Regioni: 85.635 € a consigliere per lo schifo di: gomitate, moviole, abbuffate

di Riccardo Galli
Pubblicato il 27 Novembre 2013 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA

regioniROMA – Oltre 85 mila euro a consigliere erogati dalle Regioni nel 2012 sotto forma di contributi ai gruppi consiliari. La bellezza di 28 mila euro in più a testa rispetto a quanto la Camera dei Deputati versa ai suoi gruppi, una differenza pari ad un + 48%. In cambio le assemblee regionali riempiono come nessun altro le cronache, quelle giudiziarie, e regalano manifestazioni di altissimo profilo istituzionale. Ultime in ordine di tempo la gomitata al sindaco di Roma Ignazio Marino, episodio per cui l’opposizione di centro destra ha chiesto, a Striscia la Notizia, la prova tv, accusando il primo cittadino di simulazione; e la rissa che ha animato il consiglio regionale piemontese. Pomo della discordia, a Torino, i rimborsi “allegri” tra cui figura, per dare un’idea, un collare per bovini e un regalo di matrimonio fatto dal governatore Roberto Cota ad un suo assessore per “motivi di rappresentanza”.

“Nel 2012 – scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera -, l’anno dello scandalo di Batman & co. nella Regione Lazio, i contributi ai gruppi politici dei Consigli regionali hanno toccato la cifra astronomica di 95 milioni 655 mila euro. Più del finanziamento pubblico ai partiti francesi e spagnoli, più dei rimborsi elettorali che la legge di un anno fa ha fissato in 91 milioni, ancora più dei denari (molti, moltissimi) versati nelle casse dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. E questo, naturalmente, oltre alle retribuzioni dei consiglieri, costate 228 milioni 609 mila euro. Somma perfino superiore a quella prevista nello stesso anno dai bilanci di Montecitorio e Palazzo Madama per le competenze di deputati e senatori: 225 milioni 852 mila. Per non parlare dei vitalizi agli ex consiglieri: 172,5 milioni contro i 191,9 pagati dalle Camere repubblicane, decisamente più anziane.

Ed è proprio da qui che bisogna partire, come ha fatto su lavoce.info Roberto Perotti in un’analisi sui bilanci dello scorso anno di tutti i Consigli regionali, per avere un’idea del grado di follia raggiunto dalla politica nelle Regioni. Dove il costo della politica ha raggiunto livelli inaccettabili, soprattutto in rapporto a compiti e responsabilità dei 1.117 consiglieri regionali: decisamente senza alcun confronto con l’impegno richiesto a deputati e senatori. Anche grazie all’assenza di regole che ha consentito il proliferare dei gruppi consiliari di una sola persona (75 in tutta Italia), i contributi pubblici sono andati rapidamente in orbita. E l’assenza di controlli, introdotti soltanto nel 2012 per il clamore suscitato da vergognose vicende, ha permesso per anni che quei soldi venissero impiegati per finalità che con la politica hanno davvero poco a che fare, come stanno a dimostrare le innumerevoli inchieste giudiziarie che coinvolgono i Consigli regionali. Fatti che la dicono lunga sulla caratura di quella classe dirigente. Nello scorso anno le Regioni hanno erogato contributi ai gruppi politici consiliari pari a 85.635 euro per ogni consigliere. Ovvero, 28 mila euro ciascuno in più, mediamente, rispetto a quanto versato dalla Camera ai gruppi parlamentari: 57.539 euro procapite. La differenza è abissale: +48 per cento. E questo in dispregio della situazione di profondissima crisi economica attraversata dal Paese. Ad alzare la media, è vero, aveva dato una mano consistente la Regione Lazio, raggiungendo d’impeto nel 2012 la vetta della graduatoria nazionale dei contributi ai gruppi consiliari. Con una cifra, stando ai dati pubblicati nello studio di Perotti, di 13 milioni 414 mila euro: 188.929 procapite. Ovvero, più del triplo rispetto alla Camera. Ma al secondo posto figurava anche la più «virtuosa» Regione Lombardia. Nello scorso anno i gruppi politici del Consiglio regionale lombardo hanno avuto, si evince dalla tabella pubblicata da lavoce.info, contributi pubblici per 11 milioni 288 mila euro: 153.650 procapite”.

Le cifre riportate da Rizzo basterebbero, da sole, a giustificare indignazione e sdegno. Sarebbero più che sufficienti non solo per chiedere, ma per pretendere una riforma, un’inversione di rotta. Ma c’è di peggio. Perché se anche le Regioni e i loro consiglieri svolgessero un lavoro impeccabile resterebbe comunque l’orrore di un fiume di denaro pubblico che non ha giustificazioni né simili in Europa e nel mondo. Ma i soggetti in questione, tranne forse qualche rarissimo esempio, non svolgono affatto un lavoro esemplare. Anzi.
Le “innumerevoli inchieste giudiziarie”, come le definisce Rizzo, basterebbero a comprendere come e perché il lavoro delle regioni e dei loro eletti non possa essere definito esemplare. La cronaca però racconta ancor meglio che luoghi siano le assemblee regionali e che umanità le popoli.

Penultimi in ordine di tempo, i fatti di Roma, forniscono un simpatico spaccato di questa costosissima realtà. Assemblea per discutere il bilancio, gli animi si scaldano e, come allo stadio, un ultras dell’opposizione se la va a prendere con il presidente dell’assemblea. Nella concitazione, involontariamente o meno, l’ultras colpisce con una gomitata al capo il sindaco. Marino si porta le mani alla testa e la seduta viene sospesa. Se la cronaca ricorda sin qui quella di una partita di calcio, il meglio, o il peggio, viene dopo. Il primo cittadino parla di “gesto non involontario” mentre gli amici dell’ultras, cioè quella che sarebbe l’opposizione, lo accusa di simulazione inviando il video a Striscia la Notizia per chiedere una verifica. I nomi dei protagonisti: Dario Rossin di Fratelli d’Italia nella parte del gomito, Sveva Belviso vice sindaco di Alemanno, oggi consigliera del Nuovo Centro Destra nella parte dell’aspirante moviolista che chiede l’arbitrato di Striscia la Notizia, marco Pomarici, sempre di Ncd, che accusa Marino di portar jella alla Roma, Roma squadra oltre che città. Un movie di infima serie, non vale certo quegli 85mila e passa a testa a consigliere.

Più a nord, e ad appena un paio di giorni di distanza, un altro consiglio regionale viene animato da una simpatica rissa con tanto di foto e, forse, video. In questo caso la prova tv non è stata chiesta ma, ad intristire gli elettori, il tema del contendere, cioè i rimborsi scriteriati che i consiglieri hanno chiesto. Dal già citato collare per bovini agli scontrini di ristoranti romani, dai conti dell’autogrill alle spese per i vestiti in costosi negozi del centro, i consiglieri si facevano rimborsare tutto. Un vergognoso elenco lo si può leggere su La Stampa: cinque conti di ristoranti per mille euro totali in un sol giorno per il governatore Roberto Cota,  e poi gli altri con lampade al solarium, cosmetici e vini rossi tutti messi a rimborso. Si discute, si fa per dire, di questo in consiglio e Franco Maria Botta, capogruppo di Fratelli d’Italia, è su di giri. Ha appena definito “topi di fogna” i giornalisti che pubblicano queste notizie, decide di prendere a ceffoni il microfono su cui sta parlando qualcun altro e quindi è spinte, insulti e vediamoci fuori. Per questo gli italiani pagano, e pagano anche gli 85 mila euro e spicci a cui faceva riferimento Rizzo.