Senato &Co. Possibile italiano medio non sappia mai nulla?

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ROMA – “Sì alla riforma del Senato, superando il bicameralismo di oggi, ma i senatori devono essere eletti dal popolo”. E’ la fotografia del volere degli italiani che esce dal sondaggio domenicale commissionato dal Corriere della Sera ad Ipsos. Peccato che sia una fotografia dell’impossibile o quasi perché volere il superamento del bicameralismo mantenendo l’elettività dei senatori è, di fatto, un ossimoro. E la conseguente fotografia è quella di un popolo, di un elettorato costantemente fermo alla superficie, al rumore di quel che si dice.

“Il 73% degli elettori è per l’elezione diretta dei senatori – racconta il Corriere della Sera -, contrariamente a quanto progetta il governo nella propria riforma. Persino nel PD è di questa opinione il 50% dei simpatizzanti, contro il 47% che è d’accordo con la proposta di Renzi.

Naturalmente la maggioranza diventa schiacciante presso le altre forze politiche, dall’83% dei partiti centristi, all’86% del M5S, al 90% della Lega Nord. Solo in Forza Italia la proposta del governo raccoglie un consenso più che proporzionale a quello nazionale”.

Il 73%, non pochi, quasi tre italiani su quattro sono contro la riforma del governo, anche se in questo caso conta relativamente la paternità della proposta, o almeno contro uno dei suoi aspetti fondamentali: il famigerato articolo 2, e vogliono che i senatori vengano eletti dal popolo.

“Tuttavia – spiega ancora il Corriere della Sera – due terzi degli intervistati secondo il sondaggio Ipsos non hanno dubbi che ci vuole un superamento del bicameralismo perfetto attualmente in vigore. Un’opinione piuttosto trasversale, la pensa così non solo l’84% dei democratici, ma anche il 58% dei leghisti o il 63% dei grillini per esempio. Una certa unanimità, il 64%, si riscontra anche nell’opinione che si debba procedere e superare il bicameralismo anche con una riforma imperfetta. Persino il 52% dei leghisti la pensa in tal modo, e il 64% degli elettori del Movimento 5 Stelle”.

E qui il dato è forse persino più netto perché, seppur la percentuale di chi vuole il superamento del bicameralismo (66%) è più bassa di quella relativa a chi vuol mantenere l’elettività dei senatori (73%), in questo caso il dato è assolutamente trasversale e dice che la maggioranza degli elettori di tutte le forze politiche vuole il superamento del bicameralismo. Ovviamente chi più (elettori dem 84%) e chi meno (leghisti 52%), e ovviamente è un dato attendibile ma pur sempre un sondaggio ma, distinguo a parte, decisamente chiaro.

Una sostanziale follia logica. Un po’, scadendo nell’esempio calcistico, come se alla vigilia del derby milanese ci si augurasse, la stessa persona si augurasse, la vittoria dell’Inter e i 3 punti al Milan. Il superamento del bicameralismo è in buona sostanza la non elezione diretta dei senatori. Un Senato eletto dal popolo, con conseguente mandato popolare tale e quale a quello dell’altra Camera, potrebbe infatti avere compiti diversi da questa, potrebbe essere riformato, snellito e via dicendo ma, evidentemente, sempre rimanendo nell’alveo del bicameralismo.

Bicameralismo, cioè due Camere che si bilanciano e si controllano. Si può legittimamente e comprensibilmente essere per questo tipo di assetto istituzionale: una Camera che è garanzia che l’altra non debordi o dirazzi, una Camera che fa da argine ai poteri di chi ha la maggioranza di governo nell’altra. Si può, come no. Ma quel che non si può è volere il permanere del bicameralismo nella forma di entrambe le Camere investite di sovranità popolare (elezione diretta) e il superamento del bicameralismo perché una Camera doppia il lavoro dell’altra. E qui il punto non è essere a favore o contro il suddetto superamento mentre, tra le forze politiche, c’è come spesso capita anche chi fa un po’ il ‘furbo’ tra l’una e l’altra posizione, ma capire che per realizzarlo il Senato non deve essere elettivo, creando così e solo così le basi perché non ci siano due Camere con eguale legittimazione.

Eppure gli italiani “sondati” sembrano proprio volere una Camera ma anche due, un’elezione diretta ma anche un Senato marginalizzato, insomma il diavolo e l’acqua santa nella stessa catinella. Non è la prima volta che accade, anzi. Sondaggi indicano con chiarezza che gli italiani non vogliono tagli e…neanche spesa. Non vogliono tasse e…neanche tagli alla spesa pubblica. E sono materie quelle economiche che la pubblica opinione vive e in qualche misura domina. Sulle istituzioni invece la pubblica opinione risponde solo a stimoli, diciamo così, auditivi. Sente, percepisce dei rumori. Abolire una Camera è un “buon” rumore in tempi di ostilità a qualsiasi forma del,a politica. Eleggere direttamente è un “buon” rumore in tempi di ostilità ad ogni casta. I due “rumori” suonati insieme non fanno sinfonia, anzi stridono. Ma i suonatori non lo sanno. Questa è difficile da sapere,  possibile però che l’italiano medio non debba saper mai nulla?

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