Novanta morti al giorno per malasanità: una balla di successo. Sono 329 l’anno

Foto Lapresse

ROMA – “Ennesimo caso di malasanità…”. Quante volte abbiamo letto o ascoltato queste parole sotto forma di titolo di telegiornale o di quotidiano? Molte, probabilmente troppe. Ma non per colpa dei medici bensì a causa di quelle leggende metropolitane che si autoalimentano sino a diventare realtà, almeno per l’opinione pubblica. Ed è esattamente il caso dei famigerati “90 morti al giorno causati da errori medici”. Una balla, semplicemente. Eppure internet, non luogo in cui si possono trovare informazioni in un batter di ciglia, in questo caso è volano e contenitore di una colossale bufala. A dire il vero la rete spesso si presta diventare veicolo di storie non vere, rendendole credibili e quindi veritiere solo grazie al loro propagarsi e rigenerarsi attraverso racconti, storie, testimonianze e link che nel mondo telematico si moltiplicano. In una sorta di moderno gioco del telefono dove, a differenza del gioco “classico”, la storia non viene distorta ma semplicemente amplificata.

“Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e, ad essere onesti, anche diversi organi di stampa e giornalisti hanno contribuito ad alimentare la “psicosi” tutta italiana da malasanità, ma la parte del leone la fa certamente internet: provate a digitare su google “90 morti al giorno per malasanità” e vedrete una sfilza di risultati che ha dell’incredibile. Anche perché quasi tutti i link che il motore di ricerca scoverà sono assolutamente privi di condizionale e di dubbi e certificano quei 90 decessi al giorno come una verità granitica al pari del sole che sorgerà nuovamente domattina. Eppure sono semplicemente favole.

Come in tutte le leggende che si rispettino anche all’inizio di questa si può ritrovare un punto di partenza, un granello di verità. Granello che in questo caso è rappresentato dagli episodi di malasanità che purtroppo realmente accadono. Anche tra i medici, come in tutte le categorie umane, esistono le persone brave e preparate, quelle meno brave come i delinquenti. Errori medici, anche clamorosi ci sono eccome, ma le cifre, quelle vere, sono ben lontane da quei 90 morti al dì che molti indicano.

La genesi di questa leggenda la racconta Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di qualche giorno fa: “Ci fu chi scrisse, sottolineando la cosa col condizionale, che poiché secondo gli anestesisti dell’Aaroi c’erano 14 mila morti l’anno e secondo gli assicuratori di Assinform 50 mila, ‘il 50% evitabili se soltanto ci fosse da parte dei pazienti una maggiore attenzione agli esami di controllo e alla prevenzione’ (traduzione: troppi pazienti trascurano la prevenzione e gli avvertimenti degli esami) ‘ogni giorno morirebbero ‘per errore’ da un minimo di 40 persone a un massimo di 140: la media è di 90 malati che perdono la vita ‘per sbaglio’’. Da allora, attribuendo il dato all’oncologo Enrico Bajetta (‘Io? Mai detto una stupidaggine simile. Qualcuno capì o volle capire male e non c’è più stato verso di correggere la cosa’) la leggenda metropolitana è diventata sul web una verità conclamata. Dove ogni formula prudentemente dubitativa è sparita per dare spazio a frasi copia-incolla: ‘La malasanità uccide più degli incidenti stradali. Ogni giorno 90 persone…’. Dice l’indagine della commissione d’inchiesta parlamentare sugli errori sanitari presieduta allora da Leoluca Orlando (non proprio un pompiere) che dalla fine di aprile del 2009 al 30 settembre 2011 i morti per malasanità segnalati sono stati 329. Cioè una vittima ogni 2,6 giorni. Allora come la mettiamo? Di più: la stessa commissione, come ha scritto ‘La Stampa’, avrebbe accertato che ‘su oltre 50 mila procedimenti per lesioni colpose il 98,8% si conclude con l’archiviazione’”.

Lo stesso Stella continua poi nell’articolo a parlare di come questa leggenda dia vita o almeno alimenti “il mercato” delle cause ai medici. Un mercato in vigorosa crescita con discutibili avvocati che “invitano” i loro clienti a chiamare in causa i giudici e con clienti che spesso puntano solo a far un po’ di soldi. Con la conseguenza che i camici bianchi sono subissati di procedimenti, che nella stragrande maggioranza dei casi si risolvono con l’assoluzione, e che, per paura delle future cause, ordinano e prescrivono numerosi e tanto inutili quanto costosi (per la sanità pubblica) esami. Esami e accertamenti che a nulla servono ai fini della diagnosi ma che saranno di certo utili se il paziente farà causa. Evidenti le ricadute in termini di costi e di tempo perso per la nostra sanità di questa distorta dinamica.

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