati e tassisti se la sono cavata e i farmacisti hanno limitato i danni, alle banche una ferita di quelle che si curano. Come mai è andata così? Raccontano dei lobbisti che al Senato scrivono e passano gli emendamenti ai senatori, raccontano di accordi tra Pdl e Pd sui tassisti, raccontano dei molti avvocati che sono parlamentari. Ma il più grande e potente “lobbista”, quello che ha lavorato per tutti è stato il calendario: il 6 maggio si vota in un terzo d’Italia.

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