Rai, par condicio Frankenstein: in un mese più di 20 comizi tv in prima serata

ROMA – Il ritorno della par condicio. Cioè, come nei film horror, la “vendetta” che ad ogni puntata diventa più crudele. Come alla vigilia di ogni appuntamento elettorale che si rispetti, anche quest’anno è stato varato il nuovo regolamento che stabilisce modi, tempi e forme delle presenze dei leader politici nella tv pubblica. Al di là delle buone e migliori intenzioni e motivazioni ne è venuto fuori un Frankenstein del palinsesto, mostruosità , spacciata per essenza di democrazia. Nella versione 2013 il Frankeinstein si avvale, si nutre  di un nuovo, splendido emendamento che stabilisce che ogni, ripeto ogni singolo leader politico che si presenterà alle prossime elezioni avrà il diritto/dovere di tenere una conferenza stampa in prima serata sulle reti Rai. Considerando che una stima a spanne dice che saranno più di venti le liste e i relativi leader che a febbraio si presenteranno agli italiani, per il prossimo mese e mezzo ci aspettano almeno 3 conferenze stampa a settimana. Prendendo in prestito una celebre battuta di Alberto Sordi: “Sai che seratine…”.

La Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai ha licenziato la sera del 3 gennaio il pacchetto di norme che regola la par condicio per le prossime elezioni politiche. Il pacchetto, che entrerà ufficialmente in vigore non appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, stabilisce tra le altre cose che la Rai dovrà ospitare, rigorosamente in prima serata, le conferenze stampa di tutti i leader di tutte le liste che si presenteranno alle elezioni. Lo sancisce un emendamento sponsorizzato da buona parte del Pdl, dalla Lega e dai Radicali.

In Vigilanza la proposta iniziale era che le conferenze stampa fossero riservate ai soli leader delle coalizioni (Bersani, Monti e Berlusconi). Proposta piena di buon senso ma per questo prontamente messa da parte. Proposta che aveva una logica: i capi delle coalizioni rappresentano anche gli alleati. Ma la logica e la praticabilità avevano una falla: che fare con Grillo ed eventualmente Maroni non coalizzati con nessuno? Si poteva quindi aumentare a cinque il numero delle conferenze stampa in prima serata o anche di più, comunque mantenendo il principio che per le coalizioni parla uno e non tutti i partiti e partitini, leader e leaderini coalizzati. Proposta messa da parte anche questa perché la maggioranza dei parlamentari era pronta ad aprire le porte a Nichi Vendola (Sel), a Roberto Maroni (Lega), a Beppe Grillo (Movimento 5 Stelle) e Marco Pannella, Francesco Storace, Ignazio la Russa... Così, come spesso accade nel frequentemente illogico mondo della politica, dovendo garantire visibilità a 3, e avendo altri 4 che bussano, si è deciso di aprire a 20. Sembra folle ma è così. Per non scontentare nessuno tutti avranno lo stesso spazio in tv: minimo 45 minuti, massimo 60.

Oltre la follia secondo cui tutti devono avere lo stesso identico spazio pochi forse, e certamente non i membri della Commissione, hanno pensato alle conseguenze per la Rai. Quella tv pubblica che ha chiuso l’ultimo bilancio con 200 milioni di euro di rosso, quell’azienda che sta varando un piano di prepensionamenti, che taglia linee telefoniche e manda i dipendenti in ferie obbligate per risparmiare andrà ora incontro e sarà obbligata a trasmettere una ventina di conferenze stampa in prima serata. In quella prima serata che è la fascia di maggior ascolto, e quindi la più redditizia dal punto di vista pubblicitario, e conferenze stampa che saranno, giustamente, senza interruzioni da parte di spot ma che, eccezion fatta per quelle dei tre, quattro principali leader, avranno ascolti tendenti allo zero. I telespettatori, fortuna loro, potranno cambiare canale ma non altrettanto potrà fare la Rai che perderà, verosimilmente, non pochi euro.

Tra le altre novità licenziate col pacchetto par condicio le tribune elettorali, previste due fasce orarie ad hoc in cui mandarle in onda: la mattina tra le 7 e le 9 ed il pomeriggio tra le 17 e le 19. E poi i talk show che a differenza delle precedenti elezioni quest’anno non verranno oscurati. Certo, le trasmissioni di approfondimento dovranno osservare il massimo dell’equilibrio nel dare voce alle diverse forze in campo, ma non saranno equiparate alle tribune politiche. Dunque non dovranno misurare il tempo concesso a questo o quel leader perché lo spazio sia paritario al millesimo. E poi il caso Mario Monti, che Pdl e Lega su tutti volevano sollevare, e che si è risolto con una soluzione di compromesso che non ha fatto la gioia né di Berlusconi né Maroni: il tempo assegnato al premier uscente sarà conteggiato in due modi, quando Monti parlerà di politica, di alleanze ed elezioni, le sue argomentazioni saranno quelle di un esponente di parte. Viceversa, i suoi interventi non rientreranno nei rigidi paletti della par condicio se Monti interverrà per ragioni istituzionali su temi amministrativi. Aspettiamo fiduciosi il varo della moviola per le eventuali contestazioni.

 

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