Parma…Italia? Il sindaco se ne va, Berlusconi resta

PARMA – Esiste una cittadina nel nostro paese il cui sindaco, travolto dagli scandali, viene di fatto invitato a farsi da parte. E l’invito non arriva solo dalle opposizioni o dalla società civile, ma anche dal partito che lo ha eletto e che sino a ieri l’ha sostenuto: il Pdl. Quello stesso partito il cui presidente, tutore e re, Silvio Berlusconi, anche lui travolto da scandali, non solo non accenna neanche lontanamente a farsi da parte, ma non formula nemmeno un piccolo sentimento di pentimento.

C’era una volta una trasmissione televisiva di qualità e di successo, si chiamava “Milano, Italia”, ad indicare che Milano era il paradigma del paese. “Parma, Italia” non c’è in tv e nella realtà. Ma ci dovrebbe essere, più nella realtà che in tv. Il sindaco Vignali è alle ultime ore del suo incarico. Il premier Berlusconi assicura e si compiace di restare premier per almeno altri 18 mesi. Un sindaco ed un presidente del consiglio, entrambi a capo di amministrazioni al centro di inchieste giudiziarie ed uno, il primo, verosimilmente ai titoli di coda del suo governo cittadino mentre l’altro, il capo del governo, che va avanti senza se e se senza ma. Parma, la cittadina in questione, è in Italia, ed è amministrata da Pietro Vignali, sindaco Pdl. Qui gli scandali, la corruzione e gli sprechi porteranno il primo cittadino a dimettersi. In Italia, invece, altri scandali ed altre inchieste, anche più gravi, sembrano non portare a nulla.

Nella cittadina emiliana è successo di tutto e il mix di protesta popolare e arresti hanno portato, di fatto, alla resa dell’attuale governo cittadino. Le dimissioni di Vignali non sono ancora realtà, ma gli ultimi avvenimenti le rendono praticamente inevitabili. Dopo il ripudio del suo mentore, l’ex sindaco Elvio Ubaldi, le dimissioni di sei assessori, il previdente sganciamento dell’Udc e il gelo dei poteri forti che l’avevano sempre sostenuto, dalla Curia agli industriali, guarda caso gli stessi poteri forti che hanno sfiduciato Berlusconi a livello nazionale, vedi Bagnasco e Marcegaglia, ora anche il Pdl e la lista civica, i due partiti che tenevano insieme la raffazzonata maggioranza parmigiana, hanno mollato Vignali. Le dimissioni del consigliere Francesco Arcuri poi, arrivate ieri (27 settembre ndr), hanno di fatto trasformato la maggioranza in minoranza e, a meno che il sindaco di Parma non trovi uno Scilipoti locale all’ultimo momento, il prossimo consiglio comunale non potrà che prendere atto di questa situazione.

Gli episodi che hanno sgretolato l’amministrazione comunale di Parma sono di tutte le misure e per tutti i gusti. Si va dagli ottomila euro all’iPad che avrebbe ricevuto, in cambio dell’appalto per le mense scolastiche, l’assessore Giovanni Paolo Bernini, arrestato. E poi il contratto da sedicimila euro lordi per un’amica, grazie ad una società finanziata dal Comune per un incarico sospettato di essere fittizio, o le 90 multe a carico del suocero che avrebbe cercato di far annullare facendo pressioni sui vigili.

E, rimanendo nelle minuzie, si arriva all’ulivo piantato, a spese del comune, nella casa al mare e al prato tagliato gratis sino alla contravvenzione cancellata al ristoratore amico che tre mesi fa hanno mandato in carcere l’ex comandante della polizia municipale Giovanni Maria Jacobazzi. Queste, come detto, le minuzie. In una città con un buco di 600 milioni di euro sono poca cosa, ma hanno il loro peso. Ben altra incidenza, quantomeno economica, hanno altri fatti, come il progetto, abortito, della metropolitana: 300 milioni di budget, 30 spesi a vuoto e 97mila passeggeri giornalieri previsti su una popolazione di 170mila abitanti. Oppure i giganteschi cantieri aperti e mai terminati che hanno fatto infuriare le imprese edili non pagate, e ancore, le 42 società satellite create per aggirare il patto di stabilità e naufragate in un mare di debiti.

Come la Spip, nata per insediare una nuova area industriale e che ha fatto incetta di terreni per circa 100 milioni di euro, facendo felici non pochi privati, senza però riuscire a rientrare dell’investimento. Mancano a Parma, è vero, le escort, ma nonostante questo Vignali è ormai prossimo a lasciare la scena. Il Cavaliere invece, dal canto suo, resiste intrepido. Come recita la vignetta di Vauro sul Manifesto, dove si vede un Berlusconi crocifisso sotto la scritta “i vescovi l’hanno messo in croce”, con un cittadino che, irato, chiede al porporato di turno “bravi, e ora chi lo schioda più?”.

 

Gestione cookie