ROMA – Un assegno mensile da 780 euro, per tutti. Che cresce a 1.014 euro per il genitore di un minorenne e cresce ancora a 1638 euro per una coppia con due figli. Costo stimato dai promotori: 16,9 miliardi di euro l’anno. Chi lo paga l’assegno? Sostanzialmente i militari e la difesa dal cui bilancio si tagliano 2,5 miliardi e i pensionati. Si dice i pensionati d’oro, ma siccome da questa voce si vogliono tirare fuori 700 milioni l’anno bisogna arrivare a toccare l’assegno pensionistico di quelli fino a circa 2.500 netti al mese per dare l’assegno di reddito di cittadinanza. Le altro coperture finanziarie sono nel progetto sostanzialmente un bel…boh! Ad esempio cinque miliardi di risparmi facendo spendere meno le Amministrazioni Pubbliche per i loro acquisti (Consip), buoni tutto a dirlo, infatti lo dicono tutti da una vita.
Eccolo l’identikit del discusso reddito di cittadinanza proposto e vagheggiato dai 5Stelle. Un’idea che in punta di principio non tutti condividono, ma che senza dubbio aiuterebbe e farebbe felici una bella fetta di italiani. Al di là di questo un’idea costosa, decisamente onerosa da finanziare, punto su cui c’è stata sin qui poca chiarezza. Sia da parte di chi lo vorrebbe che da quella di chi invece lo critica.
“I Cinque Stelle vorrebbero finanziare il reddito di cittadinanza con 100 milioni l’anno presi da vitalizi e pensioni d’oro, ma costerebbe dai 20 ai 96 miliardi”, ha detto Renzi intervistato da Lilli Gruber e riunendo, in un’unica frase, le mezze verità di entrambe le parti. A prendersi la briga di verificare le parole dell’ex inquilino di palazzo Chigi, su invito ripetuto più volte dalla stesso Renzi in realtà, è Andrea Carugati che, su La Stampa, prova a fissare dei numeri reali su cui ragionare. “La proposta del M5S – scrive Carugati – prevede un costo annuo di 16,9 miliardi, e un assegno che porti tutti i cittadini a prendere 780 euro al mese, con un assegno ridotto per chi percepisce altri redditi fino ad arrivare ad un ammontare complessivo di 780 per un single, 1014 per un genitore con minore a carico e 1638 per una coppia con due figli minorenni. La voce più forte delle coperture prevede 5 miliardi mediante la centralizzazione degli acquisti della PA in capo a Consip. Altri 2,5 miliardi sono di tagli alle spese militari, mentre i costi della politica (indennità e altre voci della macchina istituzionale) sono così suddivisi: 62 milioni di riduzioni da spese degli organi costituzionali, 60 milioni con la riduzione delle indennità parlamentari a 5000 euro lordi al mese e 45 milioni annui da ciò che resta del finanziamento ai partiti. La proposta prevede inoltre 100 milioni dal taglio alle auto blu e 700 milioni da un prelievo sulle pensioni d’oro”.
Un quadro lontano sia dalla retorica grillina, che vuole il suddetto reddito finanziato da tagli a non meglio chiari privilegi, salvo poi chiedere, in pratica, tagli a tutte o quasi le pensioni, sia dai 100 milioni citati da Renzi. Nella realtà il reddito di cittadinanza verrebbe finanziato da due soggetti principali: militari e pensionati. Anche perché i 5 miliardi da recuperare “mediante la centralizzazione degli acquisti della PA”, altro non sono che un’altro nome dei famigerati tagli agli sprechi che sempre finanzieranno meraviglie e mai si realizzano. I primi, i militari, pagheranno con poco dolore dei 5Stelle, che non fanno mistero di considerare le spese militari inutili se non dannose. Con poco dolore dei grillini ma con molto delle nostre Forze Armate.
Nel 2017 l’Italia spenderà per questa voce circa 23 miliardi di euro, la proposta dei 5Stelle immagina un taglio di 2,5 miliardi. E non serve un economista per capire che un taglio secco del 10% si traduce, oltre che in una pesante limitazione dei finanziamenti, anche e probabilmente in un ridimensionamento numerico di esercito, aviazione e marina. Vale a dire in esuberi umani. I pensionati poi, 700 milioni l’anno non sono una quantità di denaro che si recupera da quelle che vengono definite ‘pensioni d’oro’. Non bastano e non ci sono. Per reperire una simile somma le pensioni e i pensionati che dovrebbero contribuire al reddito di cittadinanza, tagliandosi in varia misura e percentuale l’assegno dell’Inps, dovrebbero essere tutti quelli che hanno una pensione sopra i 2000/2500 euro. Considerazioni e costi che si potrebbero ridurre, o comunque varierebbero al crescere o all’assottigliarsi dell’assegno immaginato ora a 700 euro al mese. E costi che varierebbero anche al modificarsi della platea di beneficiari. Platea che potrebbe essere ridotta, escludendo magari i proprietari di un immobile o applicando altri ‘filtri’ alla concessione del reddito di cittadinanza che però, per sua natura semantica, dovrebbe essere destinato a tutti i cittadini privi di altro reddito.
Ma la forza di suggestione del reddito di cittadinanza M5S sta proprio nella sua sostanziale universalità, insomma nel fatto che è per tutti, praticamente consegue all’iscrizione all’anagrafe. Se si toglie l’universalità (i mille al mese che mi dà lo Stato per campare) il fascino è molto minore e si finisce per approdare a qualcosa che c’è già e anzi è stata appena rafforzata dal governo: il reddito di inclusione. Cioè una forma di integrazione al reddito basso, troppo basso per farcela, se in determinate condizioni familiari, se al di sotto un certo livello Isee, se non si usa l’integrazione come alternativa al reddito da lavoro…Reddito di inclusione, assegni di disoccupazione e altro ci sono già e costano anche non poco. Ma solo quello M5S ha il fascino dello stipendio gratis e garantito per tutti pagato dallo Stato. Con quali soldi si tende a dire sia domanda impertinente della “casta”, fosse anche la casta delle tabelline, addizioni, sottrazioni…