Reddito di cittadinanza: M5s lo vuole pagato con i soldi Ue, la stessa Ue che prega di togliersi dalle scatole

di Riccardo Galli
Pubblicato il 18 Maggio 2018 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA
Reddito di cittadinanza nel contratto: M5s lo vuole pagato con i soldi Ue, la stessa Ue che prega di togliersi dalle scatole

Reddito di cittadinanza: M5s lo vuole pagato con i soldi Ue, la stessa Ue che prega di togliersi dalle scatole

ROMA – Manca ancora il nome del futuro premier ma c’è il reddito di cittadinanza, quel reddito tanto caro ai 5Stelle che grillini e leghisti vorrebbero, nel loro contratto di governo, far pagare all’Ue. A quella stessa Unione Europea [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] che nel medesimo contratto viene sostanzialmente bistrattata, a cui viene chiesto di ridiscutere i trattati e, perché no, tornare a prima di Maastricht. Cioè a prima dell’euro. Un po’ come mandare a quel paese qualcuno e poi chiedergli di invitarvi a cena, ovviamente accollandosi il conto.

LEGGI QUI la bozza del contratto di giovedì 17 maggio.

Sembra un paradosso e forse lo è, ma è anche parte dei progetti del – forse – nascente nuovo governo. “A quanto si apprende dalla bozza dell’intesa, ancora in via di elaborazione tra Salvini e Di Maio – scrive Alberto Magnani sul Sole24Ore – i due partiti sarebbero intenzionati a finanziare il reddito di cittadinanza attingendo al Fondo sociale europeo, uno strumento per sostenere politiche di contrasto alla disoccupazione e all’esclusione sociale. Il problema è che, a quanto è emerso da Bruxelles, la Commissione europea è intenzionata a trasformare il fondo in uno strumento di stimolo alle ‘riforme strutturali’ chieste dalla Ue. Tradotto: il denaro sarà elargito solo in cambio di riforme allineate al progetto di una maggiore coesione fra gli Stati membri. Non proprio quanto si annuncia nell’accordo fra Salvini e Di Maio, dove spuntano – fra le altre cose – la proposta di ‘ridiscutere il contributo italiano alla Ue’, una ‘modifica radicale del fiscal compact’ e un intero capitolo sul ‘business dell’immigrazione’. Con toni lontani dalle spinte solidali che si intravedono per il prossimo bilancio comunitario”.

Non solo quindi Lega e 5Stelle vorrebbero che a pagare il conto, o almeno una parte di questo, fossero quelle Istituzioni comunitarie che spesso e volentieri criticano e additano come causa di tutti i mali, ma vorrebbero anche che lo facessero contravvenendo alle regole. Vorrebbero cioè che l’Europa finanziasse parte del reddito di cittadinanza anche se tecnicamente non può farlo. E non può farlo perché, anche se è vero che le risorse del Fse sono destinate alle cosiddette politiche attive, come la formazione di lavoratori disoccupati, o a misure di inclusione sociale per le fasce più deboli della popolazione, è altrettanto vero che tale strumento punta al conseguimento di una maggiore “coesione sociale”.

Coesione da realizzarsi con riforme che vadano nella direzione indicata dalla Ue, e tra gli obiettivi di questa c’è – come anticipato dall’Ansa che ha visto la bozza di programma del fondo per il prossimo rinnovo – l’integrazione di stranieri provenienti da paesi terzi, cioè extraeuropei. Non il contrario, ma quasi, di quello che si legge al capitolo ‘Immigrazione’ della bozza di intesa tra Salvini e Di Maio: dal ‘superamento della Convenzione di Dublino’ alla ‘riduzione della pressione dei flussi sulle frontiere esterne’. I leader di 5Stelle e Lega vorrebbero quindi che i fondi venissero forniti in barba a queste indicazioni, e lo chiedono a quelle stesse Istituzioni cui chiedono “la rinegoziazione dei Trattati Europei”.

Lo chiedono nella bozza di programma quando scrivono che “andrà avviato un dialogo nelle sedi comunitarie al fine di applicare il provvedimento A8 0292/2017” approvato dall’Europarlamento nell’ottobre dell’anno scorso. Testo che effettivamente invita la Commissione ad esaminare le “possibilità di finanziamento per aiutare ciascuno Stato membro a istituire un regime di reddito minimo, ove inesistente”, oltre a “a monitorare specificamente l’utilizzo del 20% della dotazione complessiva dell’Fse destinato alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale”, ma sempre tenendo conto delle succitate indicazioni d’indirizzo. E testo che tradotto in numeri significa che per il reddito in questione, il cui costo stimato è di 17 miliardi annui, il Fondo sociale potrebbe garantire, come ha scritto il Sole24Ore, circa 330 milioni di euro.