Sperimentare sugli animali inutile e doloroso, scienziato dimostra: “Due bugie”

di Riccardo Galli
Pubblicato il 23 Maggio 2012 - 14:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La sperimentazione sugli animali serve o è una pratica abominevole? A parer d’animalisti sembra non esserci dubbio: è abominio, per di più inutile. La scienza certifica il contrario. Qualcuno mente. In buona fede, per ottimi motivi, per scarsa informazione, per ideologia, per bontà, per interesse…mettetela come volete ma qualcuno non dice la verità. O perché la ignora la verità o perché non vuole vederla o perché la nasconde.  Per quanto politicamente scorretto suoni, i bugiardi o almeno gli imprecisi generosi ingenui dagli occhi un po’ bendati in questo caso sembrano proprio essere gli animalisti. Non saltate sulla sedia: è questa l’opinione, documentata eccome se documentata,  di uno dei più celebri scienziati italiani, accademico dei Lincei, accademico di Francia, membro dell’Accademia americana delle arti e delle scienze. Non uno inosmma che si possa liquidare come torturatore seriale e compulsivo al soldo delle multinazionali del farmaco. Uno che può dire cose che non fa piacere ascoltare ma che vanno ascoltate, non fosse altro che per sapere, sapere prima di scegliere.

Scegliere dove stare nello scontro tra favorevoli e contrari alla sperimentazione sugli animali, scontro antico in cui le parti, o almeno una di esse, hanno assunto posizioni ideologiche e radicali. Se il punto di partenza, cioè la tutela dei diritti degli animali, il rispetto nei confronti della vita, è un punto di partenza certamente ed eticamente condivisibile, spesso la battaglia portata avanti da chi alla sperimentazione sugli animali si oppone, ha perso di vista la piena realtà dei fatti. Chi è contro la sperimentazione porta principalmente due tesi a sostegno della sua causa: la non utilità di tale sperimentazione, e la sofferenza imposta agli animali.

Giacomo Rizzolatti, scienziato italiano, professore all’università di Parma e accademico dei Lincei, accademico di Francia e membro dell’American Academy of Arts and Sciences oltre che della National Academy of Sciences, spiega a La Stampa perché queste due tesi sono entrambe bugiarde.

Non è vero che la sperimentazione sugli animali non serve “vediamo i fatti : cosa ha prodotto effettivamente la sperimentazione sugli animali. Copio un elenco (parziale) da un documento dell’American Medical Asociation. Mi limito alle scoperte degli ultimi decenni: scoperta del fattore RH del sangue; trattamento della lebbra e dell’artrite reumatoide; profilassi della poliomelite e della difterite, chirurgia a cuore aperto e pace-maker, chemioterapia anti-tumorale, uso terapeutico del cortisone, trattamento dell’insufficienza coronarica, trapianto di cuore e della cornea, scoperta di farmaci antidolorifici, utilizzo della ciclosporina e altri farmici anti rigetto, trapianto di cuore artificiale, anticorpi monoclonali. (…) Non ho elencato l’aspetto più importante della ricerca biomedica: le scoperte di base che permettono di conoscere meccanismi che regolano la nostra vita e che rappresentano l’humus da cui derivano, poi, le scoperte che hanno rilevanza clinica. Da questo humus è nata la scoperta delle staminali”.

Nel lungo articolo firmato da Rizzolatti, l’accademico indirizza il suo testo in particolare al presidente del Senato Renato Schifani, colpevole secondo lo scienziato d’essersi schierato a favore delle tesi animalista senza conoscere l’argomento. Per spiegare perché non è vero che la sperimentazione porta sofferenze agli animali, si rivolge direttamente al presidente del Senato. “Immaginiamo che il senatore Schifani si ammali di Parkinson. Mettiamo caso che i farmaci anti parkinsoniani non gli giovino. Andrà allora in un centro stereotassico e qui – sorpresa – verrà trattato come si trattano le scimmie negli esperimenti di neuroscienze. Subirà un piccolo intervento in anestesia e poi senza anestesia gli verrà mosso un elettrodo nel cervello. Non sentirà dolore. Poi, quando il chirurgo troverà un centro nervoso, verrà stimolato e guarirà. (…) Questo è solo un esempio di come si può sperimentare senza anestesia e senza fare soffrire l’animale, (…) La legislazione prevede però anche in questo caso una serie di norme molto rigide. Ogni esperimento deve avere una serie di approvazioni ministeriali e locali ed è controllato dai veterinari. Per i fondi europei vi è uno speciale comitato etico”.

Chi è contrario alla ricerca potrà comunque obiettare che anche se le tecniche antidolorifiche adottate sugli animali sono le stesse che si applicano all’uomo, quegli interventi sono “inutili” in quanto non servono a curare e guarire l’animale sottoposto all’operazione. E potrà anche obiettare che quando gli interventi non riescono o i farmaci testati non funzionano sono forieri di sofferenza. Ed è tecnicamente vero. Ma è altrettanto vero che i benefici che la sperimentazione porta, elencati in parte da Rizzolatti, non possono non essere tenuti in conto e considerati inutili dall’umanità che ne beneficia.