ROMA – Millequattrocento candidati, circa centomila votanti e nessun controllore. Sono questi i numeri, in sintesi, delle parlamentarie targate Beppe Grillo. Tecnici informatici e casalinghe, qualche studente e molte donne i profili più ricorrenti tra gli aspiranti parlamentari. Chi sono i papabili tra i grillini in realtà pochi lo sanno perché l’iperdemocratica Rete, almeno per come l’ha pensata il duo Grillo-Casaleggio, tra i suoi pregi non ha certo la trasparenza. Le parlamentarie “sono un incrocio di cose interessanti e cose inquietanti” scrive La Stampa, ma quelle inquietanti sembrano fare la parte del leone.
Cristian Iannuzzi, circoscrizione Lazio, è un autore e musicista, parla col cane accanto e nella vita fa il tecnico informatico. Mara Mucci, di Imola, è una ragazza laureata in informatica a pieni voti e rimasta senza lavoro quando ha scoperto di essere incinta. Fabrizio Todaro fa partire la figlia, con la tenda del salotto sullo sfondo: “Papà troverò lavoro da grande?”. E poi: “Votate la Gianna perché fa i dolcini buoni” e il video con la mamma che sta tre minuti zitta col giocattolo del figlio o l’imperdibile slogan del siciliano Dino Piluso, “Contro ogni sopruso, vota Piluso”. Sono pillole che dalle parlamentarie arrivano. Pillole di presentazione dei 1400 candidati che possono essere votati solo da chi al Movimento 5 Stelle si è iscritto entro il 30 settembre 2012. E pensare che nel Pd si è alzato un polverone perché il secondo turno delle primarie è stato di fatto precluso a chi non si era iscritto entro 7 giorni prima, qui non ne bastano 70.
Ma come funzionano le parlamentarie? Molto semplice ma tutt’altro che trasparente. Scrive Grillo: “Che io sappia è la prima volta al mondo che un movimento, sulla carta il secondo italiano, sceglie i suoi parlamentari on line senza alcun filtro”, vero, ma anche senza alcun controllo. Cosa che lascerà sempre il dubbio, fondato o meno che sia, che i candidati possano essere stati scelti non dai votanti ma dal capo.
La “cosa buona” evocata da La Stampa di queste strane parlamentarie è che si scelgono tutti i candidati e non solo il candidato premier. Di questo va dato atto come va sottolineato che non sono chiesti a nessuno contributi economici e che il tutto avviene via internet, senza code, gazebi e problemi organizzativi.
L’elenco dei 1400 candidati, divisi per circoscrizioni regionali, non è però di pubblico dominio, come “segreta” è la lista dei votanti, che dovrebbero essere circa 100 mila. Anche se il vero numero lo conoscono solo Grillo e Casaleggio. A voler esser buoni un eccesso di riservatezza, aggravato dalla totale assenza di controlli. Chi scrutina i voti? Non si sa. Dov’è il server che contiene le informazioni? Idem. Chi garantisce che il voto sia segreto? Nessuno. Un buco nero talmente grande che anche tra i grillini sono nate delle perplessità. E sul blog di Fabio Chiusi è apparso un elenco di interrogativi, tipo chi gestisce tecnicamente il voto, perché gli elenchi non sono pubblici, chi dirimerà eventuali controversie e che, almeno sinora, è rimasto senza risposte.
A queste parlamentarie si sono potuti presentare solo o tutti, a seconda dei punti di vista, quelli che si erano già presentati alle scorse elezioni amministrative o regionali nelle liste del Movimento 5 Stelle, e che non erano stati eletti. O chi non ha fatto più di un mandato da consigliere. “Si sono candidati operai, casalinghe, professionisti, disoccupati, piccoli imprenditori, precari, impiegati statali, studenti” ha detto Grillo.
C’è un po’ di tutto è vero, con una nutrita pattuglia di tecnici e informatici. Ma anche alcuni nomi noti dell’area antagonista. Come ad esempio Marco Scibona, uno dei leader No Tav, o Yari Latini, un vero hacker che ha realizzato l’architettura informatica del sito, o Michele Santarella, disabile di Rivoli, impegnatissimo sul tema dei diritti. E poi l’astrofisica torinese Daniela Albano e antichi attivisti abbastanza noti come Salvatore Arduino o Bengt Ferraris.
Un mare magnum fatto di delusi, di irrancoriti e di invidiosi, ma anche di giovani promettenti e competenti e di pezzi di società civile che vuole interessarsi per la prima volta alla cosa pubblica. C’è, come in ogni gruppo numeroso di umani, un po’ di tutto, di cose buone e meno buone. Va riconosciuto a Grillo e ai grillini la capacità di essere nuovi e di aver conquistato e aperto le porte della politica a molti che sinora se n’erano disinteressati. Le regole però, in questo caso sì e non come nel duello Renzi-Bersani, rischiano di rovinare tutto, ponendo una seria ipoteca sulla credibilità di queste primarie non primarie che Grillo ha voluto.
“L’ennesimo giorno dei morti della Seconda Repubblica” ha definito Grillo le primarie del centrosinistra. Ma nelle sue di primarie, nelle parlamentarie, ha inserito una nuova regola che sa di antico: “Il voto è individuale e bisogna evitare che sia pilotato da fantomatiche assemblee o comitati. Dobbiamo evitare la replica delle congreghe partitiche”. Pena, l’esclusione dal voto.
Il che, a chi è abituato a una democrazia un po’ meno gridata e virtuale rispetto a quella targata Grillo-Casaleggio, ricorda da vicino i divieti di riunione e assemblea che con la democrazia hanno poco a che fare. In Argentina ad esempio, eredità del tempo dei generali e dei desaparecidos, in periodo pre elettorale è vietato riunirsi in gruppi formati da più di due persone. Per capire qualcosa, a volte, basta avere un po’ di memoria.
I commenti sono chiusi.