Tasse casa, maledizione aumento. Local, cioè prima al 5 per mille, seconda al 12

di Riccardo Galli
Pubblicato il 17 Novembre 2014 - 12:56 OLTRE 6 MESI FA
Local Tax, tira aria di salasso

Local Tax, tira aria di salasso

ROMA – Una maledizione, un’acclarata maledizione grava sulle tasse relative alle case degli italiani. La maledizione recita: la tassa sarà senza pace, ogni anno sarà cambiata, toccata, e ad ogni tocco crescerà, aumenterà perf inestirpabile incantesimo. Al prossimo giro, prossimo nel senso l’anno prossimo, saranno i Comuni a metterci più mano di prima sulla tasse per la casa. E quindi eccola scattare la maledizione: sulla prima casa di proprietà l’aliquota Tasi oggi prevista come massima al 3,3 per mille diventerà nella versione local tax aumentabile fino al 5 per mille. E sulla seconda casa, oggi tassata al massimo tra Imu e Tasi al 10,6 per mille si potrà arrivare al 12 per mille.

“Aho’, come stamo stamo…”. Che tradotto significa, più o meno, lasciamo le cose così come stanno. E a chi ha visto la Grande Guerra, il film da cui la citazione romanesca è tratta, non potrà non sentir risuonare nella sua testa la battuta di Alberto Sordi leggendo le ultime notizie in materia di ‘Local Tax’ che già parlano di “salasso”. Ma la maledizione non si fermerà neanche dinanzi all’auto ironia, seppur dolente. Local tax per evitare la tarantella di Imu e Tasi che ovviamente si pagano in date diverse, si calcolano ciascuna per conto suo e ogni Comune fa come gli pare. Local tax per avere come nei luoghi civili e non impazziti una e una sola tassa sulla casa. Questa era l’idea. ma tra l’idea e la pratica c’è di mezzo la maledizione. Quindi la local tax sarà di più della tassa che c’era prima.

Dietro la nuova ed anglofona sigla, si nasconde la nuova riorganizzazione della fiscalità sugli immobili. Insomma, la ‘Local Tax’ sarà l’erede di Ici, Imu e Tasi. Prodotto di una razionalizzazione di un universo, come è quello delle tasse sulle case, che ad oggi tutto è tranne che razionale. E in comune con le sue antenate avrà la non invidiata caratteristica di produrre un nuovo aumento.

Ma se una riorganizzazione era ed è auspicabile se non addirittura necessaria, insieme a questa, come ogni volta che alla materia si mette mano, sono in arrivo nuovi aumenti, per le prime come le seconde case.

“Le aliquote – riporta Paolo Russo su La Stampa – varieranno dal 2.5 al 5 per mille, con una detrazione fissa di 100 euro sulla prima casa. Più di quanto il Fisco chiede oggi per le abitazioni principali, con l’aliquota Tasi tra l’1 e il 2.5 per mille (e licenza di salire sino al 3.3 per mille per finanziare le detrazioni”.

L’aliquota massima di oggi, il 2.5 per mille, diventerà con la nuova Local Tax l’aliquota di partenza. E meglio non andrà con le seconde case che, invece, subiranno una batosta ancora più dura. A fornire le cifre è ancora Russo, che scrive: “l’aliquota passa dall’attuale forchetta 8.6-10.6 per mille a quella nuova, tra l’8.5 e il 12”. L’aliquota massima, anche in questo caso, diventerà praticamente la minima.

Come spiega ancora il quotidiano torinese, la risistemazione della fiscalità sugli immobili porterà anche dei vantaggi per i contribuenti, come i tanto annunciati bollettini pre-compilati, previsti per il 2016. E poi con la Local Tax, secondo le stime fatte dalla Uil, oltre il 20% delle prime case diventerebbe esentasse, con le detrazioni cioè sufficienti automaticamente a coprire l’importo delle imposte.

Ma se la genesi e la ratio della riorganizzazione sono assolutamente condivisibili, oggi gli italiani pagano la Tasi sulla prima casa e l’Imu sulla seconda. Ma pagano l’Imu e non la Tasi sulle terrazze, sui box e le cantine della stessa prima casa su cui pagavano la Tasi. Un groviglio di norme, cavilli, distinguo, eccezioni che non può essere considerato adatto ad un Paese che ama definirsi civile.

Eppure, nonostante la bontà delle intenzioni, come nel passaggio da Ici ad Imu, e come in quello da Imu a Tasi, l’occasione sembra essere stata presa per buona per aumentare il conto che verrà presentato agli italiani.