Los Roques: la maledizione dei 5 Bn2 Islander. Crashed il 18, 19, 20, 21 e 22!

Il modello di Britten Norman Bn2 Islander sparito al largo di Los Roques

ROMA – Il numero 18 fabbricato nel 1968 crashed a Tonga nel 1975, il numero 19 crashed in Venezuela nel 1987, il 20 era quello di Missoni, il 21 è precipitato in Germania nel 1983, crasched in Germania anche il numero 22 nel 1975: una maledetta cinquina di B2 Islander. Quella cinquina, proprio quella perché di Bn2 Islander ne sono stati fabbricati 1280 e il 75% non hai avuto incidenti o guasti di rilievo. Guasto, errore umano, imperizia, scarsa manutenzione, maltempo, dirottamento, sono tante la plausibili cause dell’incidente aereo che ha coinvolto il bimotore su cui viaggiava Vittorio Missoni.

Tanti “ottimi” e concreti oltreché plausibili motivi, ma anche un’ombra, un sospetto, un particolare sinistro che si aggiunge e si somma a questi. Il Bn2 Islander, sparito al largo del Venezuela, aveva perso in altrettanti incidenti aerei i due modelli gemelli usciti prima di lui dalla catena di montaggio, e stessa sorte era occorsa ai due sfornati subito dopo. Mancava in pratica solo lui, il numero 20 di quella sfortunatissima partita, per completare quella che si è rivelata una cinquina maledetta.

Di aerei uguali a quello scomparso in volo tra Los Roques e Caracas ne sono stati prodotti, in tutto, quasi 1300 esemplari, 1280 per l’esattezza. Di questi 344 sono stati coinvolti in incidenti sufficientemente gravi da rendere inutilizzabili i velivoli. La matematica dice quindi che più di un quarto dei “fratelli” dell’aereo su cui volava Vittorio Missoni sono stati coinvolti in incidenti gravi. Una percentuale che potrebbe apparire clamorosamente alta ma che deve in verità tenere conto di dove e come questi aerei operavano. La cattiva sorte di un velivolo può dipendere infatti moltissimo dalle condizioni operative, dall’essere utilizzato massicciamente in paesi nel Terzo mondo o da compagnie poco attente alla manutenzione, condizioni in cui anche il migliore dei prodotti può finir male.

Racconta La Stampa che frugando tra i registri aereonautici Antonio Bordoni, analista di compagnie aeree e di aeroporti che insegna alla Luiss di Roma, ha scoperto che gli aerei numero 18, 19, 21 e 22 riportavano tutti la medesima annotazione alla fine della loro storia: crashed. Il primo ad andarsene fu il numero 18, precipitato a Tonga nel marzo del 1975, appena 7 anni dopo esser uscito dalla catena di montaggio. Come nel ’75, a giugno, precipitò anche il numero 22, questa volta in Germania. Qualche anno in più sopravvisse il numero 21 che smise di solcare i cieli nel maggio del 1983, anche lui in Germania. Resistette invece fine al 1987 il numero 19 che andò incontro al suo destino in Venezuela.

Un aereo quindi persino “fortunato” quel numero 20 sparito insieme ai suoi passeggeri, capace di resistere alla sfortuna per oltre un quarto di secolo in più rispetto ai suoi fratelli precipitati tutti quando ancora il mondo era diviso in blocchi e Berlino era attraversata da un muro. Fortunato anche perché, come ha scoperto sempre Bordoni, anche lui aveva avuto un serio incidente, un hard landing, un atterraggio duro che lo aveva seriamente danneggiato non rendendolo però inabile al volo. Un incidente avvenuto quando la matricola dell’aereo di Missoni era ancora N555JA, e non YV2615 come l’ultima sfoggiata prima del fatale volo, e per questo rimasto nascosto sino ad oggi. Era l’aprile del 1977, nel pieno degli anni che si portarono via i suoi “fratelli”, e teatro dell’incidente furono le Hawaii. Un atterraggio “duro” in cui riportò, come annotano i registri dell’epoca, “substantial damage”.

Un aereo “tosto” quel Bn2 Islander, capace di rialzarsi in volo dopo un incidente serio come quello di fine anni ’70 e capace di rimanere operativo una trentina buona d’anni in più rispetto ai suoi fratelli. Un aereo tosto ma anche vecchiotto e verosimilmente provato. C’entrano poco nel disastro la sfortuna e i numeri. Altre sono certamente le cause e le ragioni che hanno portato alla scomparsa del piccolo bimotore mai giunto a Caracas. Anche se quella della cinquina maledetta resta una singolare coincidenza.

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