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Treno dell’oro nazista: trovato e già svanito

di Alessandro Avico |4 Settembre 2015 13:34

Foto d’archivio

WALBRZYCH – Settant’anni per trovarlo, e due settimane per farlo sparire. Non è, anche se  potrebbe sembrare, la storia di un ritrovamento importante seguita da un furto. Anche se il  ritrovamento c’è, o almeno ci sarebbe stato, anche nella storia del famigerato treno carico d’oro dei  nazisti sparito alla fine della II guerra mondiale e, appunto, ritrovato in Polonia non molti giorni fa.  Non molti ma abbastanza per far sparire il convoglio dalle cronache, che evidentemente passata  l’estate si sono affezionate ad altro, e per far fare marcia indietro alle autorità polacche che prima  avevano annunciato la scoperta e ora, se non la bollano come una bufala, la smentiscono.

“Quasi certamente quello individuato nascosto sotto una collina in Polonia è veramente il  leggendario treno carico d’oro e ogni genere di preziosi che i tedeschi avrebbero fatto partire da  Breslavia, oggi città polacca, per una destinazione rimasta ignota dalla fine della Seconda Guerra  Mondiale – scriveva il 21 agosto scorso l’Ansa ­. E non sarebbe quindi solo una ‘spacconata il suo  annunciato ritrovamento alcuni giorni fa da parte di due ricercatori, un polacco e un tedesco, che  affermavano di averlo trovato, senza fornire prove, reclamando il 10% del suo “tesoro”. A Varsavia  la scoperta viene confermata “al 99%”: si troverebbe in una galleria nella zona di Walbrzych, nel sud­ ovest della Polonia, dove è stato individuato un convoglio nascosto, secondo quanto  dichiarato oggi dal viceministro della Cultura polacco.

Resta poco chiaro, però, se sia carico di  oggetti preziosi, o solo di materiale militare. La verità si potrà conoscere ­ ha affermato Piotr  Zuchowski, responsabile generale per la conservazione delle opere d’arte ­ soltanto nel momento in  cui sarà finalmente possibile avvicinarlo. Quando non si sa, L’operazione è stata già avviata”.  E poi i giornali di mezzo mondo, le indiscrezioni sull’identità dei due ‘scopritori’ e gli inviati nel  sud­ovest della Polonia fino a che, esaurita la breve curiosità del mondo della comunicazione, più  nessuna notizia. Silenzio. Eppure se su quel treno, come raccontavamo le suddette cronache,  protette dalle “mine di porcellana” c’erano o si supponeva ci fossero “lingotti d’oro, gioielli, opere  d’arte, archivi. Tutto quello che il regime di Hitler trafugò da musei e castelli polacchi per impedire  che finisse nelle mani dell’Armata Rossa”, avrebbe dovuto essere abbastanza per tenere viva  l’attenzione un po’ di tempo in più.  E invece, ormai nella quasi indifferenza generale, l’entusiasmo della autorità polacche, che sul  posto, nel dubbio, avevano inviato l’esercito, è cominciato a scemare fino a che sono arrivate le  varie marce indietro e le smentite.

“Marek Belka – racconta su L’Espresso Wlodek Goldkorn ­, il  compassato governatore della Banca centrale (un istituto tra i più seri del pianeta terra, e i cui capi  di solito dimostrano una riservatezza degna dei colleghi svizzeri). Belka senza perifrasi ha definito  la notizia come una ‘bufala’ (in polacco, ‘kaczka’, ossia ‘anatra’; ogni lingua ha il suo animale  prediletto per questo tipo di cose). Nello stesso tempo, Malgorzata Omilanowska, ministra della  Cultura polacca ha dichiarato che l’esistenza o meno del treno d’oro è ‘un atto di fede’, un po’ come  credere o non credere alla resurrezione di Gesù; mentre qualche giorno fa, le stesse autorità locali  di Walbrzych, in una conferenza stampa ammettevano, che forse il convoglio non sarebbe mai  stato rintracciato”.

Una novità significativa e clamorosa considerando che appena due settimane fa era stato il vice- ministro della cultura a confermare, dicendo che al 99% era giusta l’indicazione dei due misteriosi  scopritori, il clamoroso ritrovamento. E invece, tra l’indifferenza generale, dopo settant’anni e due  settimane il treno è tornato ad essere il protagonista delle tante leggende, delle storie di fantasmi  che si raccontano a Walbrzych, cittadina che fino al 1945 si chiamava Waldenburg sorta non  lontano da un castello importante, con aura di leggende e dove soggiornò lo stesso Hitler. E nei cui  boschi che la circondano ci sono tunnel, scavati dai nazisti, e linee ferroviarie costruite in fretta,  sempre dai nazisti, prima della disfatta e mai più usate e che qualche volta portano da nessuna  parte, ossia si fermano davanti a gallerie crollate (fatte saltare in aria, oppure bombardate). E poi ci  sono fabbriche in rovina, resti di abitazioni, cave e miniere.

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