Pdl spaurito invoca Sabato Santo ma non ritarda le elezioni di maggio

Lapresse

ROMA – In pochi forse lo ricordano, ma le prossime elezioni amministrative sono dietro l’angolo. Il Consiglio dei ministri di oggi (24 febbraio) se ne è occupato e ha trovato e ufficializzato una data: il 6 maggio. Stessa identica data che, ai tempi di Berlusconi, era stata trovata, anche se mai formalizzata.

Data che però oggi sembra non piacere più al Pdl, preoccupato forse da alleanze difficili da trovare e candidature ancora più complesse da indicare. Così, il partito di Berlusconi, pardon di Angelino Alfano, per bocca di Lupi ha chiesto al ministro dell’Interno di trovare una nuova data. Magari il 20 maggio. Due settimane dopo. Quattordici giorni che non risolveranno i problemi del Pdl ma che certo aiuterebbero. Richiesta non esaudita dal consiglio dei ministri record di venerdì, durato quasi sette ore.

Maurizio Lupi, il responsabile enti locali del Pdl, smentisce seccamente che la richiesta di rinvio sia frutto di paura: “Figuramoci se il problema è questo”. Conferma però di aver chiesto al ministro Anna Maria Cancellieri di far slittare la scadenza per la presentazione delle liste, indicata ora nel 7 aprile per votare, appunto, il 6 maggio. Ma come mai sarebbe il caso per il Pdl di trovare una nuova data? Quei maligni del Pd sostengono che abbiano paura.

E’ lo stesso Lupi che spiega le ragioni vere per cui sarebbe opportuno trovare una nuova data: “Il 7 aprile è il sabato santo, quello prima di Pasqua”. Alta sensibilità nei confronti del Vaticano o week end lungo già organizzato, in casa Pdl calcolano che slittare di una settimana non risolverebbe il “problema”. Purtroppo no, spiega sempre Lupi, se la scadenza per la presentazione delle liste fosse fissata 7 giorni dopo, il 14 aprile, “si andrebbe a votare il 13 maggio, che è la domenica ebraica – e anche la festa della mamma, aggiungiamo noi – E anche questa data non è consigliabile”. Meglio allora, per il Pdl, puntare sul 20 maggio. Anche se la decisione spettava al governo, come ha ricordato ancora Maurizio Lupi, governo che poi ha deciso altrimenti.

E non è stata una decisione facile visto che il 20 maggio è la domenica dell’ascensione, oltre che festa nazionale in Camerun e la data che segna l’indipendenza di Timor. Eventi che probabilmente avranno lacerato le coscienze pidielline, costrette tra la domenica ebraica prima e la Pentecoste poi (27 maggio), senza dimenticare che il week end ancora successivo è quello del 2 giugno, festa della Repubblica.

Al Pd raccontano però un’altra storia: sondaggi negativi, alleanze in alto mare e candidati tutti da trovare. Ma è certamente una mistificazione di quegli atei e comunisti.

 

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