WALBRZYCH – Settant’anni per trovarlo, e due settimane per farlo sparire. Non è, anche se potrebbe sembrare, la storia di un ritrovamento importante seguita da un furto. Anche se il ritrovamento c’è, o almeno ci sarebbe stato, anche nella storia del famigerato treno carico d’oro dei nazisti sparito alla fine della II guerra mondiale e, appunto, ritrovato in Polonia non molti giorni fa. Non molti ma abbastanza per far sparire il convoglio dalle cronache, che evidentemente passata l’estate si sono affezionate ad altro, e per far fare marcia indietro alle autorità polacche che prima avevano annunciato la scoperta e ora, se non la bollano come una bufala, la smentiscono.
“Quasi certamente quello individuato nascosto sotto una collina in Polonia è veramente il leggendario treno carico d’oro e ogni genere di preziosi che i tedeschi avrebbero fatto partire da Breslavia, oggi città polacca, per una destinazione rimasta ignota dalla fine della Seconda Guerra Mondiale – scriveva il 21 agosto scorso l’Ansa . E non sarebbe quindi solo una ‘spacconata il suo annunciato ritrovamento alcuni giorni fa da parte di due ricercatori, un polacco e un tedesco, che affermavano di averlo trovato, senza fornire prove, reclamando il 10% del suo “tesoro”. A Varsavia la scoperta viene confermata “al 99%”: si troverebbe in una galleria nella zona di Walbrzych, nel sud ovest della Polonia, dove è stato individuato un convoglio nascosto, secondo quanto dichiarato oggi dal viceministro della Cultura polacco.
Resta poco chiaro, però, se sia carico di oggetti preziosi, o solo di materiale militare. La verità si potrà conoscere ha affermato Piotr Zuchowski, responsabile generale per la conservazione delle opere d’arte soltanto nel momento in cui sarà finalmente possibile avvicinarlo. Quando non si sa, L’operazione è stata già avviata”. E poi i giornali di mezzo mondo, le indiscrezioni sull’identità dei due ‘scopritori’ e gli inviati nel sudovest della Polonia fino a che, esaurita la breve curiosità del mondo della comunicazione, più nessuna notizia. Silenzio. Eppure se su quel treno, come raccontavamo le suddette cronache, protette dalle “mine di porcellana” c’erano o si supponeva ci fossero “lingotti d’oro, gioielli, opere d’arte, archivi. Tutto quello che il regime di Hitler trafugò da musei e castelli polacchi per impedire che finisse nelle mani dell’Armata Rossa”, avrebbe dovuto essere abbastanza per tenere viva l’attenzione un po’ di tempo in più. E invece, ormai nella quasi indifferenza generale, l’entusiasmo della autorità polacche, che sul posto, nel dubbio, avevano inviato l’esercito, è cominciato a scemare fino a che sono arrivate le varie marce indietro e le smentite.
“Marek Belka – racconta su L’Espresso Wlodek Goldkorn , il compassato governatore della Banca centrale (un istituto tra i più seri del pianeta terra, e i cui capi di solito dimostrano una riservatezza degna dei colleghi svizzeri). Belka senza perifrasi ha definito la notizia come una ‘bufala’ (in polacco, ‘kaczka’, ossia ‘anatra’; ogni lingua ha il suo animale prediletto per questo tipo di cose). Nello stesso tempo, Malgorzata Omilanowska, ministra della Cultura polacca ha dichiarato che l’esistenza o meno del treno d’oro è ‘un atto di fede’, un po’ come credere o non credere alla resurrezione di Gesù; mentre qualche giorno fa, le stesse autorità locali di Walbrzych, in una conferenza stampa ammettevano, che forse il convoglio non sarebbe mai stato rintracciato”.
Una novità significativa e clamorosa considerando che appena due settimane fa era stato il vice- ministro della cultura a confermare, dicendo che al 99% era giusta l’indicazione dei due misteriosi scopritori, il clamoroso ritrovamento. E invece, tra l’indifferenza generale, dopo settant’anni e due settimane il treno è tornato ad essere il protagonista delle tante leggende, delle storie di fantasmi che si raccontano a Walbrzych, cittadina che fino al 1945 si chiamava Waldenburg sorta non lontano da un castello importante, con aura di leggende e dove soggiornò lo stesso Hitler. E nei cui boschi che la circondano ci sono tunnel, scavati dai nazisti, e linee ferroviarie costruite in fretta, sempre dai nazisti, prima della disfatta e mai più usate e che qualche volta portano da nessuna parte, ossia si fermano davanti a gallerie crollate (fatte saltare in aria, oppure bombardate). E poi ci sono fabbriche in rovina, resti di abitazioni, cave e miniere.