ROMA – Vietati, vietatissimi su giornali e televisioni ma comodamente e legalmente disponibili sugli smartphone. Sono i sondaggi pre elettorali che per legge dal 9 febbraio non potranno più essere resi pubblici dagli organi d’informazione ma che, sempre per legge, potranno tranquillamente continuare ad essere divulgati attraverso i social media. Paradosso figlio di un buco normativo, ai tempi dell’estensione della legge i social media ancora non esistevano, e buco che farà sì che nelle ultime due settimane di campagna elettorale dei sondaggi nulla si potrà dire proprio laddove si dovrebbe, cioè negli organi d’informazione, mentre se ne potrà tranquillamente parlare altrove. Con il relativo e conseguente passaggio della legge sui sondaggi all’ufficiale e legale status di segreto di Pulcinella.
La non diffusione dell’esito dei sondaggi elettorali alla pubblica opinione rispondeva alla logica di non fare dei sondaggi stessi arma di propaganda e condizionamento della scelta di voto. Sondaggi da non pubblicare dunque per evitare l’effetto “salto sul carro del vincitore annunciato”, il più classico dei comportamenti rilevati negli elettorati di tutto il mondo, oppure quello di “soccorso al perdente annunciato” che pur una minoranza di elettori qua e là pratica. Si può essere d’accordo o meno con lo spirito della legge che “secretava” i sondaggi nelle ultime due settimane, certo è che ora la situazione è davvero un pasticcio strano. L’elettore non potrà essere influenzato dai sondaggi che restano impubblicabili ma può essere influenzato dalla chiacchiera sui sondaggi, dal voce a voce di chi si è fatto una app sullo smartphone. Sarà tutto un ammiccare, un giocare a “io lo so ma non te lo dico”, oppure “ma tu lo sai quel che so io?”. Non mancheranno “pulcinellate” di popolo e di Casta all’ombra del segreto di Pulcinella dei sondaggi dell’ultima ora.
Ad accorgersi per prima della possibilità di infilarsi tra le maglie della legge la Swg che ha studiato e messo sul mercato un’app ad hoc: PoliticApp. Un’applicazione certamente costosa se parametrata al mercato delle app con i suoi 9 euro e 99 e un’applicazione che consentirà a tutti quelli che l’acquisteranno di avere comodamente sul proprio cellulare tutti i sondaggi fino all’ultimo giorno.
“SWG PoliticApp fornisce quotidianamente – scrive Swg nella descrizione della sua applicazione- anche nei 15 giorni precedenti alle elezioni quando non sarà possibile trovarli sui giornali o in televisione, dati e informazioni sulle elezioni nazionali e regionali, con intenzioni di voto, proiezioni sulla ripartizione dei seggi, analisi, approfondimenti e risultati”.
Nonostante il divieto di pubblicazione sempre si sono continuate a fare le rilevazioni nei giorni precedenti al voto. Rilevazioni che non venivano però rese pubbliche rimanendo confinate nelle segreterie di partito e rilevazioni di cui molti, praticamente tutti tra gli addetti ai lavori, parlavano sottovoce come carbonari cospiratori. Ora, grazie all’applicazione targata Swg e autorizzata dall’Agcom, si realizzerà la paradossale situazione per cui tutti potranno tranquillamente parlarne a condizione che non lo facciano dove sarebbe, diciamo così, naturale: giornali, radio, tv, siti web di informazione.
Potremmo cioè noi tutti ricevere sul nostro smartphone, ma anche sul tablet, i dati dei sondaggi e potremmo parlarne serenamente al bar, in metropolitana, in ufficio e all’università. Mentre il più rigoroso riserbo, pena sanzioni non lievi, andrà rispettato da giornali, tv e siti internet. Gli organi di comunicazione dovranno cioè per legge non comunicare.
“Del resto – fa notare l’Agcom – le norme vietano la pubblicazione quindici giorni prima del voto a tutti i mass media, Radio Tv, giornali e siti on line ma non citano i social media. Ci sarà, quindi, un vistoso buco normativo ma non possiamo imbavagliare la rete”.
Sorge spontanea una domanda, a cui non è ovviamente l’Agcom a dover rispondere: non sarebbe allora il caso di togliere il bavaglio a tutti e dare la possibilità anche ai mezzi di comunicazione di fare comunicazione e pubblicare i sondaggi? Questa norma, questo divieto che già in origine era discutibile ora, alla luce delle nuove possibilità tecniche, è ormai anche aggirato e bucherellato. Senza contare, ed è l’ultimo degli inconvenienti possibili ma anch’esso non trascurabile, che questa condizione di libera circolazione dei sondaggi in forma ipocritamente privata potrebbe favorire la circolazione del sondaggio-patacca: meno esposizione, meno controlli, quindi meno costi e più, chiamiamola “inventiva”.