Il Quirinale si vince a quota 504. Al Pd mancano 9 voti, un nome e un’intesa

ROMA – Quota 504. E’ questo il numero magico per eleggere il prossimo Presidente della Repubblica. Cinquecentoquattro grandi elettori, tanti ne servono dal terzo scrutinio in poi per assegnare la più alta carica dello Stato. Maggioranze sicure, anche in questo caso, non ce ne sono. Ma a conti fatti il Pd è già a quota 495, un passo dalla vetta, anche se i 9 voti mancanti sono tutti da trovare. Impossibile o quasi, per gli altri, da Silvio Berlusconi a Beppe Grillo, pensare di poter fare senza i democratici.

Il prossimo 15 aprile la neopresidente della Camera Laura Boldrini comunicherà la data in cui il Parlamento si riunirà in seduta comune, chiamato a scegliere il prossimo inquilino del Quirinale. Saranno chiamati allora ad esprimere la loro preferenza 1007 grandi elettori: 630 deputati, 315 senatori, 4 senatori a vita, 58 delegati regionali (tre per Regione, tranne la Valle d’Aosta che ne elegge uno solo). Nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta sarà quella dei due terzi, vale a dire 671 voti. Una maggioranza che potrebbe realizzarsi solo se centrosinistra e centrodestra, Pierluigi Bersani e Silvio Berlusconi, trovassero un accordo su un candidato comune. Ipotesi che i bookmaker non prediligono. Dalla quarta votazione sarà invece sufficiente la maggioranza del 50% più uno, cioè 504 voti. Una quota molto più accessibile, specialmente per il centrosinistra forte di 495 grandi elettori.

Ai parlamentari e ai senatori a vita vanno aggiunti infatti i delegati regionali, tre per regione come detto tranne la Val d’Aosta, e delegati che sono per prassi il governatore in carica e il presidente del consiglio regionale più un terzo, espressione dell’opposizione. Con questo schema si possono facilmente fare i conti di come saranno distribuiti tra destra, sinistra e Grillo i vari delegati: al Pd ne spetterebbero 24 mentre a Sel ne andrebbero 3, 27 in tutto compresi quelli della Svp che, sommati ai 468 parlamentari in carica, portano il centrosinistra a quota 495. Mentre il Pdl avrebbe 21 delegati e 4 la Lega, 3 l’Udc, 2 l’M5S e 1 l’Union Valdôtaine che ha un accordo con il centrodestra. Il Friuli Venezia Giulia, dove si vota il 21 aprile, è l’unica regione che ha già eletto i suoi grandi elettori: il presidente Maurizio Franz (Lega), il vicepresidente Luca Ciriani (Pdl) indicato dal governatore Renzo Tondo e il consigliere Franco Brussa (Pd). Tutte le altre assemblee hanno invece concordato di eleggere i propri delegati entro il 15 aprile.

Se nelle prime tre votazioni il Presidente potrebbe essere frutto esclusivamente di un accordo tra Pd e Pdl, cambiano invece gli scenari dalla quarta in poi. Con la maggioranze semplice infatti al Pd mancano appena nove voti. Voti che potrebbero arrivare dal Pdl ma anche semplicemente da Monti, e persino da qualche dissidente grillino. Se ai 495 grandi elettori di Pd e Sel si unissero i 71 centristi di Monti e Casini, scatterebbe agevolmente la maggioranza della metà più uno richiesta (495+71=566). Invece, un’eventuale alleanza tra centrodestra e Monti (268+71=339) non sarebbe risolutiva. Nove grandi elettori da trovare tra i tre senatori a vita (oltre ad Emilio Colombo, Giulio Andreotti e Carlo Azeglio Ciampi che però, da molti mesi, non sono presenti in Aula), gli ex Pd e gli ex Fli eletti nel partito di Mario Monti (anche lui senatore a vita), tra la decina di senatori grillini che grazie anche alle indicazioni di Salvatore Borsellino hanno votato per Pietro Grasso (Pd) e tra i 3 delegati regionali dell’Udc (due dei quali, a partire dal siciliano Giovanni Ardizzone, sono alleati del Pd al livello locale). Tutto per raggiungere quota 504 ed eleggere il prossimo Presidente della Repubblica.

Questi i conti, come li ha fatti il Corriere della Sera e come agevolmente può chiunque verificarli: quota 504 cui senza il Pd non arriva nessuno e cui il Pd può arrivare facilmente se non da solo, quasi. Ma, dopo due presidenti delle Camere, l’una di Sel, l’altro del Pd, può il partito di Bersani dettare legge e nome anche sul Quirinale? C’è grande confusione in giro, con qualcuno nel Pdl che propone Berlusconi capo dello Stato. Proposta in stato di ebbrezza, estatica verso il Capo ma pur sempre ebbrezza. E “rumors” dal Pd che sussurrano nomi “di centro”, tipo Franco Marini o similia o di “centro-centro”, tipo Giuseppe De Rita, insomma nomi che dovrebbero tener buono Berlusconi se non farlo contento e, insieme, “rumors” di nomi alla Gustavo Zagrebelski che dovrebbero fungere da “feromone politico” nei confronti di Grillo. Gran confusione sotto il cielo e ai piedi del Quirinale e al situazione non è ottima, è maledettamente mediocre e tende al pessimo.

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