ROMA – Potrebbe essere sintetizzata nella formula “il peso del successo” la gaffe che ha visto protagonista la giovane renziana Marianna Madia oppure, scegliendo una linguistica più cara a molti di quelli che non hanno perso tempo nel sottolineare l’errore, “molti nemici molto onore”. Rea, la Madia, di aver preso fischi per fiaschi, di aver confuso il ministero dello sviluppo economico con quello del lavoro e, secondo alcuni, il ministro Flavio Zanonato con Enrico Giovannini.
Ma ripartiamo dalla fredda cronaca. La Madia, membro della nuova direzione democratica targata Matteo Renzi con delega al lavoro, aveva appuntamento con il ministro Giovannini, titolare del dicastero del lavoro. La giovane deputata però, nonostante l’essere nata a Roma, è rimasta vittima di un equivoco abbastanza usuale specie per chi alla città eterna non è avvezzo: ha confuso un palazzo con un altro. E così, invece di entrare nel ministero giusto, ha imboccato l’ingresso del ministero per lo sviluppo economico. A discolpa della giovane va detto che, entrambi i palazzi, si trovano a via Veneto, praticamente uno di fronte all’altro.
A questo punto della storia le versioni però divergono. La più maligna, riportata da Il Tempo, quotidiano romano storicamente vicino alla destra, racconta di una Madia che non solo il portone ha confuso, ma anche il ministro. La deputata sarebbe infatti salita dal ministro sbagliato, si sarebbe seduta di fronte a lui e avrebbe cominciato a fargli delle domande e, solo quando Zanonato gli ha svelato l’errore, avrebbe compreso la gaffe.
Su questo punto però le ricostruzione fornite dalla Madia e da Zanonanto differiscono da quella de Il Tempo e, entrambe, raccontano di un semplice scambio d’ingresso. E ad onor del vero questa seconda appare più verosimile visto che, la Madia, sia Giovannini che Zanonanto conosce di persona e, come si evince facilmente dalle foto, i due non si somigliano affatto.
Come sia andata veramente non è certo ma, immediatamente, è cominciata la corsa alla presa in giro, a partire dai social network che a questo gioco meglio si prestano, twitter in testa. Presa in giro in qualche modo inevitabile e persino sana. Saper ridere anche di se stessi è una qualità e non un difetto. Ma, come rileva Sebastiano Messina su Repubblica, le punzecchiature alla Madia si sono rivelate più velenose del solito e non sono arrivate solo da chi, come Il Tempo, è “nemico” strutturale, ma anche dagli “amici”.
“Fatto sta – scrive Messina – che ieri contro la Madia si è scatenata tutta l’ironia del popolo di Twitter. ‘Gaffe terrificante’. ‘Sbaglia ministro e ministero. Segni particolari: non è un genio’. ‘Io non ci credo: sarà il ministero che si è spostato’. ‘Se parli per mezz’ora con un ministro al posto di un altro, non è la geografia che ignori’. ‘Renzi sì che sa premiare il merito e scegliere bene!’. E già che c’è, qualcuno ricorda la penultima puntata della Madia-story, l’accusa della bersaniana direttrice di Youdem, Chiara Geloni, di aver cambiato corrente troppo disinvoltamente, e soprattutto troppo spesso. Riassume su Twitter Marco Esposito: ‘Prima Veltroni, poi D’Alema, poi i giovani turchi. Alle parlamentarie con Fassina, ora con Renzi’. E stavolta nessuno ricorda la lettera di solidarietà a Marianna di 26 deputate, né la gelida risposta da lei data de visu all’accusatrice Geloni: ‘Avrei voluto chiamare mia figlia Chiara, ma ora purtroppo dovrò cambiare nome’. Troppa attenzione per un semplice equivoco? Può darsi, ma forse è il pegno che devi accettare di pagare se diventi capolista del Pd alla Camera a 25 anni — confessando candidamente nell’occasione la tua ‘inesperienza politica’ — se hai attraversato il Pd come una meteora, e dopo aver vinto le ultime primarie hai disinvoltamente rivelato che ‘nel Pd ci sono vere e proprie associazioni a delinquere, sul territorio’. Va a finire che poi c’è troppa gente, che aspetta di coglierti in fallo alla prima gaffe”.
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