Primarie Pd, sopra 1,5 milioni Renzi campa, sotto crepa. Sinistra o democratici?

ROMA – Sopra quota 1.5 Renzi campa, sotto crepa. La quota sono i milioni di elettori che domenica prossima voteranno alle primarie del Pd. Se a recarsi ai seggi saranno un milione e mezzo o più di italiani, allora l’elezione di Matteo Renzi, che appare scontata, sarà per il sindaco di Firenze una vittoria. Se a votare saranno più di 2 milioni sarà un trionfo, ma se alle urne andrà meno di un milione e mezzo di persone, anche la vittoria sarà una mezza sconfitta.

Tutti i candidati alla segreteria dei democratici dovrebbero auspicare un’alta affluenza alle urne ma, nella realtà dei fatti, almeno uno dei due “sfavoriti” della vigilia, Cuperlo, in cuor suo è pronto a consolarsi con unna bassa affluenza che delegittimi, o comunque “dimezzi” l’elezione del “nemico” Renzi.

Quando si votò per Romano Prodi, alle urne, andarono quasi quattro milioni e mezzo di italiani. Per Veltroni furono oltre 3 milioni e mezzo mentre, per Bersani, si recarono ai seggi poco più di 3 milioni di elettori. Erano quelle primarie di coalizione, è vero, ed è quindi naturale che un paragone diretto non si possa fare. L’otto dicembre si voterà solo per la segreteria del partito democratico, il clima politico nel Paese è cambiato e persino i tesserati sono diminuiti. Ottime ragioni per abbassare l’asticella dell’affluenza che avrà però, comunque, un’importanza decisiva.

Data infatti per scontata la vittoria finale di Renzi, l’attenzione si sta spostando ora su che vittoria sarà. Se il sindaco di Firenze porterà al voto più di 2 milioni di italiani i suoi detrattori, o comunque le anime che all’interno del Pd la pensano diversamente da lui, dovranno giocoforza adeguarsi. Cosa che dovranno fare anche se i votanti saranno tra un milione e mezzo e due milioni. Ma se invece a votare sarà meno di quel fatidico milione e mezzo, allora la vittoria di Renzi rischierà di essere solo di facciata. Un simile risultato significherebbe sì Renzi segretario, ma avversari tutt’altro che sconfitti e, anzi, in qualche modo rinvigoriti dal risultato che gli consentirà un’opposizione interna dura.

Opposizione che verterà in primis sul rapporto Pd-governo Letta e figlia di una diversa visone dell’elettorato italiano. Renzi sa, e ha detto chiaramente, che appiattirsi sull’esecutivo si tradurrà in una sconfitta alle prossime elezioni. E allora, anche se accusato di essere un demagogo, ha promesso un miliardo dalla cancellazione del Senato e dalla riduzione del numero dei parlamentari oltre che altri 900 e passa milioni dall’azzeramento dei fondi per i gruppi regionali. Quelli dei vari Batman e soci. Promesse probabilmente difficili da mantenere, ma promesse che evidentemente sono condivise da buona parte degli italiani.

Cuperlo ha criticato queste promesse, parlando di “demagogia istituzionale”. Ma il punto fondamentale della divisione interna al Pd è un punto antico che affonda le sue radici nella genesi stessa del Pd. Per una parte dei democratici, parte incarnata in qualche modo sia da Cuperlo che D’Alema, il partito democratico è un partito di sinistra che i voti di sinistra deve raccogliere e solo quelli. Voti che poi si sommeranno per formare un governo a quelli di centro che qualche altra forza alleata avrà raccolto, insomma il centro sinistra come alleanza di governo ma mai somma e unione di elettorati. Renzi invece rappresenta una visione differente, visione che fu già di Veltroni e che assegna al Pd il compito di conquistare anche i voti del centro, diventando una forza progressista in stile europeo. Di essere autosufficiente nella competizione con la forza conservatrice, il centro destra del paese.

Una questione che risale almeno al momento della fusione tra Margherita e Ds ma che, seguendo a ritroso tutta la storia della sinistra italiana, sino al Pci, trova tracce di sé. Una questione che ha sempre portato lacerazioni e che sinora non si mai risolta, almeno in forma definitiva. E anche questa volta non sarà probabilmente risolta una volta e per sempre, ma a seconda di quanti domenica voteranno si capirà almeno che Pd sarà quello del futuro prossimo.

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