Svendesi 2335 abiti di qualità, causa clienti insolventi anche nel lusso

di Riccardo Galli
Pubblicato il 24 Novembre 2011 - 15:27 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – “La crisi, a volte, può riservare inaspettate opportunità”. Con questo slogan una storica sartoria milanese, la Nervesa, ha deciso di lanciare una svendita di tutti quei capi di “alta sartoria” che le erano stati ordinati ma che poi non le sono mai stati pagati. E lo ha fatto comprando due pagine sul Corriere della Sera, in grande stile, come si addice ad un’azienda che confeziona abiti di gamma medio alta. Una svendita nata, come racconta la stessa Nervesa, dall’aumentare di “clienti insolventi”. Tanti capi non pagati quindi che ora, invece di essere consegnati ai clienti morosi, saranno messi sul mercato con sconti del 60%.

Due facce della stessa medaglia: la crisi. Crisi per cui molti clienti divengono insolventi, ma che si trasforma in opportunità per altri che potranno pagare prodotti “di lusso” a prezzi più che vantaggiosi. Crisi che colpisce anche il lusso quindi. Se i clienti morosi sono aumentati, vuol dire che quei negozi indietro con i pagamenti non vendono più, non hanno clienti interessati a questo tipo di merce. Bisogna stringere la cinghia, non ci sono soldi e i tagli, fisiologicamente, partono dai beni non indispensabili, come appunto una giacca o un completo di sartoria.

“Causa mancati pagamenti, 2335 capi al puro costo di produzione. A causa di mancati pagamenti, Nervesa ha deciso di bloccare le consegne ai clienti insolventi, mettendo in vendita, nel suo spazio aziendale e al puro costo di produzione, 2335 capi, già in consegna a clienti italiani ed internazionali. Si tratta di capi di alta sartoria, realizzati con stoffe di qualità selezionata. Nervesa, storico produttore anche per griffes prestigiose, ha deciso di aprire le porte della convenienza al pubblico, applicando uno sconto eccezionale del 60%. La crisi, a volte, può riservare inaspettate opportunità”.

Questo il testo completo dell’inserzione. Testo che nasconde una storia, anzi, molte storie. Le storie di quei commercianti ridotti a non pagare gli ordini per mancanza di clienti. Le storie dei clienti che non cercano più abiti costosi. La storia di una sartoria che pur di incassare qualcosa è disposta a svendere. E la storia di chi in quella sartoria lavora e vede il suo lavoro a rischio. Più che una pubblicità, l’inserzione apparsa sul Corriere, appare come un compendio della crisi economica che il mondo sta vivendo.

Crisi che riempie le nostre conversazioni e i nostri tg mentre sgonfia i conti correnti, e crisi che non è solo italiana: i clienti insolventi sono “italiani e stranieri”. Crisi che tocca persino “griffes prestigiose”. E così “l’alta sartoria apre le porte alla convenienza”, in altre parole va talmente male che è meglio vendere a poco, svendere, piuttosto che non vedere un euro. Quelli che oggi non pagano non saranno in grado nemmeno domani di pagare. Inutile aspettarli. Meglio incassare quello che si riesce con la svendita sperando, se non di guadagnare, almeno di non aver lavorato in perdita.

Per chi volesse, e per chi può approfittarne, la vendita comincerà a Milano sabato 26 novembre.