Super tassa su pensioni politici. Legge? No, solo preghiera al loro buon cuore

partitiROMA – Un emendamento approvato giovedì dalla commissione Bilancio della Camera alla legge di stabilità estende il contributo di solidarietà per le pensioni oltre i 90 mila euro lordi annui ai vitalizi di parlamentari, consiglieri regionali e provinciali. Perché, non era previsto dall’inizio? Sono forse queste pensioni diverse dalle altre? Evidentemente sì, perché gli assegni delle suddette categorie erano sino a ieri salvi. Comunque meglio tardi che mai, l’emendamento stabilisce che anche i politici con vitalizi-pensioni sopra i 90 mila paghino una super tassa del sei per cento, e poi del dodici per cento da circa 130 mila in su e poi del diciotto per cento da quota ancora più alta. Stabilisce ? Neanche per sogno! E’ una mossa, un gesto, una prece. Mica una legge.

Una legge che tocca i soldi dei politici non si può fare, la possono fare solo i politici stessi quartiere per quartiere. La Camera per i deputati, Il Senato per i senatori, le Regioni per i consiglieri regionali, I Comuni per quelli comunali. Un invito quindi ad applicarsi la super tassa che vale per tutto gli altri. E un invito, si sa, non è un obbligo. Quindi non è per nulla che le pensioni dei politici siano davvero toccate come le altre perché l’emendamento approvato, nel rispetto “delle autonomie” altro non è che un’indicazione di indirizzo. Saranno le varie assemblee a dover poi decidere, in base al loro buon cuore, se applicarlo o meno. Ogni scetticismo è fondato sulla base di ripetute, costanti e pluriennali esperienze: i politici in carica non tagliano mai un soldo a se stessi, al massimo tagliano qualche soldo ai politici che verranno, quelli del futuro.

“Quanto al contributo di solidarietà per le pensioni superiori a 90 mila euro l’anno – scrive Antonella Baccaro sul Corriere della Sera -, questo sarà esteso ai vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali e provinciali, recita un secondo emendamento del relatore (Maino Marchi del Pd, ndr). I risparmi così generati saranno destinati al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. L’emendamento però esprime solo un indirizzo a questi organi affinché ‘nella propria autonomia’ applichino questa misura”.

Sono nascosti tra le righe, l’emendamento come la notizia, sopraffatti da altre novità effettivamente più importanti, non foss’altro per il numero di contribuenti coinvolti, come l’addio agli affitti pagati in contanti. Ma la misura, anche se destinata effettivamente a pochi, e quindi anche economicamente di scarso valore finale, è interessante dal punto di vista del suo alto valore simbolico.

Basterebbe già il solo fatto che la “supertassa” sulle pensioni non automaticamente incide anche su quelle della tanto odiata casta per far nascere qualche malumore. E malumore che sarebbe ed è difficilmente criticabile. Non esiste infatti, su un prelievo misurato sul reddito, ragione alcuna per escludere un reddito anziché un altro. Già risulta incomprensibile e scorretto che il prelievo aggiuntivi sia a carico dei soli pensionati e non di tutti coloro che percepiscono redditi da 90 mila euro in su. Una logica d’uguaglianza farebbe presupporre che se sopra i 90 mila euro si paga, tutti quelli che incassano più di 90 mila euro debbano pagare. Ma la logica non sempre domina le umane cose e, di conseguenza, che il prelievo valga anche per i politici d’ogni livello diventa un’opzione eventuale.

Eventuale “nel rispetto delle autonomie”, e si scopre che l’emendamento voluto dal Pd è una foglia di fico. Come si dice a Roma una “mezza sola”.

Assemblee che l’invito recepiranno? Forse, ma anche no. E’ lecito supporre che ci sarà anche chi del gentile invito se ne infischierà e che i più, il più delle Assemblee diranno: ma certo, sicuro, magari domani che oggi non si può per cause tecniche.

Dalla jeep di Batman Fiorito sino alle mutande del governatore Cota, la cronaca recente è zeppa di esempi non certo edificanti in quanto a moralità dei nostri amministratori locali. E non solo. E ora l’emendamento approvato a Montecitorio lascia in sostanza al buon cuore delle varie amministrazioni la libertà di scegliere se tassarsi o meno. Senza nemmeno tener conto che l’accesso a questi tipi di vitalizi è solitamente molto più semplice rispetto ai limiti imposti per le pensioni. Cioè in altre parole servono molti meno anni di lavoro per aver un ricco vitalizio da amministratore o da parlamentare rispetto a quanti ne servano per una ricca pensione d’anzianità o vecchiaia. Però i secondi pagano super tassa e i primi chissà.

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